Talarico Stefano di Vincenzo di Vincenzo e Cerisano Teresina, nato il 5 ottobre 1912 ad Aprigliano (Cosenza). Studente, anarchico. Studente dell'Istituto Tecnico Superiore, è irrequieto e sempre in compagnia di persone definite "sospette" dalle autorità è di polizia. Colpito da mandato di cattura per diserzione, espatria nel 1935 in Francia. Agli inizi del 1936 è a Digione (Cote-d’Or) e poi a Sartrouville (Yvelines), dove lavora come manovale col soprannome di “Reggio”, allacciando rapporti con gli anarchici e con Giustizia e Libertà. Non risponde alla chiamata alle armi per cui è dichiarato disertore ed inserito nel Bollettino delle Ricerche. Nel luglio 1936 è a Parigi dove partecipa alla apertura della nuova sede di Giustizia e Libertà. Dalla Francia invia numerosi pacchi e lettere alla madre. Partito il 20 luglio 1936 è tra i primi volontari per la Spagna assieme a Mario Angeloni, Giordano Viezzoli e Giuseppe Bifolchi, arruolandosi nella Sezione Italiana di Calo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI. Assegnato al fronte di Huesca combatte a Monte Pelato. Ferito da schegge al braccio destro sul fronte di Huesca, il 31 gennaio 1937 (secondo altri il 12) Cosimo Pirozzo lo soccorre e si offre di trasportarlo all’infermeria da campo. Lì Pirozzo mentre cerca di prestare soccorso ai feriti che si trovano in una tenda, viene centrato in pieno da un colpo d’artiglieria e muore sul colpo. Talarico è ricoverato in ospedale a Barcellona e rientrerà al fronte verso la fine del 1937. Poi dopo il ritiro dei volontari internazionali deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, rientra in Francia nel febbraio 1939. Internato a Saint Cyprien e poi ad Aràs, nei pressi di Perpignano. Evaso dal campo raggiunge New York nel maggio 1939, e viene fermato ad Ellis Island da dove il 18 maggio 1939 scrive alla madre. Ottiene un visto dal console cileno un visto per il Cile, e con un gruppo di 14 ex combattenti di Spagna, si porta col piroscafo “Santa Lucia” a Valparaiso dove si trovano alcuni parenti. All’arrivo sono accolti dal sindaco comunista della città, Pacheco, che si interessa personalmente di sbrigare le formalità di sbarco. Il 23 giugno 1939 scrive alla madre dall’Albergo “Nueva Italia” di Valparaiso, dove ha trovato una sistemazione provvisoria, raccontando che si trova non lontano dallo zio Antonio e che ha intenzione di cercare lavoro ed una abitazione. Trova infatti lavoro in una fabbrica di dolciumi e decide di rimanere in Cile anche se lo zio Antonio gli propone di trasferirsi con lui in Argentina. Negli anni prosegue la sua attività nei movimenti anarchici. Nel 1977 torna in Francia a Parigi per poi raggiungere il figlio stabilendosi a Grigny (Essone). Ignota da data di morte.