Pesce Giovanni di Riccardo e Bianchin Maria, il 22 febbraio 1918 nato a Visone (Alessandria). Operaio, comunista. Di famiglia modesta espatria in Francia, a sei anni e si stabilisce nella zona mineraria di Cèvennes, alla Grand Combe (Gard), dove la mamma rimasta ben presto vedova gestisce una mescita di vini. Inizia a lavorare a 11 anni come guardiano di mucche nella regione del Lozère e poi a 13 anni in miniera, dove resterà 5 anni. In un ambiente di operai di diverse nazionalità (italiani spagnoli, polacchi e balcanici) inizia ad interessarsi alla politica, aderendo nel 1931 alla JCF (Jeunesse Communiste Française) e nel 1935 al Partito Comunista Francese. Alla fine di ottobre del 1936, non ancora diciottenne, parte volontario per la Spagna repubblicana, raccontando una bugia alla madre, aggregandosi al gruppo di Guido Picelli. Alla frontiera pirenaica, controllata dagli anarco-sindacalisti della CNT-FAI, è inizialmente respinto a causa dell’evidentissima giovane età ed ha soltanto un documento di identità malamente contraffatto con la scolorina. Solo la delusione dipinta sul volto e le lacrime che iniziano a scorrergli sulle guance hanno ragione degli arcigni miliziani che controllano il confine. Alla fine riesce a commuoverli e lo lasciano passare. Da Figueras è indirizzato ad Albacete (Murcia), principale base logistica ed organizzativa delle Brigate Internazionali. Qui viene destinato alla 2. Compagnia del Battaglione italiano Garibaldi. Dal 13 novembre (giorno del fallito attacco al monastero fortificato in vetta al Cerro de los Angeles o Cerro Rojo), è presente in tutto il ciclo delle operazioni e combattimenti in difesa di Madrid ormai attaccata da tre lati. Combatte a Casa de Campo, a Pozuelo de Alarcon e alla Ciudad Universitaria; poi ancora a Boadilla del Monte, Majadahonda e Mirabueno, all’inizio di gennaio del 1937 nei combattimenti in cui muore Guido Picelli. Si mette in luce per coraggio e sangue freddo durante una carica della cavalleria mercenaria marocchina ad Arganda, in uno dei momenti topici della battaglia del Jarama (7-22 febbraio) ed è presente anche a Guadalajara, quando anche il Battaglione Garibaldi (con i superstiti delle unità della 11. Brigata Internazionale Hans Beimler) e reparti spagnoli della Juventud Socialista Unificada e della División Lister, affronta vittoriosamente in campo aperto le 4 Divisioni italiane del CTV (Corpo Truppe Volontarie), inviate in Spagna da Mussolini. Nel corso del 1937 si iscrive al PCE (Partido Comunista de España – Comité Provincial de Valencia). Alla costituzione della XII Brigata Internazionale Garibaldi fa parte del 1. Battaglione, con cui a metà giugno del 1937 partecipa alla offensiva di Huesca (Aragon), clamorosamente fallita. A metà luglio viene ferito una prima volta nel corso della battaglia di Brunete. Tornato al reparto, è nuovamente ferito a Farlete (Aragona) nel corso dell’autunno e fruisce di una licenza di convalescenza in Francia alla Grand Combe. Vi si ferma oltre tre mesi ed al ritorno in formazione trova la Brigata, reduce dai drammatici combattimenti nel settore di Caspe in Aragona, in corso di riorganizzazione e quasi pronta a schierarsi sul fronte dell’Ebro. Promosso tenente nel corso di quest’ultima battaglia, è ferito per la terza volta sulla Sierra de Caballs nella prima metà di settembre del 1938, nel corso della violentissima controffensiva dei franchisti sul fronte dell’Ebro. Dopo altre degenze in ospedale nel Convalescenziario delle Brigate Internazionali di S’Agaró Catalogna, arriva l’ordine del governo repubblicano di ritirare dai fronti i volontari internazionali. Avviato in un campo di smobilitazione, la situazione intanto precipita: cadono una dopo l’altra Lèrida e Tarragona ed il 26 gennaio Barcellona si arrende senza combattere ed inizia la ritirata verso la frontiera francese. Giovanni Pesce lascia la Spagna nel febbraio del 1939 per tornare alla Grand Combe, ma nell’aprile del 1940 decide di rientrare in Italia su invito del Partito. Inizia a lavorare alla FIAT, ma presto individuato è arrestato e detenuto a Torino. Deferito alla Commissione provinciale per il