Bardina Carlo di Antonio e Balocco Luigia, nato a Camerana (Cuneo). Di professione meccanico, da giovane passa attraverso l’intera trafila delle organizzazioni giovanili del regime fascista (dai Balilla ai Fasci Giovanili di Combattimento). A Camerana e nel circondario è considerato allora una “compagnia non troppo raccomandabile” (già da giovanissimo era solito girare armato), irrequieto e fascista convinto. Si trasferisce con la famiglia nella vicina Cengio (Savona) dove il padre é operaio alla Sipe (la Società italiana prodotti esplodenti). Nel 1935 viene riformato alla visita di leva poiché affetto da un serio problema cardiaco, evento che gli causa una delusione cocente, Bardina tenta ancora di farsi arruolare. Presenta svariate domande da volontario per l’Africa Orientale (nel 1935) o per la Spagna franchista (nel 1936), che cadono nel vuoto per la mancanza attestazione di sana e robusta costituzione. Nel dicembre del 1936 si attiva per ottenere dalla Regia Questura savonese un passaporto turistico per la Francia e un mese dopo attraversa il confine francese. Dopo una breve sosta a Marsiglia (Bouches-du-Rhône), prosegue direttamente per la Spagna e in poco tempo arriva a Figueras (Catalogna) e successivamente alla base di Albacete (Murcia). Qui deve sostare per qualche giorno in attesa di inquadramento. Il dirigente comunista vercellese Antonio Roasio, commissario politico della base, lo sorveglia per diversi giorni, ritenendolo un possibile infiltrato dell’Ovra. Dopo averlo valutato per una decina di giorni ed averne intuito le motivazioni, alla fine Roasio gli da via libera ed il giovane fascista italiano é incorporato nel Battaglione italiano Garibaldi. Combatte nella battaglia del Jarama (7-22 febbraio del 1937), dov’è ferito in combattimento al braccio sinistro a Morata de Tajuña. Ciò contribuisce a dissipare larga parte le diffidenze sul suo conto. Nemmeno un mese dopo, subisce un’altra ferita in combattimento a Guadalajara (8-23 marzo del 1937) e proprio contro le Camicie Nere italiane del Ctv (Corpo truppe volontarie). Questa volta riceve addirittura la promozione al grado di Alferez (sottotenente). Nell’aprile del 1937 l’Ufficio Contro Spionaggio del CTV segnala all’Ovra la presenza in Spagna di Bardina e viene di conseguenza iscritto nella Rubrica di frontiera per l’arresto e nel Bollettino dei ricercati, supplemento sovversivi (Schedina n. 998/937). La conferma della presenza del giovane fascista piemontese in Spagna dalla parte repubblicana (cfr.Ministero dell’Interno, 30.11.1937) è anche all’origine del trasferimento del padre di Bardina dalla Sipe di Cengio (ovviamente militarizzata) ad un più anonimo stabilimento di Cogoleto (Genova). Nel frattempo, il giovane sottotenente è entrato a far parte della 12. Brigata Internazionale Garibaldi, da metà giugno impegnata nei durissimi combattimenti di una sfortunata offensiva sul fronte di Huesca (Aragona); nell’occasione é nuovamente ferito in azione, ciò che gli vale la promozione a tenente. Ricoverato in un ospedale Lérida e poi nel convalescenziario delle Brigate Internazionali di Benicàssim (Levante), torna in linea verso fine di agosto in Aragona, quando combatte la battaglia di Belchite, (sul fronte di Saragozza) col grado di capitano di un reparto di blindati che lui stesso ha contribuito a progettare. Ferito una quarta volta (ancora ancora ad un braccio) nel novembre del 1937, probabilmente nella battaglia di Fuentes de Ebro (Aragona), ottiene una licenza di convalescenza da trascorrere in Francia. Raggiunge Marsiglia, dove dispone di conoscenze amicali o parentali e vi soggiorna per la durata della licenza. Al momento di dover