Vidali Vittorio di Giovanni e Rizzi Bianca, nato il 27 settembre 1900 a Muggia (Trieste). Giornalista, comunista. Il padre è un operaio metallurgico ai cantieri navali San Marco di Trieste, la madre una sarta. Trasferitosi con la famiglia nel 1916 a Trieste, lì frequenta l’Accademia di commercio diplomandosi ragioniere nel 1922. Milita per un breve periodo nelle file del movimento mazziniano prima di iscriversi, nel 1916, alla Gioventù socialista, allora inglobata nella Sezione italiana adriatica del Partito socialdemocratico austriaco. Arruolato nell’esercito austro-ungarico nel gennaio del 1918, risponde con la diserzione. Al termine del conflitto e dopo l’annessione di Trieste al Regno d’Italia (1920), confluito il Partito socialista locale nel Partito socialista italiano (PSI), Vidali si segnala come una delle figure di punta del movimento giovanile di tendenza massimalista in conflitto con la dirigenza riformista del partito. Nel primo dopoguerra prende parte a tutte le principali lotte operaie triestine e nel 1919 partecipa alla difesa dagli assalti squadristici della Camera del Lavoro di Trieste, venendo arrestato e torturato in carcere dalla polizia. Dal 1921, passa al Partito Comunista alla sua fondazione, divenendo dirigente della Federazione Giovanile e membro dell’Esecutivo del Partito Comunista d’Italia. E’ fra gli organizzatori degli Arditi del Popolo di Trieste comandati da Vittorio Ambrosini e nel marzo del 1921 guida la squadra di Arditi rossi che a Trieste appicca un incendio al Cantiere San Marco. Al processo tenutosi nel 1921 contro un gruppo di 14 giovani comunisti di cui fa parte (assieme, fra gli altri, ad Arrigo Gojak e Mario Glavina), riesce a documentare in aula le sevizie cui tutti gli imputati erano stati sottoposti e le connivenze fra polizia e fascisti. Condannato a piede libero, torna a Trieste ed organizza un assalto alla sede del fascio. Nel dicembre del 1921, raggiunto da un nuovo ordine di cattura, dopo quattro tentativi falliti, espatria clandestinamente e si rifugia senza documenti in Austria, Cecoslovacchia e Germania. Qui però è catturato e rinchiuso nel campo di Cottbus. Dopo tre mesi evade dal campo e si reca a Lipsia come delegato italiano al Congresso Internazionale degli studenti. Eletto presidente del congresso è costretto a lasciarlo precipitosamente per l'arrivo della polizia che è sulle sue tracce. Rientra in Italia nel 1922 dopo la marcia su Roma, ma ad Alessandria è riconosciuto da un gruppo di fascisti, seriamente ferito e nuovamente arrestato. Scarcerato nel 1923 e posto in libertà provvisoria, espatria recandosi clandestinamente dapprima in Algeria e poi, dall'ottobre 1923, negli Stati Uniti a New York, sotto il falso nome di Enea Sormenti. Qui diviene uno dei leader principali dello schieramento sovversivo italoamericano degli anni Venti, stringendo legami significativi di collaborazione e di amicizia soprattutto con gli anarchici Carlo Tresca e Bartolomeo Vanzetti. Nel 1926 organizza il primo Congresso Antifascista. Nell’ottobre 1926 è arrestato dopo un comizio antifascista e scoperta la sua vera identità, detenuto fino a marzo 1927. Posto in libertà grazie ad una azione internazionale del Soccorso Rosso in suo favore, è espulso dagli U.S.A. Rientra in Europa, e si porta in Unione Sovietica all’inizio del 1930 e in vari paesi europei, dove opera in collegamento con i vari partiti comunisti ed è arruolato nell’organizzazione dell’Internazionale Comunista. Insignito della cittadinanza sovietica, parte poi per il Messico quale collaboratore della Lega Antimperialista e con l’incarico di riorganizzare il Partito Comunista messicano. In Messico impara la lingua spagnola e conosce la giovane comunista friulana Tina Modotti, amica del pittore Diego Rivera. Dopo l’assassinio del compagno della Modotti, il comunista cubano Julio Antonio Mella da parte dei sicari del dittatore cubano Gerardo Machado, avvenuto, il 10 gennaio 1929, il partito comunista viene messo nei mesi seguenti fuori legge ed i suoi dirigenti costretti a entrare semi-clandestinità. Vidali deve quindi abbandonare il Messico nel 1930 e sulla nave mercantile che li riporta in Europa a Rotterdam, incontra la