Sereni Bruno di Umberto e Pasquinelli Palmira, nato il 4 luglio 1905 a Milano. Giornalista, socialista. Nel 1907 la famiglia si trasferisce a Breganze in provincia di Vicenza. Nel 1917 dopo la disfatta di Caporetto si ha un nuovo trasferimento a Livorno e ancore definitivamente a Barga in provincia di Lucca. A quindici anni si porta in Scozia, a Glasgow, dove lavora come cameriere-barista. Nel 1923 rientra in Italia e si arruola volontario nelle Regia Marina per una ferma triennale. Nel 1926 lavora come marinaio per la “Società di Navigazione Italia” operante sulla rotta che collega Italia e gli Stati Uniti. Dopo due anni due anni a New York abbandona la nave su cui lavora e per cinque anni vive negli Stati Uniti, fino al fino al 1933 quando lo si ritrova a Parigi. Nel luglio dello stesso anno si trasferisce a Barcellona, dove abita in un primo momento in Calle Fontadrona n°3 e poi in Calle Viladomat n°138. In questa città cerca inutilmente lavoro e, non trovandolo, si risolve a esercitare il mestiere di ambulante, venditore di cravatte e oggetti in pelle. Opera soprattutto nella provincia di Lèrida, nei mercati dei paesi di quella zona. In questo periodo, che dura fino all’ottobre del 1934, non appare che Sereni abbia interessi politici. Il sei ottobre 1934 Sereni si trova a Barcellona ed è cronista degli avvenimenti collegati alla mancata insurrezione del colonnello Francesc Macià contro il governo Lerroux. In seguito va ad abitare a Tàrrega, provincia di Lèrida, dove frequenta ambienti del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), piccolo partito comunista antistalinista, ed è consigliere-amico del Sindaco Nel corso del 1935 sembra trovare un certo interesse per la politica, poiché diventa segretario della Sezione LIDU (Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo) di Barcellona, di cui è presidente Mario Carletti, agente OVRA n° 523. Allo scoppio della guerra civile spagnola Sereni consiglia al sindaco di ordinare alla Guardia Civil di consegnare le armi ai militanti del POUM per presidiare le periferie del paese. Il 21 luglio 1936 Bruno si convince di raggiungere Barcellona a qualsiasi costo per decidere il da farsi e a questo scopo si munisce di un lasciapassare autenticato e firmato dal sindaco di Tàrrega. Effettua il percorso in parte a piedi e in parte in automobile e giunge a Barcellona il giorno 24 e si reca all’Hotel Falcon sede centrale delle milizie del POUM di Barcellona. Entrato nel cortile, è fermato da quattro miliziani che lo portano al primo piano dove si trova il Comitato dirigente. In questa sede è riconosciuto dal vecchio socialista Duilio Balduini, che lo abbraccia e si fa garante di lui. La viennese Rosa Winkler, compagna di Duilio, che pure conosce Sereni, gli assegna una camera che, qualche giorno prima, era occupata dal giornalista del “Corriere della Sera”, Orio Vergani. Sereni, informato che un italiano, che conosce, certo Giuseppe Borgo deve essere fucilato, dimostra l’infondatezza delle accuse. Assieme al compagno scagionato, si mette a disposizione della 2. Colonna del POUM, in quel momento comandata dal siciliano Giuseppe Capizzi, che in treno si porta a Monzón, poi in camion verso Huesca e percorre a piedi l’ultimo tratto verso le alture di Siétamo. La colonna si porta nei pressi di un colle fortificato dai franchisti, che deve essere conquistato per poter occupare Siétamo. Il primo agosto 1936 l’unità militare va all’attacco e in questo frangente Capizzi cade colpito a morte, Sereni, che gli è accanto, raccoglie l’ultima sua indicazione che è quella di insistere e di portarsi a ridosso della collina. Ma nel successivo attacco anche Sereni, è ferito al ginocchio destro. Portato all’ospedale di Lèrida, un ex convento di suore di clausura trasformatesi in infermiere per necessità, il