Zuddas Giuseppe di Efisio e Montisci Fiorenza, nato il 5 maggio 1898, a Monserrato (Cagliari). Contadino, aderente al Partito Sardo d’Azione. Piccolo coltivatore nel Campidano, aderisce giovanissimo al Partito Sardo d’Azione che a Monterrato ha una forte presenza, tanto da organizzare squadre di autodifesa dotate di biciclette, che fronteggiano dal 1921 al 1923 lo squadrismo cagliaritano. Zuddas all’inizio del 1922 è Segretario della Gioventù Sardista ed è con Emilio Lussu a Monserrato quella domenica 10 settembre del 1922, nell’episodio di reazione dei giovani sardisti monserratini alle provocazioni degli squadristi fascisti, mirabilmente raccontato nella prima parte di “Marcia su Roma e dintorni”. Nel 1924 emigra in Francia a Parigi, dove lavora come operaio edile e rappresenta i contadini sardi negli organi dirigenti del Partito Sardo d’Azione. Nell’agosto del 1929 Zuddas a Parigi è partecipe della costituzione del movimento di “Giustizia e Libertà” e diventa uno stretto collaboratore di Emilio Lussu che lo invia in Sardegna per tenere i contatti con i dirigenti sardisti. E’ lui che fa da anello di collegamento e nell’autunno di quell’anno si reca clandestinamente in Sardegna latore del messaggio-proposta di Emilio Lussu ai dirigenti sardisti rimasti in Sardegna per l’adesione a “Giustizia e Libertà”. Nel febbraio 1933 è sicuramente a Monserrato per un mese, eludendo la polizia, portando ad esponenti antifascisti inchiostri simpatici, stampa clandestina, ordini e sollecitazioni ad agire. Nel 1934 Zuddas è chiamato a far parte della redazione de “Il giornale degli operai”, che GL tenta di diffonder tra il proletariato italiano, e subito dopo entra nel Comitato Centrale di GL. Dal quel momento Zuddas è attivamente sorvegliato dalla polizia e accusato di avere l’incarico di procurare gli esplosivi e di addestrare antifascisti nella fabbricazione e maneggio di ordigni. All’inizio del 1936 è incaricato di tenere i contatati con i sardi emigrati a Lione con i quali fa da collegamento l’anarchico Bruno Pierleoni. Allo scoppio della sollevazione franchista nel luglio 1936, mentre comunisti e socialisti tentennano sulla linea da seguire, in attesa di decisione dele rispettive internazionali, i giellisti, insieme agli anarchici, deliberano immediatamente il reclutamento di volontari. Già pochi giorni dopo il golpe militare, Zuddas lascia a casa di uno dei compagni di lotta un biglietto che dice:” Facciamo gente per la Spagna; se hai qualcuno, avvertilo che si tenga pronto.” Ai primi di agosto Zuddas si porta in Spagna insieme a Carlo Rosselli e dopo un breve addestramento nella caserma Bakunin di Barcellona si arruola nel primo scaglione della Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI. Il 19 agosto 1936 la Colonna Ascaso lascia Barcellona tra due ali di folla per raggiungere il fronte d’Aragona nella zona di Vicièn. La Sezione Italiana giunta al fronte il 21 agosto è formata da 150 combattenti di cui 80 anarchici, 20 giellisti ed il resto repubblicani, socialisti e comunisti e fornita, con uno sforzo organizzativo dei dirigenti catalani, di 4 mitragliatrici, muli e fucili. Si attesta di fronte alle posizioni franchiste di Huesca e Almudevar su un monticello a cui Mario Angeloni dà il soprannome di Monte Pelato in ricordo di un’altura di Lipari. All’alba del 28 agosto 1936 i franchisti forti di 700 uomini circa, con mitragliatrici, autoblinde, e una batteria attaccano in quello che è il primo scontro tra volontari italiani e franchisti spagnoli. Alle 9 del mattino l’attacco è respinto con gravi perdite del nemico. Nello scontro Zuddas è colpito alla testa. Il commilitone Umberto Calosso così descriverà il luttuoso evento: “… un’altra pallottola perfora i calzoni di un compagno