Modotti in viaggio per Berlino. Vidali convince la Modotti a raggiungerlo in Unione Sovietica e nasce tra loro una relazione sentimentale. Nel 1934 Vidali è inviato dall’Internazionale Comunista in Spagna per aiutare le vittime della repressione seguita all'insurrezione dei lavoratori asturiani. Allo scoppio della rivolta franchista nel luglio 1936, si trova quindi già in Spagna. In contatto con le strutture del Partito Comunista spagnolo e per incarico dell'internazionale, è fra i principali organizzatori e dirigenti dello esercito popolare spagnolo, alla cui formazione e fondazione contribuisce da posizioni di primissimo piano. Dall'ottobre 1936 è Comandante e Commissario Politico del V Reggimento, la formazione modello voluta dal Partito Comunista. Alla guida del reparto Vidali è fra i protagonisti della difesa di Madrid, nell'ottobre-novembre 1936. È l'infaticabile, vulcanico «Comandante Carlos», che tutti i corrispondenti europei imparano a conoscere nella sede della «Comandancia Central» di Madrid, e dopo un po' su tutti i fronti. Alla costituzione dell'Esercito Popolare ed il conseguente scioglimento del V Reggimento, è Commissario di guerra della XI Divisione con l'incarico di Commissario Ispettore del Servizio di Propaganda tra le file nemiche. È sui fronti di Malaga e della Jarama nel gennaio-febbraio 1937. In marzo è ispettore su tutto il fronte di Guadalajara. Nei mesi successivi, sempre con funzioni di comando e ispettive, è sui fronti di Santa Maria de la Cabeza, di Brunete, di Belchite, di Estremadura, del Levante. Nella repressione governativa seguita i moti di Barcellona del maggio 1937, dove si scontrano il governo e gli anarchici spalleggiati dagli antistalinisti del dal POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), Vidali verrà accusato di responsabilità nel rapimento e uccisione del segretario del POUM Andreu Nin nel giugno del 1937, ma non si troverà mai alcuna prova di tale coinvolgimento. Nel novembre del 1938 è a Madrid, e qui rimane ferito con la perdita del pollice durante uno dei grandi bombardamenti franchisti sulla capitale. Alla caduta del fronte catalano, esce dalla Spagna assieme alla sua compagna, nel febbraio 1939, portandosi in Francia, a Parigi. Dalla Francia, qualche mese dopo, ritorna in Messico, dove ottiene asilo politico grazie all’aiuto del pittore Alvaro Siqueiros. È organizzatore dell'Alleanza antifascista «Giuseppe Garibaldi», e commentatore di politica estera del quotidiano «El Popular» e della rivista «Futuro» in contatto con associazioni antimperialiste e sindacali internazionali. È anche il principale critico della tendenza riformista presente nel PC messicano. Dopo l’assassinio di Lev Trockij a Città del Messico il 21 agosto 1940 per mano di un sicario, Vidali è accusato dalla polizia di essere coinvolto nell’organizzazione del delitto insieme a Siqueiros ed ai servizi segreti sovietici. Arrestato nel marzo 1941, in mancanza di alcuna prova viene prosciolto dall’accusa e liberato. Dopo la morte di Tina Modotti nel 1942, l'anno successivo Vidali sposa una messicana, Isabel Carvajal, da cui ha un figlio, Carlos, nel 1943. Nell’aprile 1947 riesce a rientrare in Italia a Trieste nel periodo del Territorio Libero dove si contrappongono sotto l’occupazione alleata, i nazionalismi italiano e jugoslavo, sull’assegnazione del Territorio Libero. Vidali lavora alla costruzione di un Partito Comunista del Territorio Libero di Trieste del quale diventa segretario, che si schiera contro Tito a favore dell’attribuzione del Territorio Libero all’Italia. Dopo la definitiva spartizione del Territorio nell’8 ottobre 1954 tra Italia e Jugoslavia ed il passaggio di Trieste all’Italia, Vidali diviene segretario della Federazione autonoma triestina del PCI e membro del Comitato centrale del Partito. E’ eletto consigliere comunale nel 1952 e in seguito, dal 1958 al 1963, è deputato al Parlamento italiano, e dal 1963 al 1968 senatore. E’ stato Presidente dell'AICVAS (Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna). Muore a Trieste nel 1984. E’ autore di numerosi libri di memorie e analisi storica sulle varie esperienze da lui vissute, compresa la guerra civile spagnola.