Pollastrini Elettra di Guido e Arceri Giuseppa, nata il 15 luglio 1908 a Rieti. Operaia, comunista. La famiglia, che dispone di modeste possibilità economiche, lascia Rieti quando Elettra ha due anni di età trasferendosi prima ad Ancona e poi, nel 1920 a La Spezia. Questi cambi di residenza sono dovuti ai trasferimenti del padre, impiegato delle Poste e Telegrafi. A La Spezia Elettra frequenta una scuola tecnica, ma quando muore il padre, nel 1924, emigra con la madre in Francia, stabilendosi a Parigi. Le due donne raggiungono il rispettivo figlio e fratello Guido che, in quanto militante del Partito Socialista Italiano, era emigrato in precedenza per sottrarsi alle persecuzioni politiche ed alle squadracce fasciste. A Parigi Elettra lavora come operaia alle Officine Renault: l'ambiente di fabbrica favorisce il suo avvicinarsi alla militanza politica. Partecipa ad una grande manifestazione contro i tagli del personale decisi dalla direzione aziendale. Viene segnalata e, di conseguenza, licenziata. Fino al 1930 non smette però di lavorare, poiché trova occupazione in altre fabbriche. Occasionalmente trova anche un impiego come correttrice di compiti in lingua italiana presso l'Ecole Universelle par Correspondance. In questo periodo ha conosciuto Virgilio Marchetto, futuro tenente della Brigata Garibaldi in Spagna, suo compagno nella vita. In questo periodo si avvicina alle organizzazioni comuniste, ma partecipa con continuità anche agli incontri che si verificano nella cerchia dei Nitti (in particolare dell'ex Primo Ministro italiano Francesco Saverio). Elettra assume ruoli sempre più importanti, anche dirigenti, in particolare nelle organizzazioni femminili comuniste. Entra a far parte della "Lega Femminile Internazionale per la pace e la libertà" partecipando al Congresso Femminile contro il Eascismo e, nel 1934, si iscrive al Partito Comunista Francese ed al P. C. d I. In questa prima parte degli anni Trenta interviene a congressi, riunioni, conferenze, che si tengono a Parigi, e diventa redattrice del settimanale "La Voce degli Italiani" (firma i suoi articoli con lo pseudonimo "Myriam") che diffonde dalle 150.000 alle 200.000 copie tra gli emigrati italiani in Francia; frequenta un corso di leninismo. Nel 1936 le autorità francesi la dichiarano indésirable (indesiderabile) e le ordinano di lasciare la Francia. In quello stesso anno si accresce il suo ruolo nell'antifascismo italiano con i suoi interventi ai Congressi internazionali contro la guerra in Abissinia tenutisi a Parigi, Marsiglia, Barcellona. Allo scoppio della guerra civile spagnola Elettra si impegna immediatamente per raccogliere denaro, indumenti medicinali e sigarette per sostenere la lotta del popolo spagnolo e tenere alto il morale dei combattenti repubblicani. Nel 1937 si trova per lunghi periodi in terra di Spagna sia per organizzare l'attività di raccolta di aiuti, che per incontrare il suo compagno. Nel dicembre dello stesso anno partecipa in qualità di delegata della "Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà" al Congresso delle Donne Spagnole che si tiene a Barcellona, dopo di che torna in Francia. Elettra riprende la sua attività di collaborazione a "La Voce degli Italiani" e di attivista nei Comitati Femminili dell’Unione Popolare Italiana (U. P. I.), ma nel settembre 1939, iniziata la seconda guerra mondiale, è arrestata e rinchiusa nel carcere femminile della Roquette di Parigi, poi internata nel campo di concentramento di Rieucros (Lozère): qui rimane fino al gennaio del 1941. Nel campo conosce molte compagne impegnate tra cui Teresa Noce. Tradotta alla frontiera italiana, sulla base delle condizioni indicate nell'armistizio franco-italiano sottoscritto dal governo collaborazionista francese di Vichy, è consegnata alle autorità fasciste italiane, che la conducono nel carcere di Rieti, dove, il 10 marzo 1941, viene interrogata. Per la sua attività antifascista subisce da parte della Commissione Provinciale reatina il provvedimento di ammonizione. Ma Elettra, seppur sorvegliata, riprende l'attività politica clandestinamente. Nell'autunno del 1943 è arrestata dalla polizia politica tedesca. Nel successivo gennaio è condannata, da un tribunale militare tedesco, alla deportazione in Germania. Detenuta nel carcere di Aichach, sconta venti mesi di lavori forzati. Rimane in detenzione fino all'arrivo degli Alleati. Dopo la fine della seconda guerra mondiale ritorna in Italia e ricopre importanti incarichi istituzionali. E’ Consultrice Nazionale e Deputata alla Costituente quale rappresentante del P.C.I. eletta deputata sia nel 1948 che nel 1953 nel Collegio di PerugiaTerni-Rieti (XIX Collegio Elettorale). È anche assessore all'Assistenza nel Comune di Rieti. Nel 1958 il P. C. I. la invia in Ungheria e per cinque anni lavora nella redazione di Radio Budapest. Dal 1963 in poi abbandona qualsiasi attività politica. Muore a Rieti il 2 febbraio 1990.