rientrare in Spagna Bardina decide di disertare ed il 22 gennaio del 1938 si consegna al Regio Consolato d’Italia di Marsiglia. Viene subito imbarcato ed il giorno successivo è già a Genova, dove viene portato nella sede della Regia Questura. Sottoposto a pesante e violento interrogatorio Bardina racconta una storia fantasiosa su un ingresso in Spagna per errore. Confessa anche un delitto mai commesso, quello di aver ucciso a Morata de Tajuña (a fine di febbraio del 1937) un compatriota, il volontario italiano Erasmo Ferrari, caduto invece il 5 aprile 1937, mentre cercava di portare in salvo un compagno, Joseph Ahmed Din, garibaldino di nazionalità abissina, rimasto gravemente ferito davanti alle trincee nemiche. Non viene creduto viene considerato un traditore. Il 16 marzo la Commissione provinciale cuneese per il confino di polizia gli assegna 5 anni di confino nel Mar Adriatico, nell’arcipelago delle Isole Tremiti, aggiungendo che una volta scontata la pena questa è da considerarsi prolungata fino alla fine della guerra. Dalle Tremiti verrà poi trasferito a Ventotene, in condizioni di salute sempre più precarie, a causa della cardiopatia, altri malanni correlati al clima, malnutrizione e la quasi totale mancanza di cure. Dall’isola pontina Bardina inoltra al Ministero dell’Interno l’atto di sottomissione e la domanda di grazia, in cui dichiara di sottomettersi incondizionatamente al Regime, accennando alle sue condizioni di salute ed ai sempre più frequenti attacchi cardiaci, ma assicurando una condotta talmente irreprensibile da rendersi degno del perdono ottenuto. Le autorità di regime non solo non gli concedono il perdono. Scontata interamente la condanna al confino il 22 gennaio del 1943 il regime decide di trattenerlo sull’isola fino alla fine della guerra. All’inizio di agosto del 1943, poco dopo la caduta di Mussolini e del fascismo torna in libertà e risa- le faticosamente la penisola in guerra. Raggiunta in qualche modo Cogoleto e la casa paterna, rimane un paio di mesi in famiglia nel tentativo di ritemprare il fisico e il morale ammaccati da anni di frustrazioni, ferite, malattia, delusioni e privazioni. Poi sale in montagna: tra novembre e dicembre del 1943 è partigiano nella zona di Cairo Montenotte, nel distaccamento garibaldino Stella Rossa operante sull’Appennino savonese. Più avanti, nel 1944, é nella 16. Brigata Garibaldi “Perotti”: il suo nome di battaglia é “Álvarez” ed è evidente il richiamo all’epopea di Spagna. Sei mesi dopo il capo-squadra Bardina, con alcuni suoi compagni, attaccano la sede dell’Ammasso di Cortemilia e requisiscono il grano; lo stesso giorno al municipio di Pezzolo Valle Uzzone. il gruppo distrugge i documenti di leva, prima di doversi ritirare inseguiti dai tedeschi sopraggiunti improvvisamente Bardina, che s’era fermato qualche minuto per un saluto ad alcuni conoscenti, é sorpreso dai militari germanici ai margini dell’abitato di Castelletto Uzzone (Cuneo): lo scontro a fuoco pare inevitabile, “Álvarez” cerca di ritirarsi combattendo e poi di nascondersi, ma viene tenacemente inseguito e stanato con le bombe a mano. Cade combattendo il 19 giugno del ’44. Alla sua memoria viene intitolato un Distaccamento della 16. Brigata Garibaldi Generale Perotti.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata al luglio 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio INSMLI – Milano (fondo Aicvas, busta 11, fascicolo 72), Archivio Istituto Storico Regionale “Parri”. Archivio del Comune di Camerana (Cuneo).Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 337, fascicolo 130981) ,Archivio Centrale dello Stato – Roma (Confinati Politici, busta 63)