Totis Guerrino di Giobatta e Buzzi Maddalena, nato il 12 agosto 1918 a Treppo Carnico, meccanico. Lo zio Guerrino Buzzi (fratello della madre) viene internato nel 1917 perché antimilitarista. Il 23 febbraio 1937, ancora minorenne, tenta di espatriare da Ventimiglia in Francia ma viene arrestato (forse per la delazione di un pescatore cui aveva chiesto aiuto per passare il confine via mare), e rinviato a casa. Ricercato per avere sfregiato un ritratto di Mussolini. In aprile 1937 muore la madre mentre il padre è assente perché si trova in Africa con il fratello maggiore Luigi per lavoro. Grazie all’aiuto dello zio Basilio Plazzotta, Guerrino riesce ad espatriare con passaporto regolare (probabilmente in agosto) nascondendo a tutti questa sua intenzione. Si reca in Austria. Dall’Austria con il denaro prestato da un parente va in treno in Francia: è molto probabile che avesse informazioni e indirizzi di persone cui rivolgersi nel paese. Evidentemente aveva contatti con la rete dei militanti antifascisti perché in agosto entra in Spagna. Durante l’interrogatorio che subisce alla Questura di Udine nel 1940, afferma infatti di essere entrato in Spagna con una lettera di accredito firmata da un funzionario comunista che lui presenta al consolato spagnolo di Perpignano. In Spagna si reca con ogni probabilità nella sede della Lidu (Lega italiana diritti dell’uomo) di Barcellona e prende contatto con la Divisione Durruti, anarchica, divenuta nel frattempo 126. Divisione dell’Esercito repubblicano. Ma si ferma poco tempo e viene arruolato nella Brigata Garibaldi. La Brigata in ottobre partecipa alla battaglia di Fuentes de Ebro. Totis dichiara all’Aicvas di avervi preso parte, ed è verosimile restando ferito ad un piede. Il 20 novembre 1937 Totis diserta dalla Garibaldi assieme a due ex – militari del Corpo di spedizione fascista fatti prigionieri a Guadalajara che avevano chiesto ed ottenuto l’arruolamento nella Garibaldi (Pipitone e Jannuccilli). Secondo altre fonti questa diserzione è avvenuta nel novembre 1938, un anno dopo, quando la Brigata era già stata smobilitata. I tre vengono presi vicino al confine con la Francia e Totis è incarcerato ad Albacete come disertore; quando Albacete viene evacuata a causa dell’avanzata franchista (primavera 1938) Totis è incarcerato a Castelldefels. Nel maggio 1938 Totis è presente in un elenco di prigionieri a Castelldefels da espellere in Francia, dove arriva probabilmente alla fine del 1938. In Francia Totis si trova con ogni probabilità solo ed isolato dall’ambiente antifascista. Si arruola nella Legione straniera ma dichiara di essere stato congedato dalla Legione per invalidità (aveva una gamba più corta dell’altra per una frattura curata male). Sempre da sua dichiarazione è internato a Gurs ma sembra che riesca a fuggire (impossibile verificare a causa della difficoltà di reperire un elenco completo degli internati a Gurs). Il 7 giugno 1940 è arrestato a Ventimiglia al rientro in Italia (era stato iscritto dalla polizia fascista alla Rubrica di Frontiera). Durante l’interrogatorio alla Questura di Udine del 28 luglio 1940 Totis non fa nomi, o almeno ne fa pochissimi, anche dando nomi falsi e “di battaglia”. Non collabora con il regime fascista, nonostante le violenze nel corso degli interrogatori. La Commissione provinciale gli assegna due anni di confino, scontati interamente a Ventotene ed è iscritto nel registro delle persone da arrestare in determinate circostanze. Liberato dal confino a fine periodo (6 giugno 1942), è arruolato nell’esercito e trasferito in Sicilia. Qui sposa una ragazza siciliana ed entra in contatto con elementi antifascisti: nel luglio 1943 al momento dello sbarco Alleato in Sicilia, è inserito in un elenco di persone che i Servizi segreti britannici (Soe) contattano per compiere azioni contro l’esercito fascista ed eventualmente farsi paracadutare dietro le linee naziste. Probabilmente in quel periodo prende contatto con il Pci ed inizia a fare propaganda per il partito. Dopo la guerra dirige la sede dell’Inail (Istituto nazionale assistenza infortuni sul lavoro) a Livorno. Sostituito da un altro funzionario, resta senza lavoro. E’ possibile che collabori con il quotidiano Paese Sera. Negli anni Cinquanta aderisce al Movimento lavoratori italiani (Mli), fondato nel 1951 da Magnani, Cucchi e Libertini. Successivamente riallaccia i contatti con il Pci. Dalla Sicilia si trasferisce a Roma, quindi emigra in America latina alla ricerca di lavoro. Nel 1961 è in Messico, dove dirige la rivista culturale ed economica Italia – Mexico legata forse all’ambasciata italiana. Due anni dopo la rivista chiude e Totis rientra in Italia. Nel 1969 realizza per la Rai un documentario intitolato “Carnia tra realtà e leggenda” su vita e tradizioni della Carnia, senza tuttavia ottenere l’assunzione presso l’ente. Ha contatti nel mondo dello spettacolo. Nel 1975 partecipa al film “L’ultima donna” di Marco Ferreri, dove interpreta un esule cileno (due anni prima vi fu il colpo di stato in Cile). Emigra infine emigra a Portorico, dove lavora all’Università di San Juan de Portorico. Negli anni Ottanta Totis è in buoni rapporti con Giuseppe Marchetti, allora archivista dell’Aicvas. Muore a San Juan de Portorico nel 1990. La sua compagna (bibliotecaria all’Università) trasporterà le sue ceneri fino al paese natale. Treppo Carnico.