Spadellini Alfredo di Carlo, nato il 24 febbraio 1908 a Montefano (Macerata). Verniciatore, comunista. Nel 1913 si trasferisce con la famiglia ad Ancona, dove è attivo dagli anni Trenta nell'organizzazione comunista clandestina, costituendo un piccolo gruppo clandestino. Per il primo. maggio 1937 con il suo gruppo ricopre i muri di Ancona con la falce ed il martello dipinti in rosso, avendo preparato in anticipo in negativo il cartone con l’emblema comunista, per passare più in fretta la vernice indelebile ed evitare di venire scoperti. Il gruppo si organizza in tre squadre ognuna delle quali formata da due “pali” ed un pittore. Nella stessa serata issano una bandiera rossa di fronte al monumento ai caduti. L’impresa della pittura dei simboli comunisti viene ripetuta il 18 luglio nell’anniversario dell’inizio della guerra di Spagna insieme al lancio di volantini inneggianti ai combattenti antifranchisti, fabbricati a mano con stampini di gomma, lettera per lettera. Identificato come responsabile e ricercato per l'arresto da ottobre, si rifugia dai parenti a Montefano, il paese natio e poi dalla sorella. Chiede allora di poter partire volontario per la Spagna e viene portato a Milano, provvisto del denaro di una colletta del Soccorso Rosso e tramite Mario Zingaretti è messo in contatto con l’organizzazione del PCI. Dopo nove giorni di permanenza in città, il 15 novembre 1937, parte per Como, dove lo attende la guida per fargli attraversare clandestinamente il confine con la Svizzera. Arriva a Mendrisio dove si rifugia presso la madre di un volontario. Da lì viene portato a Lugano e poi a Zurigo. Dopo nove giorni si porta a Basilea e da qui in autobus passa in Francia a Mulhouse. Raggiunge Parigi, dove trascorre dieci giorni e si unisce ad altri volontari. Partito con altri 73 volontari, dopo una sosta a Carcassonne, attraversa i Pirenei a piedi e il 14 dicembre dopo sette ore di marcia, raggiunge la fortezza di Figueras in Spagna, dove inizia l'addestramento militare. Trasferito alla base delle Brigate Internazionali di Albacete, prosegue poi l'addestramento come sottufficiale alla base di Quintanar de la Repùblica. Nel febbraio 1938, con il grado di caporale, è aggregato alla 1. compagnia del 1. battaglione della brigata Garibaldi in Estremadura. Appena giunto al fronte, la sua compagnia è trasferita d’urgenza a Caspe, dove sono in corso duri combattimenti. Promosso sergente è assegnato alla 3. compagnia del 2. Battaglione ed al primo combattimento a Caspe subisce una lieve ferita alla mano sinistra. Col crescere della pressione delle truppe nemiche, Spadellini con la sua compagnia, viene accerchiato ed è costretto alla ritirata verso l’Ebro. Avendo dovuto abbandonare parti di ricambio importanti del mitragliatore, torna indietro per recuperarle. Riesce nell’intento, ma la ritorno si ferma ad aiutare due portaferiti che stanno cercando di recuperare un ferito. Vengono però presi d’infilata da una postazione nemica con una raffica che uccide il ferito ed uno dei soccorritori. Spadellini è costretto a fuggire con l’altro barelliere, e faticosamente raggiungono in compagni in ritirata con la brigata Vaillant-Couturier. Sempre inseguiti e combattendo continuamente, Spadellini ed i suoi riescono a passare il fiume Ebro verso la salvezza. Dopo la riorganizzazione dei superstiti a Mora de Ebro, nell’estate del 1938, partecipa all’ultima grande offensiva della Repubblica ripassando il fiume Ebro ed attaccando le posizioni franchiste. Spadellini entra in combattimento il primo di settembre 1938, per dare il cambio ad una compagnia della Divisione Lister esausta dopo 40 giorni di combattimenti. Combatte con alterne fortune sulla quota 476 sulla Sierra de Caballs che domina Gandesa, obiettivo finale dell’attacco. Nel tentativo di riprendere la posizione conquistata dai franchisti, partecipa all’assalto nella notte del 7 settembre, ma viene colpito da una scheggia di bomba a mano all’altezza del gomito destro, mentre cerca di distruggere la postazione di un fucile mitragliatore e poi da una pallottola esplosiva all’avambraccio. Operato la sera stessa in un treno ospedale protetto da un tunnel, è poi ricoverato il 10 settembre a Barcellona, il 20 ottobre a Vich e il 28 dicembre a Matarò. Il 24 settembre il governo repubblicano decide il ritiro dal fronte dei volontari internazionali, per cui dopo essere stato dimesso, il 24 gennaio 1939 raggiunge il centro di smobilitazione di Torellò. Al crollo del fronte catalano, si riunisce come staffetta ai volontari che hanno ripreso le armi nella ricostituita XV Brigata internazionale, nel tentativo di rallentare l’avanzata dell’esercito franchista e consentire alla popolazione civile di trovare scampo in Francia. Il 7 febbraio 1939 rientra in Francia con altri feriti, passando la frontiera a Pertus. Viene internato nel campo di Argelès-sur-Mer, e successivamente trasferito nei campi di Gurs e di Vernet. Dopo la capitolazione della Francia ai tedeschi, nel febbraio 1941 è tradotto in Italia, consegnato ai carabinieri a Mentone e quindi trasferito ad Ancona. Interrogato dalla polizia non rinnega nulla del suo passato politico. Deferito al Tribunale Speciale, è ricondotto a Roma per il processo che lo vede condannato con sentenza n. 177 a due anni e sei mesi di carcere per le azioni di propaganda del 1937. Rilasciato per amnistia dopo dieci mesi, il 17 novembre la Commissione provinciale di Ancona lo assegna per cinque anni al confino a Ventotene in quanto combattente antifranchista in Spagna. Liberato nell'agosto 1943, rientra ad Ancona, dove fa parte con Gino Tommasi e Giulio Maggi del Comitato militare delle Concentrazione Antifascista e diventa uno degli organizzatori della lotta armata nelle Marche, nonché diretto protagonista di numerosi colpi di mano. Con il nome di battaglia “Frillo” è comandante del battaglione, poi brigata, GAP “Ancona” e poi vicecomandante della 5. brigata Garibaldi “Ancona” fino alla Liberazione. Nel dopoguerra è funzionario del PCI e membro del Comitato federale di Ancona.

Ritirata di Caspe
Battaglia dell'Ebro
Battaglia di Sierra Cabals (fino al 8 settembre 1938)
Annotazioni: Nel Questionario per gli ex combattenti antifranchisti conservato in INSMLI, fondo Aicvas, afferma di essere stato sergente della 3. compagnia del 3. e non del 2. battaglione. Secondo Dalla Spagna alla Resistenza in Europa in Italia ai campi di sterminio è insignito di medaglia di bronzo al Valor Militare.

Revisore: Elena Scarfi

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Revisore: Elena Scarfi

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