Vespignani Giulio di Roberto e Zini Erminia, nato il 9 luglio 1901 a Imola (Bologna). Meccanico, socialista. Ottiene la licenza di avviamento professionale. Socialista sin da giovanissimo e perseguitato dai fascisti imolesi, nel 1923 si porta a Torino con il padre, e viene assunto dalla Fiat Grandi Motori. Successivamente lavora a Milano alla Olivetti fino al 1930 quando espatria in Francia per sfuggire a nuove persecuzioni. Lì si lega di amicizia fraterna con Pietro Nenni, collaborando con Giuseppe Saragat e Nullo Baldini. Trasferitosi a Tolosa nel 1932, inizia a lavorare in officina e contemporaneamente diviene dirigente della federazione del PSI. e della LIDU. Nel 1935 si arruola in una brigata internazionale che avrebbe dovuto recarsi in Etiopia per opporsi alla guerra imperialista italiana, ma il progetto svanisce. In Italia viene inserito nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di frontiera per il provvedimento dell’arresto. Si porta in Spagna attorno al 10 settembre 1936, e a Barcellona viene fermato da una ronda anarchica che confondendolo con un fascista lo mette al muro per fucilarlo. Si salva solo facendo il nome dell’anarchico Camillo Berneri, per cui viene portato al Quartier Genarle degli anarchici dove può mostrare la lettera di presentazione di Pietro Nenni. Giunto a Madrid pur non avendo alcuna esperienza nell’aviazione, è assegnato per breve tempo alla squadriglia internazionale España, organizzata dallo scrittore francese Malraux. Poi passa alla compagnia italiana del battaglione Dimitrov della XIV Brigata internazionale. Partecipa al combattimento di Perales del Rìo e successivamente, alla fine di aprile del 1937, è nella brigata Garibaldi, 2. Battaglione come commissario politico. Partecipa a tutte le battaglie della Brigata ed in una occasione guida personalmente uno degli attacchi contro le posizioni franchiste tenute da contingenti italiani. Tornato in Francia a Parigi alla fine del 1938, diviene dirigente del PSI e della federazione socialista della Senna. Dopo l'occupazione della Francia, si trasferisce a Tolosa e prende parte alla lotta di liberazione contro l'esercito tedesco e quello fascista del maresciallo Petain. Il 9 giugno 1943, essendo gravemente ammalato di ulcera allo stomaco, decide di rimpatriare e si presenta alla frontiera a Mentone. Subito arrestato, è trasferito nelle carceri di Bologna. Deferito alla Commissione Provinciale il 17 luglio 1943 viene assegnato al confino, ma non parte per la caduta del regime fascista. Liberato il 27 luglio. Tornato ad Imola collabora attivamente con la Resistenza nell'imolese. Dopo la liberazione lavora all’Olivetti di Ivrea dove ritrova Adriano Olivetti e riprende i contatti con Pietro Nenni. Fa parte della delegazione socialista invitata a Mosca l’11 luglio 1952 per la consegna a Nenni del Premio internazionale "Stalin per la pace". Muore ad Imola il 14 ottobre 1975.