Peruzzi Armando di Amedeo e Pasqualini Caterina, nato a Terni il 29 agosto 1905. Nel settembre 1906 si sposta con la famiglia a Pontedecimo (Genova) e successivamente a Imperia Oneglia dove il padre trova lavoro nella ferriera ILVA. Appena è in grado di farlo, lavora come manovale; successivamente, come antifascista, emigra in Francia a Tolone (Var). A Tolone è operaio in una impresa edile. Insorto l'esercito fascista in Spagna, a fine marzo 1937 accorre in difesa della Repubblica democratica spagnola. Lasciato il lavoro, si arruola volontario nelle Brigate Internazionali. Probabilmente per un certo periodo ritorna in Francia, a Parigi, da dove il 30 gennaio 1938, insieme al fratello Luigi, scrive una cartolina illustrata al padre; cartolina che viene sequestrata dai carabinieri perché Armando risulta schedato dall'OVRA. Nuovamente in Spagna, è incorporato nella Compagnia mitraglieri del 4. Battaglione, 12. Brigata Internazionale Garibaldi. Nella prima decade di ottobre 1937 è in Aragona con la Brigata. Dal 24 agosto al 12 ottobre, dopo la battaglia di Belchite e la iniziale sconfitta, i fascisti si trincerano con capisaldi in cemento armato, dopo aver trasportato su questo fronte molte truppe e cannoni. La città di Saragozza è ben guardata da loro. In relazione a questi frangenti, Armando, che si trova al fronte, esprime un giudizio negativo sulla situazione: " Per espugnare queste posizioni, sarebbe occorso ben altro che un attacco frontale condotto da una sola Divisione”. Infatti le posizioni del nemico non verranno mai espugnate nonostante i vari attacchi dei repubblicani. Quando il generale Franco scatena la grande offensiva fascista in Aragona dall'8 marzo al 18 aprile 1938, il 18 marzo 1938 , verso Caspe cadono nel combattimento Armando Peruzzi (al suo primo combattimento), Benvenuto Sabato, Attilio Strazzi, Rocco Viggiani. Arnaldo Ferro racconta: " ...Un mattino i fascisti riuscirono a passare il fiume Guadalupe sul nostro fianco sinistro, penetrando nelle posizioni tenute dai compagni francesi. Ci trovavamo in una vallata ed eravamo minacciati di fronte e di fianco. Passò Peruzzi presso la mia buca, che mi ero scavata con l'elmetto in mancanza di altri attrezzi; era, Armando, carico di munizioni che stava portando presso la sua mitragliatrice; mi chiamò e con il solito suo buon umore mi disse: Ferro, cattivo mestiere la guerra. Mezz'ora dopo giunse un combattente, strisciando a terra, a darmi la cattiva notizia che Peruzzi, ferito gravemente dallo scoppio di una granata nella parte bassa del corpo che gli aveva troncato le gambe, era deceduto Alla morte di Armando Peruzzi assiste il garibaldino imperiese Giuseppe Cassini, suo compagno di lotta.