Bassanesi Giovanni di Federico e Adele Ferrando, nato il 27 marzo 1905 ad Aosta. Insegnante, antifascista. Il padre di religione valdese, probabilmente di famiglia veneta, si era trasferito dalla Lombardia ad Aosta dove aveva aperto uno studio fotografico. Giovanni ha una sorella di nome Anna che morirà di tubercolosi. Durante la Prima Guerra Mondiale, ancora ragazzino, Bassanesi rimane affascinato dal volo di D’Annunzio, che aveva sorvolato Vienna lanciando volantini. Cattolico di orientamento liberale, consegue il diploma magistrale nel 1922. Dopo aver compiuto il servizio militare in Artiglieria, emigra in cerca di libertà a Parigi il 3 dicembre 1927 con regolare passaporto. Nella capitale francese lavora come fotografo, mestiere imparato dal padre, ed inizia a frequentare gli ambienti della Concentrazione Antifascista. Iscritto alla LIDU (Lega Internazionale per i Diritti dell'Uomo), viene eletto segretario della sezione italiana. A seguito ad un lancio di manifestini antifascisti effettuato il 12 novembre 1929 nel teatro parigino Gaitè Lirique, durante uno spettacolo diretto da Mascagni, Bassanesi è espulso dalla Francia, ma ottiene in seguito un permesso di soggiorno. Aderisce infine a Giustizia e Libertà ed il suo progetto maturato nel 1930 di un volo dimostrativo sull'Italia è accolto favorevolmente dall’organizzazione. Dopo aver conseguito il 27 giugno il brevetto di pilota di 2. Classe all’aereo-club di Versailles, dopo solo 30 ore di volo, il 10 luglio 1930 parte da Parigi su un piccolo apparecchio Farman F200 acquistato da Carlo Rosselli insieme al pilota Gaston Brabant (istruttore e direttore del periodico “L'Avion”). L’organizzazione ha previsto l’aiuto degli antifascisti ticinesi. Randolfo Pacciardi prepara con Alberto Tarchiani il testo dei volantini che invitano i milanesi a lottare contro il fascismo in ogni modo e li fa stampare in Svizzera. L’aereo pilotato da Bassanesi e Brabant, ignaro dell’impresa che si vuole condurre, traversa le Alpi e fa scalo all’aeroporto di Bellinzona. Liberatosi di Brabant con una scusa, Bassanesi riparte segretamente l’11 luglio 1930 atterrando nel prato di Lodrino piccolissimo paese nelle vicinanze di Bellinzona nel prato falciato per l’occasione, messo a disposizione dal socialista Carlo Martignoli. Lo attendono Carlo Rosselli, Alberto Tarchiani e l’antifascista Giocchino Dolci, romano di 26 anni. Lo stesso prato, secondo i piani, doveva servire per il rifornimento di benzina nel volo di ritorno prima di andare in Francia. Imbarcato Dolci e migliaia di manifestini tricolori, riparte verso l’Italia ed alle 12,30 l'aereo sorvola Milano, effettuando lanci di volantini a bassa quota. I volantini hanno sei testi e colori diversi, ma si concludono tutti con il motto “insorgere! risorgere!”, ideato da Emilio Lussu. Alle 13,30 l’aereo atterra nuovamente a Lodrino, senza essere stati neppure avvicinati dai caccia della Regia Aeronautica italiana. Sbarcato Dolci, Bassanesi riprende il volo verso la Francia dopo un avventuroso rifornimento con benzina acquistata alla Shell di Cadenazzo con l’aiuto di Guglielmo Canevascini. L’aereo questa volta non riesce a ripassare le Alpi a causa del maltempo e precipita sul Gottardo dopo aver urtato la montagna. Estratto dai rottami e soccorso da alcuni automobilisti di passaggio, Bassanesi risulta gravemente ferito, con una gamba fratturata ed un trauma cranico. Ricoverato nell’ospedale militare di Andermatt, il drammatico incidente avrà negli anni successivi conseguenze permanenti sulla sua salute mentale. Le autorità elvetiche sequestrano i resti dell’aereo e Bassanesi il 4 agosto è trasferito nell’infermeria del carcere di Lugano. Malgrado lui neghi a lungo di essere il responsabile del volo su Milano, viene processato a Lugano con le altre persone coinvolte nel progetto (tra cui Rosselli e Tarchiani). Bassanesi è difeso da un famosissimo penalista, il deputato francese Moro-Giafferi. Il