Domenico Sedran nato il 4 marzo 1905 a San Giorgio della Richinvelda (Pordenone), frazione Pozzo, comunista. Di professione falegname e operaio. Nasce come ultimo figlio di una numerosa famiglia di contadini poveri friulani. I suoi due fratelli maggiori, Agustino e Guglielmo, emigrano in Argentina. Domenico Sedran dopo due anni di studi elementari decide a sua volta, nel maggio del 1922, a 17 anni di emigrare per lavorare nelle miniere del Lussemburgo con tre compaesani. I tre si fermano invece a lavorare alla ricostruzione delle zone devastate della Francia, vicino a Verdun (Meuse), poi a Beaucourt (Territoire de Belfort), dove lavora come falegname. Intorno al 1924 si stabilisce nella regione parigina a Sannois (Val-d´Oise), dove conosce lavoratori comunisti ed inizia a leggere “L’Unità”. Poi si sposta a Nanterre (Hauts-de-Seine), dove viene assunto in uno stabilimento di costruzioni ferroviarie. Entra in contatto con il gruppo di lingua italiana organizzato dal Partito Comunista francese a cui si iscrive nel 1925, prendendo il nome di battaglia di Adolfo Carlini, con cui sarà conosciuto da quel momento in poi ed ha i primi problemi con la polizia. All'interno del gruppo comunista italiano assume dapprima le posizioni della sinistra bordighista contro Togliatti e Stalin, ma dal 1927 aderisce alle posizioni trotskiste. Nel 1928 è espulso dalla Francia con altri cinque compagni, a causa delle sue attività comuniste ed emigra in Belgio, a Bruxelles trovando un'occupazione come falegname. Lì si reimmerge negli scontri interni al Pcd’i , venendo espulso insieme ad altri due compagni. Nel 1929 partecipa alle maggiori manifestazioni antifasciste a seguito all'esecuzione (17 ottobre) da parte del regime mussoliniano del giovane nazionalista italo-croato Vladimir Gortan. Viene perciò espulso anche dal Belgio, anche se il sindacato del legno riesce ad ottenere la proroga del soggiorno. Lasciato il Belgio il 30 dicembre 1929, rientra clandestinamente in Francia e lavora come immigrato irregolare, a Parigi, a Lione in una fabbrica italiana di mobili, a Bastia in Corsica, e infine a Marsiglia, Tolone e dal 1931 a La Seyne-sur -Mer (Var). Nel 1934 diventa uno dei capi della locale organizzazione dei trotskisti italiani e francesi: è attivo anche nella Nuova Opposizione Italiana (NOI), fondata da Pietro Tresso, Nicola Di Bartolomeo e Alfonso Leonetti. Nel 1935 è delegato del Gruppo trotskista italiano di Marsiglia per partecipare a un convegno nazionale tenutosi a Parigi. Nell'agosto del 1936 allo scoppio della guerra civile Sedran, parte per la Spagna accompagnato dai connazionali marsigliesi e qui si unisce al gruppo dei trotskisti italiani, la cui maggiore personalità è in quel momento Nicola di Bartolomeo (Fosco). Attraversato a piedi il confine a Port Bou giunge a Barcellona, alloggiando con altri trozkisti all’Hotel Falcòn, una delle sedi del POUM partito comunista antistalinista presente in Catalogna. Dopo un sommario addestramento militare presso la Caserma Lenin di Barcellona Sedran viene arruolato in una milizia di 400 uomini del POUM (Colonna Internazionale Lenin). Come accade agli altri trotskisti, non gli viene accettata l’iscrizione al POUM che rifiuta le frazioni e teme che al suo interno si formi una frazione trozkista. Con i suoi compagni, combatte vittoriosamente contro le truppe franchiste sul fronte di Huesca, a Estrecho Quinto. Tornato a Barcellona, nel novembre 1936 partecipa attivamente alla formazione della Sezione Bolscevico-Leninista di Spagna (SBLE), al fianco di Manuel Fernández Grandizo (Munis), Jaime Fernández Rodríguez, Hans David Freund (Moulin) e Erwin Wolf. Sedran è a Barcellona nelle giornate di guerra civile nel campo repubblicano, il 3-6 maggio 1937, quando lo scontro viene scatenato dal tentativo delle Guardie d’Assalto del governo di impadronirsi della centrale telefonica controllata