Perrone Vincenzo di Leonardo e Paduli Antonietta, nato il 25 gennaio 1899 a Salerno. Ferroviere, anarchico. Nel luglio 1917, pur essendo orfano di padre funzionario statale, si arruola nel corpo dei bersaglieri ciclisti e dal dicembre successivo combatte nella 1. Divisione d’assalto, partecipando alle battaglie del Piave e di Vittorio Veneto. Dopo l’armistizio è inviato col suo reparto in Tripolitania e il 20 febbraio 1919 prende parte all’operazione di Misurata, terminata coll’armistizio imposto ai ribelli libici. Rientrato in Italia il 3 agosto 1919, è congedato il 20 dicembre 1920, ottenendo la croce di guerra per i servizi prestati. Rientrato in Italia il 3 agosto 1919, si iscrive alle sezioni Combattenti ed ex Arditi di guerra di Salerno. Manovale nelle ferrovie dello Stato, partecipa ad alcuni scioperi della categoria e dopo essere stato trovato in possesso di stampati della IV Internazionale viene licenziato nel 1923 per rappresaglia politica. Il 29 aprile 1925 è arrestato insieme ai comunisti. Gaetano De Chiara e Mario Napoli mentre affigge dei manifesti con l'immagine di Giacomo Matteotti, ucciso l'anno prima, inneggianti al 1° Maggio. La prefettura di Salerno lo ritiene membro del movimento antifascista “Italia Libera”. Nel mese di ottobre 1925 si trasferisce a Milano dove alloggia presso il sovversivo salernitano Gerardo Landi e poi presso il sarto anarchico Alfonso Leccioli. Nel luglio 1926 tenta di espatriare clandestinamente in Francia, ma viene fermato a Ventimiglia e tradotto a Milano da dove è rimandato a Salerno. Il 27 novembre 1926, il giorno successivo all’emanazione delle leggi speciali, la Commissione Provinciale di Salerno lo assegna a 5 anni di confino sull’isola di Favignana (Trapani). Il 24 marzo 1927 viene trasferito all’isola di Ustica. Il 26 agosto 1927 è accusato di oltraggio agli agenti di custodia, tradotto al carcere di Trapani e condannato a 20 giorni di prigione. Più volte accusato di resistenza, disobbedienza e violazione agli obblighi del confino in quanto risulta ricevere aiuti finanziari dai comunisti. Per questo viene tradotto al carcere dell’Ucciardone a Palermo e poi a Regina Coeli a Roma. Deferito al tribunale Speciale per ricostituzione del disciolto Partito Comunista è infine assolto e riportato ad Ustica. Trasferito all’isola di Ponza chiede e ottiene di essere mandato a Lipari per lavorare al sostegno dell’anziana madre, raggiungendo l’isola il 22 marzo 1929. Il 18 agosto 1929 rientra a Salerno con una licenza di 10 giorni che gli viene concessa per assistere la madre in fin di vita. Rientrato a Lipari riceve numerose condanne disciplinari e partecipa tra l’altro all’evasione dall’isola di Emilio Lussu, Carlo Rosselli e Francesco Nitti il 27 luglio 1929. Liberato il 29 febbraio 1932 avendo espiato la condanna, rientra a Salerno. Di nuovo arrestato il 9 marzo 1933, sconta ancora 4 mesi di carcere per una condanna legata al confino. Espatria clandestinamente in Francia l'8 dicembre 1933 attraverso la frontiera svizzera portandosi poi a Marsiglia. Stabilisce contatti con la LIDU (Lega Internazionale per i Diritti dell’Uomo) e con personalità di diverse convinzioni politiche antifasciste, da Carlo Rosselli a Mario Angeloni, da Emilio Lussu a Gino Bibbi. In Italia è inserito nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento di fermo. Il 3 marzo 1934 Perrone raggiunge la Tunisia ed inizia a frequentare gli anarchici e gli antifascisti residenti a Tunisi. Si presenta in Consolato per chiedere un passaporto che gli viene negato ed è inserito nella lista dei potenziali attentatori. Successivamente, il 28 maggio 1934, il passaporto gli viene comunque rilasciato per meglio sorvegliare i suoi spostamenti. Il 10 agosto parte da Tunisi per Marsiglia, raggiungendo poi Parigi, dove frequenta la Concentrazione Antifascista. Nell’agosto del 1936 parte da Parigi per la Spagna con altri due anarchici, Mario Frazzoni e Luigi Trapasso. Dopo un breve addestramento nella caserma Bakunin di Barcellona si arruola nel primo scaglione della Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI. Il 19 agosto 1936 la Colonna Ascaso lascia Barcellona tra due ali di folla per raggiungere il fronte d’Aragona nella zona di Vicien. La Sezione Italiana giunta al fronte il 22 agosto è formata da 150 combattenti di cui 80 anarchici, 20 giellisti ed il resto repubblicani, socialisti e comunisti e fornita, con uno sforzo organizzativo dei dirigenti catalani, di 4 mitragliatrici, muli e fucili. Si attesta di fronte alle posizioni franchiste di Huesca e Almudevar su un monticello a cui Mario Angeloni da il soprannome di Monte Pelato in ricordo di un’altura di Lipari. All’alba del 28 agosto 1936 i franchisti forti di 700 uomini circa, con mitragliatrici, autoblinde, e una batteria, sferrano l’attacco sul fianco sinistro, il più sguarnito. E’ il primo scontro tra volontari italiani e franchisti spagnoli. Alle 9 del mattino l’attacco è respinto con gravi perdite del nemico. Perrone che serve la terza mitragliatrice è colpito da una pallottola di mitraglia al capo che perfora l’elmetto, morendo sul colpo. Insieme lui cadono altri volontari italiani che verranno tutti seppelliti in giorno successivo nel cimitero di Vicien, alla presenza di Carlo Rosselli, mentre due trombe suonano l’Internazionale. A Perrone viene intitolata la terza squadra comandata dal repubblicano Cristofaro Dall’Amore. Sul numero di Giustizia e Libertà del 25 settembre 1936 apparve un lungo necrologio di Vincenzo Perrone, uno dei caduti. «Aveva 37 anni ed era anarchico. Aveva imparato a battersi nelle trincee del Carso. A smobilitazione avvenuta, questo generoso salernitano, s’impegnò a fondo – come tanti altri generosi suoi colleghi ferrovieri – nella lotta contro il fascismo nascente. E perseverò anche quando il fascismo trionfante minacciava delle sue vendette gli irriducibili avversari del nuovo regime. Pagò il fio del suo nobile perseverare: Mussolini lo fece deportare nelle isole scellerate. Appena liberato esulò in Francia, ché, per un par suo, non c’era più aria nel bello italo regno». I caduti di Monte Pelato verranno commemorati a Parigi nella Sala Chope di Strasbourg il 28 agosto 1937 con Aldo Garosci tra i relatori.