Tonussi Antonio di Giovanni e Petterle Anna, nato il 19 ottobre 1905 a Vittorio Veneto (Treviso). Fabbro meccanico, comunista. Il padre è macellaio e la madre lavandaia rimane vedova nel 1908 con cinque figli a carico, per cui Tonussi ha un’infanzia segnata dalle difficoltà economiche. Antonio frequenta le scuole elementari fino alla terza classe e all’età di 8 anni inizia a lavorare nei campi, mentre le sorelle maggiori lavorano nelle filande. Superate le difficoltà della guerra mondiale, vive intensamente gli anni del biennio rosso, Apprende il mestiere del fabbro e simpatizza per il Partito Socialista. In seguito alla fondazione della sezione di Vittorio Veneto aderisce al Partito Comunista. Dopo numerosi scontri con le squadre fasciste, a diciannove anni, per sfuggire alle persecuzioni, emigra in Francia con regolare passaporto, l’11 febbraio 1924, attraverso la Svizzera. Dopo aver lavorato come manovale nell’edilizia in diverse località in Lorena, si porta a Nogent-sour-Marne e poi a Noisy-Le Sec nel nord-est parigino vicino a Romainville. In Francia entra nei gruppi di lingua italiana del Partito Comunista francese. Poi si trasferisce a Feignes (Pas-de-Calais), dove trascorre tre anni svolgendo attività politica organizzando un gruppo del Soccorso Rosso nel paese e lavorando in una fabbrica di mattoni. Ormai sorvegliato dalla polizia. nel 1928 si trasferisce a Clouange (Lorena) centro minerario e siderurgico dove rivede dopo 4 anni la sorella Santina e dirige il locale gruppo comunista di lingua italiana. Doppo aver organizzato l’attività politica e diverse manifestazioni di lavoratori, ricercato passa in Belgio, stabilendosi a Seraing (Liegi) dove vive un’altra sorella Rosalinda. Lì fonda il giornale antifascista “Il Risveglio” e partecipa agli scontri tra la Lega Antifascista degli italiani in Belgio ed i fascisti, tanto da venire arrestato e condannato nell’aprile del 1930 per gli scontri avvenuti a Vervier con i fascisti e condannato a 14 mesi di prigione. Alla vigilia del rilascio gli viene comunicata una ulteriore pena di nove mesi per una precedente aggressione ad una spia fascista e trasferito nel carcere di Liegi. In carcere conosce Fernando De Rosa, in carcere per l’attentato al principe Umberto di Savoia, che cadrà eroicamente in Spagna. Nel processo d’appello ottiene la condizionale e l’espulsione per cui passa in Lussemburgo a Esch-sur-Alzette da dove ritorna a Parigi, stabilendosi a Le Prè-Saint Gervaise vicino Parigi. Trovato un lavoro come gessatore in un’impresa edile, si impegna nell’attività politica. Dopo essere stato arrestato in una manifestazione è costretto a fuggire prima della notifica del decreto di espulsione e si rifugia nel 1932 a Bagnolet (Senna-Saint Denis), dove rimane due anni sotto falso nome. In questo periodo conosce Pietro Dal Pozzo, che sarà con lui in Spagna e assume il nome di battaglia di “Ivo”. Organizza i Comitati Proletari Antifascisti che si caratterizzano per plateali manifestazioni contro i fascisti, Braccato dalla polizia è costretto ancora a fuggire rifugiandosi a Livry Gargan, sempre nei dintorni di Parigi. Dopo quattro mesi e mezzo vien arrestato, portato in Prefettura a Parigi ed espulso, ma riesce a dileguarsi durante il trasporto, rifugiandosi a Fontenay-sur-Bois. A febbraio 1934 combatte il tentativo di colpo di stato fascista in Francia. Successivamente si impegna nella creazione di un Fronte Unico con i socialisti, che anticipa il Fronte Popolare. Riceve poi il compito da Togliatti e Longo di riorganizzare i rapporti con i compagni in Italia, organizzando gli invii dei pacchi de “l’Unità” stampati su carta velina. A questo punto il Partito decide di inviarlo il 20 agosto 1934 in Unione Sovietica a Mosca, dove frequenta la scuola leninista. Ritornato in Francia da Leningrado nell’estate 1936, è tra i primi volontari ad accorrere in Spagna il 28 agosto insieme a