dalla Cnt fin dal luglio precedente. Segue la rivolta da parte di settori anarchici e del Poum e anche se gli stessi dirigenti anarchici cercano di spegnerla alla sconfitta seguirà una dura repressione nei confronti del POUM e degli anarchici.Carlini è uno dei principali attivisti del gruppo bolscevico-leninista, essendo uno dei direttori de La Voz Leninista il cui primo numero esce nel maggio 1937. Costretto alla clandestinità, viene falsamente accusato di aver assassinato in una strada di Barcellona, il 10 febbraio 1938, un ufficiale dei servizi segreti russi e repubblicani, Léon Narwicz, un polacco delle brigate internazionali arruolato dal Servizio di Informazione Militare infiltrato nel POUM, che con le sue informazioni aveva contribuito all’arresto di Andreu Nin e di Kurt Landau. La spia era stata giustiziata da un gruppo d’azione del POUM. Sedran viene portato nella prigione segreta del SIM in Plaza Berenguer e duramente interrogato dal gruppo comandato da Juliàn Grimau (che sarà fucilato da Franco nel 1963). Secondo una fonte tenta persino il suicidio per evitare ulteriori torture, ma non confessa. Riesce miracolosamente a fuggire dal carcere grazie ad una guardia che apre le porte delle celle nella confusione creata dall'ingresso delle truppe franchiste a Barcellona il 26 gennaio 1939. Rimane nascosto per cinque mesi nella capitale catalana presso una famiglia amica, poi riesce finalmente a raggiungere il confine francese e ad attraversare a piedi i Pirenei nell'agosto 1939. Arrestato a Perpignan dai gendarmi francesi, viene internato nei campi di Saint-Cyprien (Pirenei orientali), dove contrae la malaria, riuscendo ad essere utilizzato come falegname nei lavori esterni al campo e successivamente a Gurs (Pirenei occidentali). Dal campo viene arruolato a forza nelle compagnie di lavoro per stranieri (CTE), distaccate al confine belga per lavori commissionati dall’esercito francese. Al crollo del fronte per l’offensiva tedesca viene trasferito in Bretagna, a Vannes. Riesce a fuggire raggiungendo Parigi e poi Bruxelles, dove prende contatto con i trotskisti belgi. Con il 1941 e l’attacco nazista all’Unione Sovietica si dispiega la resistenza e, conseguentemente, si indurisce la repressione tedesca: Sedran, ricercato dalla Gestapo, si muove fra le località belghe e quelle della Francia del nord per mantenere i contatti fra i gruppi trozkisti della IV Internazionale dei due paesi. Deciso a tornare in Italia dopo la caduta del fascismo nel luglio 1943, viene arrestato dalla gendarmeria di Modane e consegnato alle autorità italiane di Bardonecchia. Da lì viene portato in carcere: Susa, Torino, Novara, poi a Milano nelle carceri sotto la Stazione Centrale, da dove riesce a fuggire, insieme con gli altri detenuti nei giorni dell’invasione tedesca, per evitare l’internamento in Germania. Ripresa l'attività politica nella Resistenza dall'inizio del 1944 alla fine del 1945 Carlini è attivo nel il Partito Comunista Internazionalista a Milano, di cui già conosceva bene i militanti bordighisti esiliati in Francia e Belgio. Nel dicembre 1945 rompe una seconda volta con la corrente bordighista e Sedran si unisce a vari gruppi trotskisti: il Partito Operaio Comunista (POC), allora diretto da Nicola di Bartolomeo, e, dal 1950, i Gruppi Comunisti Rivoluzionari (GCR), diretti da Livio Maitan (1923-2004). Già nel 1946 Carlini è impegnato in un'intensa attività sindacale anche a Milano lavorando presso l'ATM (Azienda Trasporti Milanesi) fino al 1965, anno in cui va in pensione, trasferendosi a Valeriano, frazione di Vezzano Ligure. Nel 1989 aderisce a Democrazia Proletaria, poi a giugno 1991 a Rifondazione Comunista. Stabilitosi a Pola (Istria,Croazia), deve rientrare in Italia nel maggio 1991 quando scoppia il conflitto jugoslavo. Domenico Sedran muore nel natio Friuli il 26 giugno 1993 in una casa di cura a Sequals (Pordenone).