Vincent Andre Joseph Jaccod, di Francois e Marie-Leonore David, nato il 18 novembre 1896 ad Introd (Aosta). Contadino, comunista. Espatria clandestinamente in Francia (modalità  e data non note) per stabilirsi a Parigi o nelle immediate vicinanze. Non è stato possibile avere informazioni relative al suo servizio militare nei Ruoli matricolari del Distretto militare di Ivrea. Il 4 marzo del 1920, forse poco prima dell'espatrio, sposa a Introd Marie Elise Luboz. Militante comunista e attivo antifascista nelle file dell'emigrazione italiana e valdostana, è redattore della "Voce del Popolo", giornale promosso dal Partito Comunista per l'emigrazione antifascista in Francia che nel corso del 1937 si trasforma nell'unico quotidiano pubblicato all'estero dall'emigrazione politica italiana (1). Nel luglio del 1936 è a Barcellona fra gli accompagnatori degli atleti italiani che, nella capitale catalana stanno per partecipare alle Spartakiadi, le Olimpiadi proletarie simbolicamente contrapposte a quelle ufficiali di Berlino, assegnate alla Germania nazista e utilizzate come grancassa propagandistica per celebrare i fasti della dittatura. Jaccod, accompagnatori e atleti (2) sono in Catalunya proprio nei giorni cruciali dell'alzamiento alloggiati all'Hotel Euzkalduna di Barcellona. Prendono tutti parte attiva ai combattimenti di strada che, condotti soprattutto dagli anarco-sindacalisti della CNT-FAI (Confederación General del Trabajo - Federación Anarquista Iberica), finiranno per costringere alla resa in tutta la Catalunya i militari ribelli. Una parte degli atleti spartakisti rimane in Spagna e si arruola nelle colonne miliziane, in via di formazione un po' ovunque: con i compagni che già  si stanno battendo intorno a Irun e a Donostia/San Sebastian (Euskal Herria/Patria Basca), saranno uno dei primi esempi di internazionalismo nella guerra civile. Quasi tutte le colonne miliziane sono dirette ai fronti di Aragon, davanti a Huesca e a Zaragoza. Rimasto per qualche tempo in Spagna, Jaccod fa ritorno in Francia. Non sappiamo il perché, nè sappiamo molto di ciò gli accade lungo i tre anni della guerra civile: è sempre impegnato come giornalista a "La Voce degli Italiani", lo si può desumere dalla foto di gruppo scattata a Parigi nel 1938, che lo ritrae con molti altri redattori e impiegati del giornale. Lo si perde di vista nel complicato biennio 1939-40, gli anni degli arresti e degli internamenti, dello sciagurato patto Ribbentrop-Molotov e della guerra, della disfatta francese e del dilagare nazista (3). Si sa solo che torna in Italia il 20 maggio 1941, probabilmente grazie a un foglio di via consolare, e che nel 1942 la Regia Prefettura di Aosta lo destina ad un internamento presto commutato in ammonizione. Vive a Villes-Dessous, dove riprende a fare l'agricoltore. Dopo l'8 settembre e nel periodo della Resistenza è fra i collaboratori in una formazione di partigiani valdostani (7. battaglione, 87. Brigata), con il non troppo fantasioso nome di copertura di Jaccod. Qualche anno dopo la Liberazione, maggio 1949, si separa legalmente dalla moglie da cui viveva già  da tempo separato. Deceduto a Introd il 23 novembre del 1966.

(1) La voce degli Italiani, nato nel 1937, cessa le pubblicazioni nel corso del 1939.

(2) Uno degli atleti rimasti a combattere in Spagna è il biellese Annibale Caneparo “Renati”, futuro commissario politico garibaldino nella Resistenza tra Biellese, Canavese e Bassa Valle d’Aosta.

(3) Sarebbe interessante capire perché Jaccod fosse rientrato in Italia nel 1941 apparentemente privo di rapporti con il Partito (cosa peraltro non rarissima in quei tempi) e perché, ad anni di distanza, sia A. Jory che J.-B. Chabloz non ne facciano cenno nelle rispettive memorie.