Perini Giulio di Alfonso e Ulivieri Veridiana (o Silvia), nato il 16 marzo 1907, a Rosignano Solvay (Livorno). Falegname, socialista. Nel 1927 aderisce al gruppo anarchico fondato a Cecina da Arnaldo Menicagli. L’ 11 novembre è arrestato perchè trovato in possesso durante una perquisizione in casa di materiale libertario. Incarcerato a Livorno viene denunciato al Tribunale Speciale e tradotto a Roma. Condannato a un anno di carcere con sentenza n.98 del 21 settembre 1928 il 12 maggio 1928 per “ricostituzione di associazione disciolta e cospirazione”. Espiata la pena è rilasciato, ma di nuovo arrestato dopo pochi giorni. Emigra clandestinamente il 10 agosto 1933 in Corsica dove si stabilisce a Bastia e frequenta ambienti comunisti. Nello stesso anno viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera. Promotore del Fronte Unico Antifascista in Corsica si trasferisce a Nizza dove con l’aiuto della LIDU (Lega Internazionale per i Diritti dell’Uomo”) e dei comunisti trova un lavoro in una falegnameria. Condannato a Livorno a 3 anni per espatrio clandestino, si iscrive al Partito Socialista Italiano di Nenni e poi rientra in Corsica ad Ajaccio, dove è coinvolto in tafferugli contro alcuni fascisti italiani. Il 28 ottobre tenta con altri antifascisti di occupare il consolato di Ajaccio per impedire la celebrazione del XIII anniversario della marcia su Roma. Minacciato di espulsione ripara a Marsiglia. Fermato dalla polizia fa perdere le sue tracce fuggendo a Nizza, ma il 5 febbraio 1935 è colpito da decreto di espulsione a cui non ottempera e il 12 febbraio 1936 è per questo arrestato. Rilasciato il 2 aprile passa in Belgio stabilendosi a Bruxelles. Il 26 luglio ascolta alla Casa del Popolo la relazione di Luigi Longo sul Fronte popolare. Allo scoppio della guerra civile parte per la Spagna il 12 agosto 1936 con la seconda squadra del PSI e si arruola nella Colonna Carlo Marx (detta anche Colonna Trueba-Del Barrio dal nome dei suoi dirigenti), organizzata dal PSUC (Partido Socialista Unificado de Cataluña) e dall’UGT (Union General de Trabajadores), che include numerosi volontari internazionali. Dai compagni è soprannominato "Il Rosso", per il colore dei capelli e per le idee politiche. "Dopo un breve addestramento alla caserma “Carlos Marx”, raggiunge il fronte insieme a Paolo Comida ed Ennio Tofoni e si occupa inizialmente del ripristino delle linee telefoniche. Impegnato nei combattimenti di Lèrida, dimostra grande abilità nel lancio di bombe a mano. Viene ferito ad un piede all’eremo di Santa Quiterìa e dopo la morte della compagna spagnola Carmen, si aggrega il 12 ottobre del 1936 nel Battaglione Garibaldi (4. compagnia). Ferito nuovamente in modo non grave nei combattimenti della Città Universitaria di Madrid. Di nuovo al fronte è colpito alla bocca da due pallottole a Pozuelo de Alarcòn, mentre tenta con Marcello Rossi, Enrico Egiziani e Pietro Pizzolato che cadono con lui, di recuperare il corpo di Mario Pezzali e spingerlo nelle linee repubblicane. Ricoverato in ospedale a Madrid, muore l’ 1 dicembre 1936. Il suo nome è riportato nella dedica ai compagni caduti nelle memorie di Ennio Tofoni “Il lungo cammino nella sierra”, pubblicate nel 1971.