Perissino Corrado di Antonio ed Elvira Flavia, nato l’11 dicembre 1914 a Venezia. Anarchico. Di professione pittore. È il più giovane dei tre fratelli Perissino, tutti antifascisti. Nel 1930, emigrato con regolare passaporto in Francia con il padre Antonio. All’inizio si stabilisce a Nanterre sur Seine dove un anno prima si è stabilito Aldo e successivamente segue il padre in vari comuni intorno Parigi, prendendo contatto con la comunità anarchico. Nel 1935 un’informativa della polizia riferisce che Perissino trova a Parigi col fratello Aldo e, pur senza praticare particolare attività politica, professa pubblicamente sentimenti libertari ed antifascisti. Viene pertanto iscritto in Rubrica di Frontiera e nel Bollettino delle Ricerche. Nell’agosto del 1936 Perissino parte per combattere in Spagna contro i fascisti e giunge a Barcellona assieme al fratello Aldo. Entrambi vengono arruolati nella colonna italiana comandata da Carlo Rosselli che fa parte colonna anarchica Ascaso operando sul fronte di Huesca. Il fratello Aldo resta gravemente ferito in combattimento e muore in ospedale il 4 aprile 1937. Corrado, dopo la militarizzazione delle milizie, viene arruolato nella Brigata Garibaldi, ma alla fine del 1937 lascia la Spagna per una licenza, raggiungendo il padre a Montreuil sur Bois e riprendendo a lavorare come pittore. Nel giugno 1938 viene espulso dal governo francese per essersi rifiutato di giurare lealtà alla Francia e giunge a Bruxelles (Belgio). Nel maggio del 1940 è arrestato dalla polizia e consegnato alle autorità militari francesi. Nella città di Abbeville rischia la fucilazione perché considerato, assieme ad altri italiani, una spia. L’intervento di un ufficiale francese, dopo che 21 dei suoi compagni vengono passati per le armi, impedisce la sua esecuzione. Avviato a Rouen e successivamente a Caen, nel giugno del 1940 viene fermato dai tedeschi che hanno occupato la Francia, trasferito a Bruxelles e da lì instradato in Italia. Arrestato alla frontiera viene condannato al confino da scontare sull’isola di Ventotene per aver combattuto con i miliziani rossi. Alla caduta del fascismo nel settembre del 1943 è deportato al campo di concentramento di Renicci di Anghiari (AR). Al termine della guerra riprende l’attività politica, stabilendosi definitivamente in Belgio. Muore a Bruxelles il 17 dicembre 1981.