Confino di Polizia è assegnato a 5 anni all’isola di Ventotene, dove rimarrà quasi tre anni, fino alla caduta del regime fascista e oltre. Tornato in libertà il 28 agosto del 1943, nel corso dell’autunno è destinato dal Partito Comunista a Torino proveniente da Acqui, con il compito di riorganizzare i GAP (Gruppi d’Azione Patriottica) del capoluogo piemontese, scompaginati dopo le prime azioni guidate dal comunista Ateo Garemi e dall’anarchico Dario Cagno. A 25 anni, con il nome di battaglia di “Ivaldi”, insieme al commissario politico Romano Bessone, svolge questo incarico in modo molto aggressivo e straordinariamente efficace fino al giugno del 1944 quando, dopo la morte di Ateo Garemi, Pesce ormai individuato, deve lasciar Torino e raggiungere Milano. Giunto nel capoluogo lombardo vi opera con il nome di copertura di “Visone”, come comandante della 3. Brigata GAP “Egisto Rubini” fino alla Liberazione. Con e prima di lui operarono Carlo Camesasca (“Barbisun”), poi l’altro veterano di Spagna Egisto Rubini (“Rossi”), autore dell’audace e riuscito attentato al Federale fascista Aldo Resega, poi ancora Alighiero Bonciani “Nano” (anch’egli veterano di Spagna, caduto nella lotta). Poi, finalmente Pesce e va infine ricordato anche Luigi Campegi ”Alberto”, ultimo comandante dei gappisti milanesi dopo che alcune leggerezze di Pesce, del Partito e del Comando gappista nei confronti del provocatore Arconati avevano messo in serio pericolo la sopravvivenza stessa dell’organizzazione gappista. Nel 1947, in Piazza Duomo nell’anniversario della Liberazione, è Terracini ad appuntare sul petto di Giovanni Pesce la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Nella motivazione della Medaglia d'oro, si legge tra l'altro: "Ferito ad una gamba in un'audace e rischiosa impresa contro la radio trasmittente di Torino fortemente guardata da reparti tedeschi e fascisti, riusciva miracolosamente a sfuggire alla cattura portando in salvo un compagno gravemente ferito... In pieno giorno nel cuore della città di Torino affrontava da solo due ufficiali tedeschi e dopo averli abbattuti a colpi di pistola, ne uccideva altri due accorsi in aiuto dei primi e sopraffatto e caduto a terra fronteggiava coraggiosamente un gruppo di nazifascisti che apriva intenso fuoco contro di lui, riuscendo a porsi in salvo incolume... ". Nel dopoguerra Pesce ritorna dalla Valle Olona sposa “Sandra”, Onorina Brambilla, staffetta del periodo clandestino sopravvissuta alle torture delle SS e destinata alla deportazione da cui scampa fortunosamente in extremis, che Pesce aveva conosciuto durante l’attività partigiana a Milano. Si stabilisce a Milano dove è nominato presidente dell’ANPI. Dopo l’attentato a Palmiro Togliatti il 14 luglio 1948, è richiamato a Roma come responsabile della sicurezza dei più alti dirigenti nazionali del Partito. In seguito rientra a Milano dove è eletto più volte consigliere comunale. Presidente di una grande cooperativa di vigilanza anticrimine è membro del Comitato federale del PCI di Milano. Membro della Fratellanza ex Garibaldini di Spagna, è fra i fondatori dell’AICVAS (Associazione Italiana Combattenti Antifascisti di Spagna), di cui è presidente negli ultimi suoi anni di vita. Dopo lo scioglimento del PCI aderisce al PRC (Partito della Rifondazione Comunista). Per molti anni è membro della Direzione Nazionale dell’ANPIA. E’ autore di diversi libri tra cui “Un garibaldino in Spagna”, “Soldati senza uniforme”, poi ristampato in versione aggiornata con il titolo, “Senza tregua, la guerra dei Gap”, “Quando cessarono gli spari” e “Il giorno della bomba”. Muore a Milano il 27 luglio del 2007.

Annotazioni: Scheda basata sulla biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata a maggio 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio INSMLI – Milano (Fondo Aicvas, busta 44, fascicolo 170). Archivio ISR.AL (Fondo UPI) – Alessandria, Archives BDIC–Nanterre (MFM 880/37, Brigades Internationales, Fonds 545/1-50 e 545/472-3, Archivio Centro Studi “Piero Gobetti” – Torino (Video-intervista del 13.02.1975). Una sua biografia è presente nel documento RGASPI. F. 545. op. 6. D. 488