medico che lo visita constata che il colpo ricevuto, fortunatamente uscito da parte a parte, non ha leso le ossa. Dopo i primi soccorsi, è trasferito all’Ospedale della Croce Rossa di Barcellona e, circa quaranta giorni dopo, ritorna al fronte nella zona di Tierz nei pressi di Monte Aragon con la Colonna “Lenin” (*), comandata dal napoletano Enrico Russo sindacalista delle FIOM e comunista dissidente sulle posizioni del POUM facente parte della 29ª Divisione. Queste sono le ultime notizie che si hanno di lui al fronte poiché nell’ottobre del 1936 lo si trova stabilmente a Barcellona, dove riprende la sua attività di giornalista per il quotidiano ticinese “Libera Stampa”; egli invia pure articoli a “La Stampa Libera” di New York, a “L’Italia del popolo” di Buenos Aires e al “Nuovo Avanti” di Parigi. L’altra attività che svolge, per conto della Generalitat di Catalogna, grazie alla sua conoscenza di più lingue, in particolare dell’inglese, è accompagnare le comitive di giornalisti e “turisti di guerra” stranieri che visitano i fronti e le città sconvolte. Nel novembre del 1937 partecipa ad un viaggio al fronte di Madrid, in occasione dell’anniversario della sua difesa e del 20. anniversario della Rivoluzione russa. La visita gli permette di avvicinare direttamente personaggi di primo piano tra cui il generale Miaja, di visitare redazioni di giornali come “Heraldo de Madrid”, uno studio radio della capitale, una sede importante delle Brigate Internazionali, ma soprattutto di toccare con mano le condizioni della popolazione civile e alcuni importanti fronti di battaglia: Arganda, Trijuequee Brihuega (Palasio de Ibarra). Particolare impressione destano in lui i bombardamenti a tappeto delle città repubblicane. Tornato a Barcellona, nel marzo 1938 vive direttamente questa esperienza nel suo domicilio: i pesanti bombardamenti consecutivi dei giorni 16, 17 e 18, in uno dei quali resta leggermente ferito, mettono a dura prova i suoi nervi, tando da indurlo a lasciare in fretta il territorio spagnolo e il 4 aprile 1938 si trova a Marsiglia. Le difficoltà a trovare altro lavoro lo portano ad accettare la condizione di scaricatore di porto. Nello stesso periodo proliferano le richieste di aiuto economico sia alla madre, che ai giornali con cui collabora. È probabilmente questa difficile situazione che lo porta a una scelta assolutamente riprovevole e vergognosa: nel maggio del 1939 Sereni cerca e prende contatto con Ettore Pettinati, funzionario del regime fascista presente a Marsiglia, in presenze del quale sottoscrive una dichiarazione di asservimento e sottomissione al regime. Sulla base di questo tradimento dell’antifascismo, il 29 giugno 1939 passa la frontiera italiana, senza essere fermato, assieme ad un altro reduce antifranchista di Spagna di nome Gabriele Bardari, e senza controlli e disturbi raggiunge Barga il suo domicilio italiano. In questo modo evita carcere e confino di polizia fino all’8 settembre del 1943. Con l’occupazione italiana da parte dei nazisti e l’instaurazione della repubblica sociale è arrestato, non si sa su quale base, e rinchiuso nelle carceri di Lucca e Piacenza. In quest’ultimo rimane fino al settembre del 1944 quando è inspiegabilmente liberato. Nel dopo guerra, nel 1954 fonda “Il giornale di Barga”, che dirigerà fino alla morte. Nel 1972 pubblica il volume di memorie "Ricordi della Guerra di Spagna". Il Consiglio Regionale Lombardo il 7 novembre del 1976 conferisce a Bruno Sereni la Medaglia d’Oro in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola. Muore a Barga il 25 febbraio 1986
(*) Si fanno alcuni nomi dei miliziani italiani: Giuseppe “Pino” Guarneri, Mario “Monza” Bramati, Antonio Lakovich, Etrusco Benci, Cristofano Salvini, Domenico Sedran, Giuseppe Borgo, Romeo Scanziani, Anteo Luzzatto e Renzo Picedi.