Favro Giovanni Battista di Domenico e Gattiglio Luigia, nato a Noualèizë/Novalesa (TO) il 28 maggio del 1913. Di professione contadino ma in seguito anche operaio nell’emigrazione. Nel 1920 decide di espatriare clandestinamente in Francia con la famiglia e si stabilisce a St.Rambert-en-Bougey (Ain). Naturalizzato francese nel corso del 1932 (la cittadinanza gli sarà revocata nel 1940) viene dichiarato renitente alla leva dalle autorità fasciste italiane nel gennaio del 1934. Di conseguenza viene iscritto in Rubrica di frontiera per l’arresto. Partito volontario per la Spagna repubblicana in data e con modalità non note (probabilmente verso la fine del 1936) non ne conosciamo con sicurezza l’unità di appartenenza (probabilmente una unità della 14. Brigata Internazionale La Marseillaise, brigata a reclutamento soprattutto francese, ma che integrava anche numerosi volontari italiani e polacchi emigrati. La sua identificazione, a partire dal cognome e nome malamente trascritti da un lungo elenco di volontari quasi del tutto privi di indicazioni anagrafiche e da un luogo di nascita inizialmente indecifrabile (Navalorso-Torino) è stata molto difficoltosa. Ignoriamo quasi tutto del suo percorso nella guerra civile spagnola, ma anche la data e le circostanze in cui lasciò la Spagna tra la fine del 1938 e l’inizio dell’anno successivo. Ritroviamo il filo della sua vita verso la fine del 1940 quando, ristretto da mesi nel campo d’interna-mento del Vernet d’Ariège, dal 1º novembre del 1940 viene privato della naturalizzazione. Contestualmente alla richiesta di rimpatrio dell’agosto del 1941, Favro chiede di riottenere anche la cittadinanza italiana, ma a parte lunghe e frustranti attese non riesce a conseguire alcun risultato. Gli viene negato il rimpatrio a causa della sua pericolosità di agitatore rivoluzionario e comunista e segretario di una cellula comunista, sottolineata anche dalle autorità francesi collaborazioniste, ma gli viene ulteriormente rifiutata la cittadinanza italiana che gli vien negata definitivamente nel 1943, lasciandolo di fatto nella scomoda posizione dell’apolide. Nel frattempo tuttavia riesce a lasciare il duro internamento del Vernet (probabilmente evadendone) per fare ritorno semiclandestino a St.Rambert. Impegnato nella Resistenza in un maquis di Ftp (Francs tireurs et partisans), qualche tempo dopo (aprile o maggio del 1943) viene fermato nel corso di un controllo di polizia: gli vengono trovati indosso volantini incitanti alla rivolta contro gli occupanti nazisti. Accusato di attività e propaganda comunista, viene imprigionato per alcuni mesi a Chambery (Savoia). L’autunno successivo é trasferito con numerosi altri resistenti alla Maison Centrale de Détention de Eysses (Lot-et-Garonne), una antica abbazia benedettina nei pressi di Villeneuve-sur-Lot da tempo trasformata in prigione. I partigiani detenuti son ovviamente in maggioranza francesi ma non mancano quelli di differenti nazionalità (fra loro non pochi veterani di Spagna, alcuni dei quali italiani). Favro viene registrato con il n. di matricola 2362. Poco a poco i detenuti, ormai in larga maggioranza resistenti, si organizzano e dannno vita a un Battaglione FFI che grazie anche ad aiuti esterni, accumula informazioni, documenti, indumenti civili e un quantitativo di armi in previsione di una evasione di massa. Dopo alcuni tentativi parzialmente riusciti nei mesi finali del ‘43, il 19 febbraio 1944 la situazione precipita: scoppia la rivolta, ma l’evasione fallisce e dopo una notte di combattimenti vien soffocata nel sangue dalle SS della Divisione Das Reich e dalla Milizia collaborazionista di Darnand. Questi (fucilato dopo la Liberazione) impone una Corte Marziale, da subito al lavoro. Il 23 febbraio dodici rivoltosi vengono condannati a morte e fucilati per rappresaglia. Poco più di 1.200 detenuti, tra cui Favro vengono consegnati ai nazisti ed indirizzati a gruppi al Campo di raccolta di Compiègne, poi deportati nel campo di concentramento di Dachau (Baviera). L’operazione é portata a termine tra il 15 maggio e il 18 giugno del 1944 e Giovanni Battista Favro (n.di matricola 73434 a Dachau) é deportato con il trasporto n.1229. Successivamente trasferito nel sottocampo di Landsberg-am-Lech, ai piedi di alte montagne bavaresi, Favro e altri vengono destinati alla costruzione di una pista di atterraggio in una zona in cui altri deportati lavorano, praticamente come schiavi, nelle officine aeronautiche che producono Dorniers e Messerschmitt. Sopravvive con i suoi compagni anche grazie ad un tecnico civile che dirige i lavori, probabilmente un antico militante comunista. Liberato il 30 aprile del 1945, fa ritorno a St.Rambert e l’anno successivo sposa una compaesana da tempo ivi emigrata. E’ morto a St.Rambert-en-Bougey nel corso del 1992.
Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata ad aprile 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 1981), Archivio del Comune di Novalesa, Archivio Istituto Storico Regionale Parri – Bologna, Sito http://www.souviens-toi.org
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