Giovanni Baesi e Giovanni Premoli, ed è tra i fondatori della centuria “Gastone Sozzi”, aggregata alla Colonna Libertad comandata dal colonnello Lopez Tienda, con la quale, dopo aver sfilato per le strade di Madrid, combatte sul fronte di Talavera de la Reina a Cenicientos, Pelahustàn e Chapinerìa. Tonussi assume la responsabilità della prima squadra della centuria col grado di caporale. In seguito confluisce nella brigata Garibaldi, reparto munizioni, col grado di sottotenente. Partecipa alle azioni su tutti i fronti, da Madrid, a Guadalajara, a Brunete fino alla ritirata in Aragona nella primavera del 1938. Nel numero 19 de “Il Garibaldino”, organo del Battaglione Garibaldi, del 7 novembre 1937, appare un ritratto umoristico del volontario scritto da Giacomo Calandrone con lo pseudonimo di Canapino: “C'e chi i crede che la nostra Brigata sia composta di innumerevoli guappi tipo Zanettin o Marastoni...Il libro "Garibaldini in lspagna " potrebbe poi confermare indirettamente la ... bellezza fisica dei garibaldini, perchè ha delle fotografie magnifiche di luoghi stupendi, ma ha pure una galleria di "guappi” tipo Simonetti. Esaminate per esempio la pagina 384, dove il sottoscritto, Mosca Carlotin. Serafini, Zagami, Rubin e Canonina gareggiano in bellezza... E forse per u n concorso di bellezza hanno tutti sul petto un numero ... Dite il vostro parere: chi è il più bello ? ...Ma quelli che parlano della... bellezza dei garibaldini, non contano su Tonussi, l'affascinante Tonussi che per di più è un cultore di Tersicore che stupì sempre tutti, quando in qualche paese della retroguardia le bravi popolazioni contadine organizzavano un bailo, in nostro onore. Se si dovesse fare un ritratto sintetico al lampo di magnesio di Tonussi bisognerebbe dire: "A dire le mie virtù , basta una danza !” Ammalato viene informato di essere stato inserito in un gruppo di volontari mandati in licenza in Francia. Non farà più rientro in Spagna e si stabilisce a Saint Denis, dove riorganizza le fila del Partito. Allo scoppio della guerra mondiale e dopo l’occupazione della Francia, è responsabile dal maggio 1940 assieme a Riccardo Rohregger (Richard), dei FTP della regione parigina. Oltre a numerosi sabotaggi, partecipa all’azione in cui viene giustiziato il generale tedesco Von Schauneberg che firmava le condanne a morte contro i patrioti francesi. Arrestato il 29 ottobre 1942, viene torturato per venti giorni, è poi imprigionato nella prigione di Fresnes, dove rimane tre mesi ammanettato e poi per trenta giorni nel forte Romainville. Da qui è deportato in Germania nello Stalag XII D di Trier e poi nel campo di concentramento di Mauthausen, matricola 25550 e 47855. Impiegato in una officina meccanica, il 24 aprile 1943 è trasferito al sottocampo di Gusen, Grazie a Giuliano Pajetta riesce a farsi trasferire successivamente al campo di Saurer-Ecke (Vienna), dove le condizioni sono migliori. E’ ferito in un bombardamento aereo inglese e finalmente evade dal campo il 5 maggio 1945 quando le SS fuggono per l’avanzata degli Alleati. Rifugiatosi a Vienna, per le sue condizioni di salute (è affetto da TBC), è tra gli ultimi a rientrare in Francia perché intrasportabile. Curato all’ospedale di Vienna, ritorna finalmente a Parigi, dove proseguirà le cure per tre anni, e riprende la sua attività politica sugli immigrati italiani fondando l’Amicale Franco-Italiana. Insignito di varie onorificenze francesi, tra cui la Legion d'Onore gli viene assegnata la pensione di maggiore dell’Esercito Francese. Rientra in Italia a Vittorio Veneto nel 1977 partecipando all’attività politica del PCI e poi del PdS. Muore a Vittorio Veneto il 12 febbraio 1992.

Annotazioni: Scheda biografica integrata con informazioni raccolte da Francesca Pierobon per il volume Scegliersi la parte. Antifascisti trevigiani volontari nella guerra civile spagnola (1936-1939) , Il Poligrafo 2022.