Petacchi Giuseppe di Elia e Aldegonda Gianfranchi nato il 25 febbraio 1907 ad Avenza (Massa). Marmista, repubblicano poi anarchico. Nel 1927 è obbligato dai fascisti a munirsi di carta di identità ai sensi della nuova legge di PS. Nel 1929 gli viene negato il nulla osta per imbarcarsi sulle navi straniere per impedirgli di svolgere propaganda antifascista fra i marinai. Nell’aprile 1932 viene diffidato perché frequenta i sovversivi del posto e il 25 dello stesso mese viene sorpreso mentre tenta di convincere altri cavatori a rifiutare il nuovo contratto di lavoro, perché le paghe sono troppo basse. Ammonito nel giugno 1932 per attività antifascista perché in compagnia di Andrea Lucetti e Vera Bibbi e poco dopo il 30 giugno è condannato a tre mesi per contravvenzione dell'ammonizione. Emigra clandestinamente in Francia nel maggio 1934 passando dalla Spezia e Ventimiglia, insieme a Pilade Menconi e a Ivo Pieruccini e si stabilisce a Marsiglia, dove lavora con l’anarchico Celso Persici e partecipa alle attività della LIDU (Lega Internazionale per i Diritti dell'Uomo) e dell'Università proletaria. Il 29 settembre 1934 viene iscritto nel Bollettino delle ricerche per la misura di arresto, come "repubblicano già ammonito politico". Il 5 giugno 1934 è condannato a Marsiglia per aggressione a mano armato. Nell'ottobre 1935 è presente al congresso antifascista di Bruxelles. Arrivato in Spagna nell'agosto 1936, nel settembre 1936 si arruola nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri aggregata alla Colonna “Ascaso” della CNT-FAI e combatte a Monte Pelato. In una missiva alla moglie scrive fa emergere tutto il suo risentimento verso il regime italiano: «La lotta non la lasceremo, saremo sempre i giovani e gli attempati nelle lotte giuste […] Non è mia abitudine prendere per il naso, ma in quanto ai miei sbirri, con cuore bramerei prenderli per il collo». Gravemente ferito il 20 settembre 1936 mentre guida insieme a Giuseppe Gabbani e a Giuseppe Barberis un carro blindato che viene colpito da un obice sulla strada di Huesca, incendiandosi e ustionato, viene ricoverato a Barcellona. Il 3 novembre ’36 invia al fratello, residente in Italia, una missiva significativa: in poche righe riesce a sintetizzare il motivo del suo arruolamento, della sua presenza in Spagna: “…dalla lotta di posizione siamo passati all’attacco. Il cerchio stretto della capitale è spezzato, al nostro lato siamo fieri ed orgogliosi dei progressi fatti, perciò lascia che strillino i vari galoppini. Ventisei uomini armati e alimentati da grande passione di libertà e benessere non si faranno schiacciare facilmente. Se i mercenari non hanno vinto i primi giorni prendendo il popolo alle spalle e disarmato, devi convincerti che per loro è finita. Appena si scatenò la vergognosa e sanguinaria repressione dei generali felloni contro il popolo lavoratore, esso rispose dando prova di sacrificio e coraggio e pagine di storia consumando tutta la melma al di fuori della città. Alla prima scintilla non mancò di essere i primissimi, tanto che era sempre all’ordine del giorno la battaglia della strada. Sempre coraggio. Di cuore ti contraccambio i vostri saluti.” Nel dicembre 1936 è accasermato a Barcellona presso il Dock del porto e viene fotografato, insieme a Ciro Sparano e a Roberto Briganti, entrambi miliziani nella Colonna "Ascaso". Nel gennaio del 1937 rientra per qualche giorno in Francia, per tentare di arruolare altri volontari. In seguito passa nella compagnia mitraglieri del I battaglione Matteotti insieme ad Agostino Casati e Libero Battistelli. Ripara in Francia nel luglio 1937, probabilmente per evitare le repressioni che si abbattono su anarchici e POUM dopo i moti del maggio 1937, durante i quali viene assassinato Camillo Berneri, e che vedono la vittoria del governo. Si stabilisce a Parigi, da dove è espulso per decreto ministeriale l'8 agosto 1938, si sposta clandestinamente in Belgio e nel 1939 lavora come cavatore a Lustin e Tailfer. Internato in data imprecisata al Vernet. Nel giugno 1940 torna a Marsiglia dove si mantiene lavorando come sguattero. Nel marzo 1941 emigra a Città del Messico (secondo altra fonte nell'aprile 1941 risulta residente a Marsiglia e ospita Briganti Orlando), ma il 24 settembre 1943 rientra in Italia paracadutato dagli inglesi nella zona di Empoli (Firenze), per operare dietro le linee nemiche. Passato nella zona di Carrara per organizzare bande partigiane, poi nel Pisano, dal gennaio 1944 Emilio Lussu lo invia a combattere nel Mugello, nella 2° Brigata Carlo Rosselli compiendo audacissime azioni tra Pisa e Volterra. Comandante della seconda squadra della Sezione d’Assalto di Giustizie e libertà, partecipa infine alla battaglia per la liberazione di Firenze. Nel dopoguerra partecipa al III Congresso nazionale anarchico (Livorno 23-25 apr. 1949). Muore a Carrara il 2 giugno 1961.

Annotazioni: Scheda biografica che include dati raccolti da Ilaria Cansella e Francesco Cecchetti per la banca dati ISGREC sui volontari antifascisti toscani in guerra di Spagna: http://gestionale.isgrec.it/sito_spagna/ita/all_ita_details.asp?offset=300&id=2675 (URL consultata il 7 maggio 2021)