ed entra nel cranio di Zuddas, il valoroso Sardo. […] giaceva composto, il volto coperto da una coperta di campagna”. Nel suo portafoglio viene trovata la tessera del Partito Sardo d’Azione. Insieme a Zuddas cadono altri volontari italiani che verranno tutti seppelliti in giorno successivo nel cimitero di Vicien, alla presenza di Carlo Rosselli, mentre due trombe suonano l’Internazionale. I caduti di Monte Pelato verranno commemorati a Parigi nella Sala Chope de Strasbourg il 28 agosto 1937 con Aldo Garosci tra i relatori. Il 4 settembre 1936 il periodico “Giustizia e Libertà” pubblica un suo necrologio: “Pochi, solo gl’intimi, lo conoscevano sotto ile suo vero nome; nell’antifascismo era conosciuto sotto il nome di Resy. Era un essere taciturno, di quelli che non amano scherzare. Le poche parole che diceva erano piene di buon senso. Non si accalorava mai quando parlava, si sarebbe detto che le sue parole fossero state pesate con una bilancia, tanto erano sensate e misurate. Ci veniva dalla Sardegna per continuare la battaglia antifascista iniziata nella sua terra sotto la bandiera del Partito sardo d’azione, fondato da Emilio Lussu di cui egli era intimo, Era l’uomo d’azione classico: non si perdeva nelle diatribe dei principi e delle frasi fatte; agiva in silenzio, tenacemente. Lo conobbi durante le riunioni di GL e mi affezionai fortemente a lui. Allo scoppio degli avvenimenti in Spagna, fu uno dei primi ad aderire all’idea della formazione della colonna italiana, e anche uno dei primi a prendervi parte. Avevamo deciso di partire insieme e di non separarci mai. Una sera, di ritorno da una riunione, si fermò di fronte alla mia porta di casa e disse che le necessità del movimento gl’imponevano di partire prima di me, e mi raccomandò la sua compagna. Mi agghiacciò il cuore al pensiero di non poter partire subito con lui. Invece le cose cambiarono e facemmo il viaggio insieme. Era l’ultimo viaggio che doveva fare, perché una pallottola lo colpì al cuore, là, in faccia la nemico contro cui per cinque ore consecutive aveva eroicamente combattuto per la difesa di quell’Ideale di Giustizia e Libertà per il qual aveva validamente lottato durante al sua vita intera. Con la sua scomparsa il nostro movimento ha perduto uno dei suoi migliori e più fidati combattenti; la sua compagna ha perduto l’affetto devoto e buono dei giorni tormentati dalla lotta per l’esistenza; gli amici e l’antifascismo tutto hanno perduto un campione di lotta, sul quale di poteva contare con fede. Di fronte al sacrificio di Zuddas e di tutti i nostri prodi compagni ci sarà di conforto l’immenso orgoglio di aver contribuito a risollevare dalla bassezza in cui lo hanno fatto cadere i tradimenti e le defezioni, il diritto alla libertà offeso e di innalzarlo al di sopra delle prepotenze degli uni e delle viltà degli altri, come una luminosa bandiera che richiami ed orienti questa umanità di egoisti, di ciechi e di barcollanti. Resy! Il tuo corpo riposa nel cimitero di Vicièn, ma la tua memoria è rimasta qui con noi come esempio magnifico di eroismo e di fede, come sprone a continuare la battaglia.” Emilio Lussu nella sua prima visita a Monserrato nel 1944, appena rientrato in Sardegna dopo lunghi anni dall’esilio, si reca a far visita alla madre di Giuseppe Zuddas e in un suo scritto accomuna il sacrificio di Zuddas caduto sul Monte Pelato nel 1936 a quello del cagliaritano Silvio Mastio, caduto in Venezuela nel 1931, come espressioni dell’impegno internazionalista dei sardi e dei sardisti per la libertà dei popoli. Nel 1944 la Giunta comunale di Cagliari espressione della concentrazione antifascista e del CLN guidata da Cesare Pintus delibera di intitolare a Giuseppe Zuddas una delle vie più importanti di Monserrato.