Giacobbe Felice di Giacomo (detto Dino), nato il 14 gennaio 1896 a Dorgali (Nuoro) da padre genovese, Giacomo Fortunato, agente delle imposte e da madre sarda, Simonetta Sechi Marras, di una ricca famiglia di Bosa (Oristano). Ingegnere aderente a Giustizia e Libertà. E’ il quinto di 12 figli, quattro dei quali muoiono bambini. Lo stesso anno in cui nasce Giacobbe il padre è trasferito a Cagliari, dove rimane due anni. Da Cagliari è trasferito a Isili (Sud Sardegna), dove Giacobbe frequenta la 1° elementare. Nel 1902 la famiglia si trasferisce a Sassari dove frequenta le scuole dalla 2° elementare fino alla licenza liceale che consegue nell’ottobre del 1914 presso il Liceo Classico Domenico Alberto Azuni. In quel periodo si avvicina agli ambienti socialisti e nazionalisti, simpatizzando con le idee di Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio. A novembre inizia l’Università, nella Facoltà di Ingegneria della “Sapienza” di Roma. Ad agosto 1914 presenta domanda per arruolarsi spinto dalle idee nazionaliste di Salvemini e di Battisti. Presenta domanda per un corso di allievi piloti aviatori, ma è respinto alla visita medica. Nel dicembre del 1914 ripresenta la domanda, questa volta nell’Arma di artiglieria da campagna, per il Corso di allievi ufficiali che inizierà il 1° gennaio 1915. Il 1° luglio del 1915 è nominato sottotenente di complemento. Il 22 ottobre 1915 in un attacco al “Dente del Groviglio” postazione sul Carso, ferito alla mano destra e all’orecchio sinistro, viene ricoverato all’ospedale da campo di Palmanova, ma dopo cinque giorni chiede di tornare in linea. Per il volontario intervento accanto alla fanteria gli viene conferita la medaglia d’argento al valor militare. Il 26 giugno del 1916 è intossicato dai gas lanciati dai nemici e ferito alla regione temporale sinistra. Il 3 agosto 1916 si incendia la polveriera presso il comando di reggimento e Giacobbe partecipa al salvataggio di due soldati rimasti fra le macerie: per questo episodio gli viene conferita una medaglia di bronzo. Dopo la guerra cade politicamente in disgrazia in quanto si proclama repubblicano e per questo gli vengono tolti il grado e le medaglie che gli saranno restituite solo dopo il 1945. Nel corso della guerra, la visione degli orrori bellici porta Giacobbe ad abbandonare gli ideali nazionalisti per abbracciare una concezione socialista e pacifista. Finita la guerra, è assunto nell’Amministrazione Provinciale di Cagliari, ma schedato come pericoloso sovversivo è poi licenziato. Successivamente assunto presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Nuoro è nuovamente licenziato. Giacobbe che nel frattempo si è sposato con Graziella Sechi e ne aveva avuto due figli, rimane disoccupato e si barcamena lavorando alla giornata in agricoltura. A Nuoro prende contatti con gli antifascisti locali (in maggioranza aderenti al Partito Sardo d'Azione) che si raccoglievano attorno a Gonario Pinna e Pietro Mastino e fra questi c'erano Giovanni Battista Melis, Luigi Oggiano e Salvatore Mannironi, iscritto al Partito Popolare Italiano. Fra il 1927 ed il 1937 Giacobbe è il maggior dirigente in Sardegna dell'organizzazione clandestina di Giustizia e Libertà. Agli inizi del 1927 il Prefetto invia un rapporto al Ministero degli Interni dove comunica di aver attivato una serie di iniziative per disporre la documentazione necessaria per l’ammonizione, che si trasforma però in una semplice diffida a seguito della memoria difensiva presentata da Giacobbe. Nel 1937 la moglie Graziella è arrestata insieme alla maestra Angela Maccioni perché, attraverso alcune lettere, si confidano lo sgomento per la morte dell'anarchico nuorese-orgolese Giovanni Dettori detto Bande Nere, morto combattendo in Spagna nelle Brigate