Spano Velio di Attilio e Contin Antonietta, nato il 15 gennaio 1905 a Teulada (Cagliari). Giornalista, comunista. Figlio di un dipendente comunale e di un’insegnante elementare, nel 1910 la famiglia si trasferisce a Guspini (Sud Sardegna), dove inizia i primi studi che prosegue poi a Cagliari nel ginnasio “Siotto Pintor” ottenendo la maturità classica al Liceo “Dettori”. All’indomani della marcia su Roma, partecipa alle lotte a Cagliari e dall'età di diciassette anni nel 1923, aderisce alla Gioventù Comunista. Nello stesso anno la sua famiglia si trasferisce a Rodi per un alto incarico assegnato al padre nell’amministrazione fascista dell’isola, e Spano si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma. Divenuto membro del Comitato Federale della FGCI, svolge attività politica in ambiente universitario. Il 10 giugno 1925 viene fermato nei pressi del Lungotevere, dove stava per partecipare ad una manifestazione in occasione dell’anniversario della morte di Matteotti, e schedato dalla polizia. Nel 1926 si trasferisce all’Università di Torino dove dirige il gruppo antifascista “Mario Friedmann” collegato agli studenti liceali. Nel capoluogo piemontese si lega sentimentalmente a Felicita Ferrero già attiva militante del Partito Comunista d’Italia ed organizzatrice del Soccorso Rosso a Torino. Dopo la proclamazione delle leggi eccezionali, passa in clandestinità e scrive su “Il Goliardo Rosso”, organo degli studenti rivoluzionari italiani, “Fronte Unico” e su ”Il Fanciullo proletario”, che con disegni e linguaggio modellati sulla falsariga del “Corriere dei Piccoli”, narra le gesta eroiche di due bambini proletari, Spartaco e Comunello. Rotti ormai i rapporti con la famiglia è costretto a lavorare come operaio in fabbrica. Ai primi di giugno del 1927 è arrestato, condannato a 2 mesi di detenzione e successivamente assegnato al confino ad Ustica (Palermo), ma poi deferito al Tribunale Speciale insieme a Felicita Ferrero. Vengono condannati il 12 aprile 1928 per associazione e propaganda comunista, rispettivamente a 5 anni e sei mesi e 6 anni di reclusione. Dopo aver scontato la pena nelle carceri di Viterbo e Pesaro, è liberato nel dicembre 1932 per l’amnistia del decennale e si stabilisce con la Ferrero a Torino. Temendo un nuovo arresto, nel gennaio successivo espatria clandestinamente in Francia a Parigi, dove entra nell’apparato del Centro Estero del Partito, svolgendo attività sugli emigrati italiani soprattutto in Savoia. Lì si lega sentimentalmente alla comunista Giuseppina Zolia. Quando è ormai evidente la decisione italiana di attaccare l’Etiopia, Spano nel 1935, con il falso nome di “Paul Conibert”, è inviato in Egitto, dove svolge propaganda fra le truppe italiane in transito per il Canale di Suez, tramite volantini nascosti nei pacchi e nelle scatole. Nel 1936-37 compie anche rischiose missioni clandestine in Italia, portando materiale di propaganda e prendendo contatto con il gruppo giovanile comunista romano. Verso la fine del 1936, giunge in Spagna dove infuria la guerra civile, sotto il nuovo nome di “Paolo Tedeschi”. Lavora a Barcellona a “Radio PSUC” dagli studi del Partito Socialista Unificato della Catalogna che trasmette in italiano tutti i giorni alle 22,10 e “Radio Barcellona” del governo autonomo catalano, che trasmette ogni giorno alle 22.50, dando lettura a notizie e documenti. A seguito delle sue insistenze è inviato al fronte di Madrid nello Stato maggiore di Juan Modesto e dopo aver preso parte alla battaglia del Jarama, raggiunge la Spagna centrale per assumere la direzione di “Radio Milano Libertà” gestita dal Partito Comunista spagnolo, che trasmette ogni giorno in lingua italiana, iniziando i programmi con “L’Internazionale” e finendo con “ L’Inno di Garibaldi”. La radio, che inizialmente è ad Aranjuez, si trasferisce a Madrid negli studi della Gran Via, dove le condizioni lavoro sono molto difficili e le trasmissioni si svolgono spesso sotto i bombardamenti. Con lui lavorano Giuseppe Reggiani e Nicola Potenza e presto viene affiancato nel lavoro dal tipografo vicentino Pietro Morelato. Insieme lavorano a stretto contatto con Luigi Longo, Commissario