Terragni Alfredo di Agostino e Banfi Maria nato a Niguarda (oggi Milano) il 16 dicembre 1911. Operaio, comunista. Di famiglia operaia che abita in via Grivola 18, Alfredo fin da ragazzo è apprendista idraulico. È uno dei giovani attivi della consistente cellula comunista di Niguarda assieme ad Aniceto Pagani ed Ettore Grassi futuri combattenti antifranchisti in Spagna. Nel 1932-1933 presta il servizio di leva nel 14° Battaglione mitraglieri autocarrati. Nella seconda metà del 1935 è richiamato alle armi per l’avventura fascista di Etiopia, inquadrato, nel 12° Battaglione mitraglieri. Mentre è ancora in Etiopia, in Italia il 4 agosto del 1936, la polizia politica fascista denuncia in blocco trenta compagni dell’organizzazione comunista niguardese, che comprende, oltre a lui, Giuseppe Magni, Giovanni Brambilla e Aniceto Pagani pure lui in quel momento in Abissinia. Il 7 settembre del 1936 Terragni è deferito al Tribunale Speciale per associazione sovversiva e propaganda comunista, ma la sua posizione è stralciata e revocato il mandato di cattura, per l’ottimo comportamento militare da lui tenuto in Africa Orientale. Rientrato in Italia, non sentendosi politicamente tranquillo, il 26 marzo del 1937 espatria clandestinamente con il Pagani, valicando la frontiera svizzera dalla provincia di Como, probabilmente dalla Val d’Intelvi. I due, raggiunta Lugano, si portano a Basilea, varcano la frontiera francese a S. Louis, da dove raggiungono Parigi. Il 22 maggio del 1937è in Spagna, arruolato nella XII Brigata Internazionale “Garibaldi”, recentemente costituita, registrato con il cognome della madre “Banfi”. La prima battaglia a cui partecipa è in Aragona, a Huesca, dove il 16 giugno 1937 è ferito per la prima volta e una seconda volta il 29 agosto a Farlete Intanto in Italia, il Questore di Milano fa pubblicare nel “Bollettino delle Ricerche-Supplemento Sovversivi” del 22 settembre 1937 i suoi dati anagrafici, la sua foto, i suoi connotati, con il n°01583 e col provvedimento d’arrestare. Nel febbraio del 1938 Alfredo combatte a Campillo, in Estremadura, e nel mese successivo partecipa alla drammatica ritirata da Caspe all’Ebro, dove la Brigata “Garibaldi” si attesta sulla riva sinistra fortificandosi. Nel mese di settembre del 1938 nel corso della battaglia dell’Ebro quando nei primi del mese la 12ª Brigata Internazionale entra in azione, Terragni partecipa a tutti i combattimenti che si concludono quando i volontari internazionali sono ritirati dai fronti di guerra, su iniziativa del governo Negrin. Terragni per il suo comportamento valoroso si merita una citazione all’ordine del giorno e una proposta per la Medaglia d'Oro al valore. Nel gennaio del 1939 è inquadrato come caporale nella ricostituita XV Brigata Internazionale, impegnata nell’estrema difesa di Barcellona e per consentire a centinaia di miglia di civili di trovare scampo in Francia. Nei primi di febbraio del 1939 varca il confine francese ed è internato nel Campo di St. Cyprien e nella successiva estate è trasferito a Gurs. Da questo campo Alfredo è arruolato forzatamente nella Compagnie Travailleurs Étrangeres (CTE), e inviato al confine col Belgio per rafforzare le fortificazioni da opporre ad un probabile attacco dell’esercito nazista in quel settore; con lui è il compagno niguardese Mario Sangiorgio. Quando i nazisti invadono la Francia, la compagnia di lavoro si sbanda, i due si portano a Vannes in Bretagna dove si dividono e Alfredo si reca nella regione parigina. Qui entra in contatto con i circoli italiani dell'immigrazione già impegnati nella lotta contro l'occupante nazista. Dal febbraio del 1943, con la sua esperienza militare entra a far parte della Resistenza in particolare degli FTP (Francs-Tireurs et Partisans)-MOI. Terragni diviene prima comandante del terzo Distaccamento, composto nella sua maggioranza da italiani, poi nell'agosto del 1943, è responsabile tecnico nella Direzione della struttura triangolare di Parigi FTP-MOI. Dopo la caduta del Gruppo Manouchian partecipa all'azione che giustizia il traditore Davidovich in un bosco nei pressi della capitale. Il 6 agosto del 1944, unitamente ad altri combattenti della resistenza Alfredo si scontra con una pattuglia tedesca, dopo una azione in località Tacoignères (Yvelines): nello scontro nessuno dei resistenti sopravvive. Nel dopoguerra i famigliari lo ricordano in un volantino, corredato di fotografia, con le seguenti parole: “Magnifico esempio di lottatore per la liberazione dei popoli dalla obbrobriosa tirannia nazifascista, dopo innumerevoli prove di ardimento coraggio in Spagna, in terra di Francia da Argenteuil al forte Passy, da Villemontier a Erreux, a Planche, a Granville, a Parigi Cherbourg ALFREDO TERRAGNI Capo dello Stato Maggiore del maquis veniva colpito a morte il 6 agosto 1944, in una imboscata a Tacoignères, mentre tornava da un’importante missione, alla vigilia della vittoriosa insurrezione di Parigi, con il tormento di non poter offrire il suo sacrificio supremo per la liberazione della sua amata Italia dalla barbarie fascista. La sua gloriosa salma riposa ora in un cimitero di Francia, dove i compagni superstiti di tante eroiche imprese ne curano e venerano la tomba con amore imperituro. Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo insignisce Alfredo Terragni di Medaglia d’Oro alla memoria, attribuita in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola.

Annotazioni: Scheda biografica compilata da Augusto Cantaluppi per il suo libro La Ringhera in Spagna, antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1926-1939), integrata da informazioni fornite da Gianpaolo Giordana.