internazionali. Intercettate da una delatrice, le lettere, scambiate a mano, finiscono nelle mani dei fascisti. Le due amiche, rinchiuse in carcere, devono anche subire le ingiurie di un articolista, sul giornale Nuoro Littoria; Giacobbe lo sfida a duello e poco dopo anch'egli è’ incarcerato. Nei mesi successivi i due coniugi vengono scarcerati. In aprile Dino riceve una lettera da Emilio Lussu dalla Francia in cui chiama gli ex commilitoni sardi a partecipare alla guerra civile spagnola. Giacobbe accoglie l’appello e decide di andare a combattere a fianco del governo legittimo della Repubblica spagnola, contro la rivolta reazionaria promossa da Francisco Franco. Nel settembre del 1937 Giacobbe pianifica l'espatrio a Santa Lucia di Siniscola; viene aiutato da due pescatori locali Francesco e Domenico Ogno, padre e figlio, che con il loro peschereccio raggiungono Alessandro Nanni a Terranova (oggi Olbia) che lo trasporta in Corsica da dove raggiunge prima Marsiglia e successivamente Parigi, dove lo attende Emilio Lussu. Quest'ultimo, prima di farlo partire per la Spagna, tratta con i dirigenti del Partito Comunista (Ilio Barontini, Giuseppe Di Vittorio e Ruggero Grieco) l'arruolamento di Giacobbe. Non solo, ma gli permette di consultare lo schedario dei volontari delle Brigate Internazionali in modo che possa scegliere direttamente i volontari con cui formare una batteria formata completamente da sardi. Il 6 novembre Giacobbe attraversa i Pirenei, insieme al cagliaritano Cornelio Martis. All’arrivo a Figueras i due hanno una discussione con le autorità militari perché giunti in ritardo per la distribuzione delle sigarette. Per le loro proteste vengono ammanettati ed imprigionati fino a che alcuni giorni dopo un ufficiale italiano delle Brigate da loro l’autorizzazione per proseguire per Albacete. Lì i due si separano e mentre Martis viene avviato a Quintanar de la Republica, Giacobbe, raggiunta la sede dell’artiglieria Internazionale ad Almansa organizza nel gennaio 1938 col grado di tenente la 34. Batteria Internazionale del IV gruppo, intitolata a Carlo Rosselli. La batteria è armata inizialmente con due cannoni chiamati uno Giustizia e l'altro Libertà, residuati bellici russi, che vanno fuori uso sul fronte di Teruel e vengono sostituiti nel maggio del 1938 con tre cannoni di fabbricazione cecoslovacca. La batteria aveva come emblema la bandiera rossa con la spada fiammeggiante di GL e la sarda con i quattro mori. Il 9 di giugno la batteria Rosselli che si trovava nel Levante tra Albacàcer e Villafamès, nella alle del Rio Seco, porta a termine una brillante operazione militare spostandosi dal bivio di Adzanera bloccando ed in parte distruggendo la colonna di cari armati che stava tentando di intrappolare una colonna repubblicana in ritirata, tenendo la posizione fino alle 2 di notte. Fu questa l’ultima operazione della batteria prima del ritiro dal fronte delle Brigate Internazionali. Il gruppo viene smobilitato al campo di Torellò in Catalogna nei pressi dei Pirenei. Giacobbe esce dalla Spagna nel febbraio 1939 ed è internato ad Argelès, ma riesce ad evadere durante il trasferimento a Gurs saltando dal treno, raggiungendo Parigi a casa di Lussu. Nel settembre 1939 si imbarca ad Anversa per New York. In questa città è in contatto con Ambrogio Donini, Gaetano Salvemini ed altri esponenti dell'antifascismo italiano. Trasferitosi a Boston, lavora per qualche tempo in una fabbrica di calzoni. Rientra in Italia nel 1945 e si ricongiunge con la sua famiglia. Continua a fare politica, nel novembre 1949, segue Lussu e confluisce nel PSI insieme alla moglie che si candida alle Elezioni regionali in Sardegna del 1949 svolgendo incarichi presso la Cassa del Mezzogiorno. Muore a Cagliari nel 1984.