Tedaldi Guido di Florindo e Rossi Fortunata, nato il 25 luglio 1909 a Contra nel Canton Ticino (Svizzera). Scalpellino, comunista. Di famiglia di origine cremonese, il nonno Paolo Tedaldi giunge in Ticino per i lavori della Ferrovia del Gottardo tra il 1873 e 1874. Si insedia successivamente a Melano e per 35 anni lavora per la Gotthardbahn, poi nazionalizzata. Il padre è lavoratore del granito, simpatizzante socialista dalla metà degli anni ’20. Tebaldi cresce a Locarno dove il padre riesce di farlo studiare fino al ginnasio, quando il figlio decide di andare a lavorare come scalpellino del granito, scelta che il padre non approva. Iscritto alla sezione giovanile socialista di Locarno, intitolata “Guerra alla guerra”, a 19 anni nel 1929 passa con un folto gruppo di compagni nella Gioventù Comunista, soggiornando nella Svizzera tedesca in particolare a Basilea dove conosce la compagna di vita Margherita “Ghita” Mordasini. Partecipa ai duri scioperi del 1930 dei lavoratori renani e nella repressione successiva sui comunisti, Tedaldi è costretto a rientrare nel Canton Ticino. Nel 1932, dopo lo sciopero degli scalpellini del 1933, Tedaldi perde di nuovo il lavoro e deve cambiare domicilio, spostandosi a Cevio in Valle Maggia, dove viene arrestato nel 1936 con altri tre compagni per la sua attività politica. Riceve un decreto di espulsione che però grazie ad un ricorso viene sospeso per sei mesi. L'anno successivo, una volta liberato, dopo essere riuscito a convincere la moglie dubbiosa sul fatto di rimanere sola con i figli, parte il 14 novembre 1937 con altri compagni per la Spagna, evento che viene segnalato sulla cronaca del giornale di Locarno “Il Dovere”. Tedaldi intende raggiungere il cognato Ettore Vittore Mordasini già in Spagna dal novembre 1936. Arriva il 15 novembre 1937 con altri 48 volontari e dopo una breve istruzione a Quintanar de la Repùblica, viene inquadrato nel 1. battaglione mitraglieri della brigata Garibaldi come commissario politico. Il 14 marzo Tedaldi risulta inquadrato, con due soli altri italiani (su 29 soldati) nella 1. sezione del suo Battaglione, guidato dal tenente Michele Gilli. Combatte a Caspe e sull'Ebro e viene citato più volte all'ordine del giorno per il suo valoroso comportamento, Nella primavera del 1938 egli si trova sulla riva sinistra dell’Ebro, dove una parte dell’esercito repubblicano si è assestata in difesa della Catalogna in vista della prossima controffensiva e riesce ad incontrare per la prima volta il cognato Ettore Vittore Mordasini. Nella fase finale della battaglia dell’Ebro, ultima offensiva della Repubblica iniziata il 25 luglio, il giorno 5 settembre 1938, Tedaldi è gravemente ferito sulla Sierra de Caballs e ciò rende necessario il ricovero in un ospedale catalano vicino al fronte, forse Cambrils a Sud di Tarragona, e subisce l'amputazione della gamba sinistra all’altezza del ginocchio. Da lì viene portato all’ospedale di Figueras (Gerona) e poi è ricoverato in quello di Moyá, in quello di Vic ed infine a S’Agaró, per oltre 4 mesi. Nel nosocomio di Vic egli figura non solo come paziente, ma anche come riconosciuto quadro del Partito membro di una Commissione con Marino Mazzetti e Vittorio Ghini il cui compito è “di esaminare la condotta dei militanti, presenti nell’Ospedale di Vic ai primi di dicembre, sia dal punto di vista politico che militare, limitatamente alla loro permanenza in Ispagna”. Passato in Francia in barella nei primi giorni del febbraio 1939, è ricoverato nel campo di smistamento di Haras (Perpignano) nel cui ospedale è curato per le conseguenze della ferita di guerra che presenta sintomi di setticemia. Successivamente è internato nel campo di Argelès-sur-Mer, ed infine alla fine di aprile 1939 nel campo di Gurs dove matura le decisone di andare in Unione Sovietica. Per intervento del Partito Comunista italiano è liberato giungendo il primo settembre 1939 in Unione Sovietica da Le Havre a Leningrado. E’ subito trasferito a Balabanovo in una clinica a una sessantina di chilometri da Mosca per ricevere cure mediche. Dopo numerose operazioni e l’istallazione di una protesi, è considerato guarito nel maggio 1940. Secondo la polizia elvetica frequenta un corso politico di alto livello per emissari qualificati del Partito Comunista dell’URSS e viene formato come “specialista della lotta clandestina”. Dopo l’invasione dell’Unione Sovietica da parte dei nazisti, tutti gli stranieri che si trovano nella regione di Mosca vengono mandati in altre regioni. Tedaldi assieme a un centinaio di mutilati della guerra di Spagna vengono evacuati a Tesken in Kirghisia a 50 chilometri dal confine con la Cina, dove rimane per tutta la durata della guerra lavorando in una azienda agricola. Nel 1946 Tedaldi, insieme ad altri italiani, chiede al dirigente del Partito Comunista Italiano Paolo Robotti di poter rientrare in Italia. Ottiene l’autorizzazione solo a metà marzo del 1947, stabilendosi a Luino (Varese). Il 4 giugno 1948 un provvedimento del Consiglio di Stato della Confederazione Elvetica gli annulla il decreto d’espulsione dalla Svizzera del 1936 (e confermato nel 1939) e ciò gli permette finalmente il ricongiungimento famigliare a Tenero in Canton Ticino. Lì riprende a lavorare come scalpellino nell’azienda del padre ed a svolgere a Locarno l'attività politica a favore del Partito Comunista tra l’Italia e la Svizzera. Come comunista italiano, rimane un sorvegliato speciale da parte della polizia svizzera almeno fino al 1951, allorché la Polizia federale degli stranieri, con preavviso favorevole del Ministero pubblico federale, matura l’intenzione di liberarlo dal controllo a partire dal 28 novembre 1952. Muore a Locarno il 3 luglio 1990.