Pavese Roggiero (o Ruggiero) Francesco di Giovanni e Sicardi Maria Giulia nato ad Asti il 15 giugno del 1905, antifascista e anarchico dal 1940. Di professione muratore. Assolti gli obblighi militari di leva militando nella milizia confinaria, progressivamente prende le distanze dalle organizzazioni del regime. Espatria clandestinamente in Francia il 15 febbraio 1932, da un valico nei pressi del posto di confine di San Dalmazzo di Tenda in Val Roja (valico a lui ben noto avendovi soggiornato da milite confinario. Privo di documenti, viene quasi subito fermato oltre confine: per evitare la prigione accetta di arruolarsi nella Legione Straniera di stanza in Nord-Africa. Dal 1932 all’inizio del 1937 è impegnato in Algeria ed in Marocco. Terminata la ferma torna in Francia e si stabilisce a Marsiglia (Bouches-du-Rhône), dove tempo dopo viene convinto a partire volontario per la Spagna repubblicana, dove era nel frattempo scoppiata la guerra civile. Partito nel maggio del 1937, all’atto di passare illegalmente i Pirenei viene intercettato dalla Gendarmerie francese e arrestato: processato dal Tribunal de 1ère instance de Céret (nei Pirenei Orientali), viene condannato a 20 giorni di carcere, che sconta nella prigione di Perpignano. In carcere fa conoscenza con Celestino Martinotti, un altro antifascista astigiano detenuto per analoghi motivi. Liberati il 4 giugno del 1937 i due ci riprovano insieme e riescono finalmente ad entrare clandestinamente in Spagna. Arrivati ad Albacete (Murcia), base logistica delle Brigate Internazionali e sede di Comandi e Commissariato, Pavese Roggiero viene destinato al 3. Battaglione della XII Brigata Internazionale Garibaldi. A luglio combatte la battaglia di Brunete (o del Guadarrama) ed è ferito in modo lieve nel corso dei durissimi combattimenti sull’altipiano di Castiglia, sostenuti in un clima torrido, quasi irrespirabile. Tra agosto e settembre combatte ancora in Aragona mentre in Italia si ricordano di lui iscrivendolo in Rubrica di frontiera per l’arresto e poco dopo anche nel Bollettino delle ricerche. Ritenuto dai comandi un buon elemento senza partito per il buon comportamento tenuto tra marzo e aprile del 1938 nel settore di Caspe (Aragona), mentre infuriava la violentissima offensiva franchista verso il Mediterraneo ed iniziava la drammatica ritirata repubblicana in direzione del Basso Ebro, Pavese Roggiero é ferito per la seconda volta, al petto, nella battaglia dell’Ebro (luglio – ottobre del 1938). Ricoverato in ospedale a Barcellona, all’inizio di gennaio del 1939 si trova (come molti altri internazionali ritirati dai fronti) nel campo di smobilitazione di Torelló (Catalogna settentrionale). Lasciata la Spagna durante la ritirata, all’inizio di febbraio del 1939, viene internato nel campo di Argelès-sur-Mer (Pirenei Orientali). Nel campo consolida i suoi contatti con l’anarchismo e fa parte del collettivo anarchico Libertà o Morte. Dal campo di Gurs (Basses Pyrénées), dove è trasferito nel corso del 1940, scrive alcune corrispondenze ai giornali L’Adunata dei Refrattari e il Risveglio Anarchico, marcando così l’avvenuta adesione ai principi dell’anarchismo. Esce dall’internamento arruolandosi in una CTE (Compagnies de Travailleurs Etrangers), inviata a consolidare lavori di fortificazione a Esqueheries (Aisne), Camp des Jonquilles, nel Nord-Est della Francia. Sorpreso dalla rapidità dell’avanzata nazista nel giugno 1940, si rifugia in Belgio e chiede al Regio consolato italiano di Bruxelles di essere rimpatriato. Attraversata la Germania nazista giunge al valico del Brennero, dove il 19 giugno viene tratto in arresto. Tradotto ad Asti il 2 luglio, sotto interrogatorio rende una confessione piena, costellata soltanto da alcune reticenze, poche per la verità. Sottoposto al giudizio della Commissione provinciale per il confino di polizia, è assegnato a 5 anni di confino alle isole Tremiti dove giunge il 20 agosto. Dopo un breve periodo di detenzione alle carceri di Manfredonia, che certo non aiuta a migliorare condizioni di salute già fortemente compromesse, viene poi trasferito alla colonia confinaria di Ventotene. Dopo la caduta del regime fascista nell’agosto del 1943 e all’armistizio, il 12 febbraio 1944 si unisce ai partigiani della Banda Arancio Montauto (B.A.M.). Alcuni documenti interpretano l’acronimo come Banda Armata Maremmana. Il gruppo in realtà prende il nome dal fondatore Sante Arancio e dalla località dove si organizza, appunto Montauto, frazione di San Gimignano (Siena). La Banda opera tra il basso Grossetano e il nord della provincia di Viterbo e riesce a contare fino ad un massimo di seicento aderenti. La sua azione si dispiega soprattutto lungo le strade tra Tuscania-Montalto, Latera-Manciano-Pitigliano e poi lungo la Via Aurelia. Numerose le azioni di sabotaggio delle linee di comunicazione e dei ponti e gli assalti ai depositi di carburanti e di munizioni. Tra le più importanti azioni della Banda vi è l’assalto al deposito di Torre Alfina nel novembre 1943. Dal ruolino della B.A.M. risulta che Pavese partecipa a numerosi sabotaggi, tra cui l’impianto elettrico di Orbetello e le linee telefoniche sulla strada di Pitignano. Ammalatosi viene inviato a Grosseto per curarsi in un alloggio sicuro. Una volta rimessosi, a marzo 1944 rientra nel reparto partigiano operando nella zona di Magliano in Toscana (Grosseto). A causa di un attacco di malaria è rimandato a Grosseto e durante la sua assenza un rastrellamento operato nel 20 maggio 1944 dai tedeschi nella zona tra Montalto di Castro e Montauto disperde la sua formazione. In quella occasione in comandante Arancio rimane gravemente ferito mentre Delio Ricci è catturato e poi impiccato, per cui riceverà la medaglia d’oro alla memoria. Non riuscendo a localizzare la formazione, Pavese si unisce alla banda di Monte Bottigli (Grosseto), con la quale opera nella zona di Roccastrada (Grosseto) fino alla Liberazione. Alla fine di luglio 1944 riesce finalmente a ricongiungersi con la B.A.M. La banda finirà aggregata alla Quinta armata americana e ad Arancio viene riconosciuto il grado di Maggiore. Pavese rientra allora ad Asti gravemente malato e muore il 4 dicembre del 1945.

Annotazioni: Biografia basata sulla scheda di Gianpaolo Giordana aggiornata ad aprile 2017. realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 3790, fascicolo 129028) , Archives BDIC-Nanterre (MFM 880/37, Brigades Internationales, Fonds 545/ 473), Archivio dell’Anagrafe e dello Stato Civile del Comune di Asti. Si ringrazia Fabrizio Mancini per avere messo a disposizione i documenti relativi all\\\'attività partigiana di Pavese.