Teofoli (o Teofili) Cesare di Antimo (o Antino, o Antonio) e Corsetti Anna, nato il 20 ottobre 1900 a Papigno (Terni). Operaio meccanico, anarchico. Denunciato per lesioni ai danni di un fascista è poi assolto nell'aprile 1923. A giugno del 1924, ottenuto il passaporto, emigra all'estero. Ad ottobre è respinto ad Aubange in Belgio verso la frontiera francese. A giugno del 1928 è in Francia dove viene di nuovo denunciato per lesioni e rinchiuso nel carcere di Ensisheim (Alto Reno). A gennaio 1929 torna in Belgio e si stabilisce ad Athus. Trova un lavoro provvisorio presso un'officina di Rodange in Lussemburgo. Nel 1932, è disoccupato e vittima di numerose perquisizioni per ragioni politiche, in questo periodo, infatti, svolge intensa attività di propaganda antifascista tra gli emigrati italiani. Per sfuggire alla polizia che lo identifica come "Cesaretto il ternano", assume spesso il nome falso di Cesare Dalmotti. Trasferitosi a Bruxelles, a novembre 1933 è accusato di essere coinvolto nell'attentato alla Casa d'Italia. Ad ottobre del 1934 risulta partecipare a una delle riunioni anarchiche tra gruppi italiani e gruppi belga nella birreria "La Maison des Huit Heures". Partecipa anche alle riunioni politiche degli anarchici della Maison du Peuple. A novembre 1936, espulso dal Lussemburgo per la sua attività è politica, si reca in Spagna ed è volontario antifranchista nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregato alla Colonna Durruti organizzata dalla CNT/FAI, insieme alla compagna Marina Mollo, fino all'aprile del 1937. In questa data raggiunge Parigi insieme all'anarchico Ugo Guadagnini su mandato della Federazione Anarchica Iberica per occuparsi della consegna di contributi finanziari al Comitato anarchico italiano. Torna a Barcellona dove si trattiene ancora per poco tempo. A maggio è nuovamente segnalato a Bruxelles e a settembre partecipa a feste di finanziamento pro-Spagna del gruppo anarchico belga-italiano della città. Nel dicembre 1940 lavora in un albergo a Bruxelles, requisito dalle autorità tedesche che lo arrestano e traducono in Italia dal Brennero e consegnato alla polizia italiana. Tradotto a Terni è deferito alla Commissione Provinciale che a gennaio del 1941 lo assegna al campo di concentramento di Ariano Irpino (probabilmente anche a Nereto e Pisticci), in quanto combattente per la Repubblica spagnola e liberato nel settembre 1943. Muore nella frazione genovese di Pegli nel 1952.