processo che si svolge nei giorni 17, 18 e 19 novembre 1930, ha grande eco internazionale a favore dell’antifascismo e di fatto quasi tutti gli imputati sono tutti assolti in un boato di applausi. Solo Bassanesi è condannato ad una contravvenzione e rilasciato dal carcere il 20 novembre 1930. Espulso pochi giorni dopo dalla Svizzera e poi dalla Francia, si stabilisce in Belgio, dove riprende il lavoro di fotografo e si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche. Dopo la proclamazione della Repubblica spagnola (14 aprile 1931) Bassanesi si porta in Spagna, dove prepara un secondo volo su Roma con l'intento di bombardare Palazzo Venezia. Svanito il progetto, nell'agosto 1931 è a Berlino per organizzare un volo con lancio di manifestini in occasione della prevista visita di Mussolini (visita poi annullata). Con un aereo acquistato si sposta allora a Monaco dove acquista un nuovo aereo con l'intento di compiere un secondo volo su Milano con partenza da Costanza nel Baden-Wuttenberg. L'azione è interrotta, dopo un tentativo fallito di decollo, per l'intervento della polizia tedesca che arresta Bassanesi, Rosselli e Tarchiani e li espelle dal paese. Bassanesi ripara in Danimarca, per poi rientrare in Francia. Nel 1933 rincontra Camilla Restellini (conosciuta tre anni prima a Parigi), che diventerà la sua compagna e madre dei suoi figli. Nella capitale francese mostra segni progressivi di esaurimento nervoso. Giustizia e Libertà a seguito del contatto di Bassanesi con le autorità italiane per chiedere una amnistia per rientrare in Italia, lo espelle dal movimento. L’8 gennaio 1934, nasce la prima figlia, Anna (seguiranno Eleonora, Pietro e Socrate). Trasferitosi a Nizza dove lavora per l’”American Photo Service”, è attivista della LIDU e in aperto contrasto con i comunisti ne viene espulso. Dopo lo scoppio della guerra civile in Spagna, Bassanesi vi giunge il 19 dicembre 1936 come fotografo e corrispondente di guerra. In prima linea a Huesca, suscita sospetti ed è arrestato il 12 febbraio 1937 dalle autorità repubblicane ad Albacete come provocatore. Incarcerato nuovamente a Valencia, evita la fucilazione grazie all'intervento di alcuni comandanti italiani delle Brigate internazionali e viene liberato anche per intercessione della moglie Camilla Restellini. Dopo una permanenza a Barcellona lascia il paese il 10 luglio 1937 e torna a Nizza. Nel 1939 la famiglia Bassanesi tenta di rientrare in Italia e Bassanesi è arrestato alla frontiera. Liberto su ordine di Mussolini, si stabilisce ad Aosta, dove svolge propaganda pacifista, volendo contribuire alla riconciliazione delle parti in conflitto. Chiede anche, senza esito, l'autorizzazione a pubblicare un giornale dal titolo “Pace, Giustizia e Libertà”. Il primo settembre 1939 è arrestato dalla polizia, ed è condannato a 4 anni di confino a Ventotene (due anni alla moglie). Dopo un peggioramento della sua salute, subisce un primo ricovero a Napoli, poi a Nocera Inferiore ed infine a Collegno. Dimesso nel 1942 e affidato alla moglie, inizia a lavorare come maestro elementare alle scuole di Porossan (Aosta), iscrivendosi anche alla Facoltà di Medicina di Torino, ma nel secondo dopoguerra la salute peggiora, perde il lavoro e finisce ricoverato a Montelupo Fiorentino, dove muore il 19 dicembre 1947. I figli saranno internati nell’Istituto per la Maternità ed Infanzia di Aosta. Sulla sua vicenda, l'editore Rubattino ha pubblicato il libro di Gino Nebiolo dal titolo “L'uomo che sfidò Mussolini dal cielo. Vita e morte di Giovanni Bassanesi”. Nel 1960 si è tenuta in Svizzera una prima rievocazione del volo, alla presenza di molti dei protagonisti del 1930, e successive commemorazioni si sono svolte anche nel 1980 e nel 2000. Nel 2010 è nata invece sempre in Svizzera l’Associazione Amici di Giovanni Bassanesi, che ha proposto diversi eventi legati al rapporto tra Ticino e antifascisti italiani, oltre che al ricordo di Bassanesi.