Generale delle Brigate e principale esponente del PCd’I in Spagna. Le trasmissioni sono sempre disturbate dalle autorità italiane, ma riescono a far sapere in Italia la verità sulla sconfitta subita dal Corpo di Spedizione italiano a Guadalajara. Ha occasione anche di incontrare i prigionieri italiani e descriverne le sensazioni nelle trasmissioni. Nell’autunno del 1937, richiamato dal Partito, rientra a Parigi, dove assume l'incarico, insieme a Mario Montagnana, della direzione del giornale clandestino del partito, “L'Unità”, svolgendo, per tutta la durata dell'anno 1938, anche un'intensa attività politica a favore del Fronte Popolare e organizzando una scuola di partito in Lorena. Il 2 ottobre 1938 si trasferisce con un passaporto falso, in Tunisia. La sua vera identità è presto smascherata, ma dopo un breve soggiorno in carcere è liberato e diviene redattore del quotidiano antifascista “Il Giornale” diretto da Giorgio Amendola, e svolge un’ inchiesta sulla situazione degli italiani residenti per il giornale “La Voce degli Italiani” di cui è redattore. Cura anche una rubrica rivolta ai sardi dal giornale “L’Italiano di Tunisi”, dove scrive anche alcune novelle. Si iscrive alla LIDU (Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo). Il 31 maggio 1039 sposa Nadia Gallico che diventerà la sua compagna di lotta. Dopo aver tentato di rientrare in Europa, a seguito della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia è internato con gli altri italiani, nel campo di Sbeitla nel deserto, ma ne esce poco dopo alla capitolazione della Francia, riprendendo una intensa attività politica. Nel 1941 Spano riorganizza il Partito Comunista Tunisino, divenendone di fatto il principale dirigente. Negli anni della guerra, inoltre, stabilisce preziosi contatti con i gollisti e i socialisti francesi e con il partito indipendentista tunisino di Bourghiba, per una lotta comune contro il governo collaborazionista di Vichy. Nel novembre del 1941, in seguito alla denuncia di un delatore, la maggior parte del gruppo dirigente del Partito Comunista Tunisino viene arrestata, ma Spano riesce a sfuggire all’arresto. Nel processo del marzo 1942 è condannato a morte in contumacia dal Tribunale Militare di Biserta per l'accusa di "riorganizzazione di partito disciolto e propaganda delle parole d'ordine della Terza Internazionale". La condanna è confermata nel giugno dello stesso anno a Tunisi, per spionaggio a favore degli inglesi. Dopo l’occupazione italiana della Tunisia continua la lotta clandestina producendo un giornale antifascista destinato alle truppe occupanti dal titolo “Il Soldato Italiano”, organo dei giovani comunisti italiani in uniforme. Dopo la liberazione della Tunisia il 12 maggio del 1943, Spano il 16 ottobre 1943 riesce a rientrare in Italia a Napoli e riprende l’attività di dirigente del PCI con la pubblicazione di numerosi testi teorici. Direttore dell’edizione meridionale de “L’Unità, dapprima propugnatore di una linea di intransigente opposizione al governo Badoglio ed alla monarchia, dopo l’arrivo di Palmiro Togliatti in Italia, si allinea alle posizioni espresse da Togliatti nella “svolta di Salerno”. Dopo la liberazione di Roma è designato direttore a Roma de “L’Unità” incarico che manterrà fino al giugno 1946. Nel 1945 è eletto membro del Comitato Centrale del Partito e della Direzione (carica che manterrà fino al 1960). E’ poi Membro della Costituente dal 1946 al 1948, senatore, e sottosegretario all'Agricoltura. Nel 1948 è segretario regionale del Partito Comunista Italiano per la Sardegna e vi rimane fino al 1957, quando è nominato responsabile della Sezione Esteri del Comitato Centrale del PCI. Nell’autunno-inverno 1949-50, Spano è il primo comunista italiano a visitare la Cina e racconterà la sua esperienza su “L’Unità”. Nel 1959 è nominato segretario del Movimento Italiano per la Pace. Muore a Roma il 7 ottobre del 1974.

Annotazioni: In ACS, Ministero dell\\\'interno Direzione generale di pubblica sicurezza. Divisione affari generali Categorie annuali K1B45 vi è una scheda a nome Tedeschi Paolo (numero scheda: 1827 busta: 49 estremi cron.: 1938 titolo: Tedeschi Paolo)