Scarton Ernesto di Giovanni e Pellet Angela, nato il 18 settembre 1907 a Cesio Maggiore (Belluno). Bracciante. comunista. Emigrato con regolare passaporto, risiede dal 26 giugno 1929 sino al 1931 in Francia, a Boulogne-sur-Seine. Dal 1931 al 1936 è invece in Marocco, arruolato nella Legione Straniera e decorato il 27 luglio 1934 con la Medaglia coloniale del Ministro della Guerra della Repubblica Francese. Nell'ottobre del 1936 si porta in Spagna ed è inquadrato nel battaglione Garibaldi. E' poi anche nella brigata omonima come sergente della 1. Compagnia del 4. Battaglione e combatte su tutti i fronti riportando tre ferite. In Italia viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento dell’arresto. Nel numero 15 del 6 ottobre 1938 troviamo un ritratto umoristico del volontario di Giacomo Calandrone con lo pseudonimo di Canapino: “E’ un altro collezionista di ferite. Ha avuto la disgrazia di essere messo fuori combattimento più volte. Credo che conosca tutti gli ospedali della Spagna leale... Quando è convalescente, ne combina delle sue. Ad Orihuela si era fatto cucire un giacchettino rosso, da un torero in disposizione ausiliaria... Quando passeggiava per le vie della cittadina, tutti si voltavano per vederlo... Era fiero del suo giacchettino, e al momento di ritornare al fronte, esitò’ ad abbandonarlo... Avrebbe voluto indossarlo anche nelle trincee, ma si arrese all'argomento convincente di un compagno. "Con quella giacca, ti metterebbero fuori combattimento ancora una volta". Regalò il giubboncino, ma si buscò un'altra ferita ugualmente. Tra una permanenza e l’altra negli ospedali, trovo modo di innamorarsi di una spagnola. Domandò una licenza per sposarsi ed ebbe il "toupet” di chiedere a Pacciardi, se voleva fungere da testimonio alle sue nozze. Si recò a Madrid per sposarsi, poi, all'ultimo momento, si pentì... Perdinci, e se mi feriscono ancora una volta?... Mandò a monte le nozze e ritornò in trincea, per buscarsi l’ennesima ferita... Dopo il giubboncino e la promessa sposa, che ti combinerà nella retroguardia, durante la convalescenza, per distrarsi?”. Ferito gravemente il 6 settembre 1938 sul fronte dell'Ebro. Muore all’ospedale di Matarò il 21 settembre alle 15.30, a causa in un collasso cardiaco, conseguenza della setticemia a seguito di una ferita al braccio ed alla frattura del femore. Viene seppellito lo stesso giorno nel cimitero di Cappuccini di Matarò (tomba n. 1047). Il decesso sarà registrato il giorno 22.