Potenza Nicolò di Luigi e Longo Anna, nato il 14 febbraio 1903 a Leonforte (Enna). Comunista. Il padre è medico chirurgo e sindaco della cittadina. Tra il 1919 ed il 1922 svolge attività politica tra i lavoratori del suo paese. Completati gli studi liceali si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Roma operando nel gruppo degli studenti socialisti e poi in quelli comunisti, diventando segretario del Circolo Universitario Romano di Cultura Sociale, che ha scopo di diffondere le idee comuniste. Ottenuta la laurea, è schedato dalla polizia subisce varie perquisizioni. Nel 1927 è insegnante di filosofia al liceo scientifico di Udine, Chiamato alla leva militare è assegnato al 30. Reggimento Fanteria di stanza a Nocera Inferiore. Nel 1929 mentre insegna filosofia al liceo “Umberto” di Roma viene sottoposto ad ammonizione ed iscritto nella Rubrica di Frontiera come comunista da vigilare. Decide allora di allontanarsi e nel maggio 1929 tenta di imbarcarsi a Livorno sul postale diretto a Bastia e porto Torres, dichiarando di voler raggiungere a Sassari una sua vecchia fiamma. Essendo inserito nella Rubrica di Frontiera viene respinto, per cui si reca presumibilmente a Civitavecchia da dove raggiunge la Sardegna. Giunto a Sassari riparte per Tempio Pausania dove incontra l’avvocato Antonio Sotgiu, in compagni del quale ritorna a Roma. Al rientro viene arrestato per infrazione all’orario prescritto nell’ammonizione. L'anno successivo espatria clandestinamente e nel febbraio 1930 è a Basilea in Svizzera, dove svolge attività antifascista. Nel febbraio 1937 giunge a Barcellona dove si ferma fino alla fine della guerra. Nel 1937 pubblica una raccolta di versi ispirati alla guerra di Spagna. Si tratta dei “Canti di Spagna” pubblicati a Parigi dalle Edizioni dei Garibaldini”. Una sua poesia dal titolo " Marciano sulla rambla gli operai…” è pubblicata sul giornale del Battaglione Garibaldi “Noi passeremo”, numero 4 del 30 marzo 1937: “Rulla, rulla, tamburo, a Barcellona! Rulla, tamburo, sulla Rambla, rulla! Cedi il passo un momento, bella Rambla dei fiori, fiorita come Trinità dei Monti, come un’aiuola della Conca d’Oro, palpitante, nel solé di febbraio, di mattutine viole, i rosei rami di fiori di pesco! Cedi il passo, per ora: rifiorirai domani, dopo la pace, dopo la vittoria, per la gioia degli occhi d’un popolo vittorioso e libero, bella Rambla dei fiori. E tu, tu sgombra, ecclissati, Rambla notturna dai profumi equivoci, sgargiante Rambla dei caffè di lusso, dei prostituti e delle prostitute che speran sopravvivere incoccardandosi di rosso e nero!, invereconda Rambla del passato, scompari, tu, inabissati. Rulla il tamburo, squillano le trombe, (i señoritos—pfui!—sono scomparsi); marciano sulla Rambla gli operai; marciano al passo, inquadrati, per tre. Dalla vostra favilla, o metallurgici della "General Motors", la fiamma divampò: son diecimila, ventimila stasera, dopo il lavoro, usciti fuori da tutte le fabbriche, usciti fuori da tutti gli uffici, gli uomini del lavoro che s’addestrano, che diventan soldati: ecco: è l’esercito. popolare che nasce! Tu sei bella stasera, Barcellona: sei bella della tua bellezza eroica del tuo superbo diciannove luglio. Marcia al passo dei tuoi saldi plotoni d’operai-soldati, Nell’epopea di Spagna, per la nostra vittoria, scrivi il tuo nome, Barcellona, a fianco al luminoso nome di Madrid!” Opera come speaker delle trasmissioni in italiano a Radio Barcellona, sostituendo Velio Spano spostatosi a Madrid, portandosi poi a dicembre 1937 con lo stesso incarico a Radio Madrid, dove parla nelle trasmissioni illegali del Partito Comunista Italiano (Radio Milano), posto che occupa fino a giugno 1938, quando decide autonomamente di abbandonare Madrid e rientrare a Barcellona, lasciando la radio priva del suo speaker per due mesi. Criticato dal Partito per il suo operato ritorna in Francia, dove è espulso dal Partito Comunista. Tenta allora di rientrare in Italia dalla Francia, ma è arrestato al confine di Bardonecchia il 16 ottobre 1939. Tradotto a Roma gli viene applicata la condanna a due anni di reclusione emessa il 6 giugno 1938, per espatrio clandestino e contravvenzione all’ammonizione ed internato a Manfredonia (Foggia). Prosciolto all’appello per prescrizione è liberato nell'ottobre 1940. Ritorna Leonforte, sotto stretto controllo poliziesco e poi si sposta a Piediripa (Macerata) e Civitanova Marche. Deputato nella prima legislatura del Parlamento siciliano nel gruppo “Blocco del Popolo” con 12274 voti di preferenza su 34569 di lista (35.51 %). Muore il 14 giugno 1965.