Pacciardi Randolfo di Giovanni e Guidoni Elvira, nato il primo gennaio 1899 a Giuncarico (Grosseto). Avvocato, repubblicano. Il padre originario di Castagneto Carducci, lavora come deviatore ferroviario. Dopo aver frequentato le scuole elementari di Grosseto, ottiene la licenza tecnica a Montepulciano. Nel 1914 si schiera con gli interventisti e nel 1915 aderisce giovanissimo al Partito repubblicano italiano (PRI). Dopo lo scoppio della guerra mondiale, a maggio 1915 tenta di arruolarsi con documenti falsi che attestano la maggiore età, ma per intervento del padre su Giovanni Conti, uno dei capi del Partito Repubblicano Italiano, viene scoperto e rimandato a casa. L’anno successivo è richiamato alle armi nel febbraio 1917, frequenta il corso accelerato allievi ufficiali a Caserta e a Parma, ed è mandato al fronte nel luglio 1917. Sottotenente nell'11. Reggimento bersaglieri, poi nell'8. Reggimento ottiene alcuni importanti riconoscimenti al valore militare, tra cui due medaglie d’argento, una di bronzo e la Military Cross dell’esercito britannico e la proposta per la medaglia d’oro. Congedato all’inizio del 1919, torna a Grosseto e si impegna come animatore della Federazione repubblicana, alternando il lavoro politico a lunghi soggiorni romani e lo studio legale di Giovanni Conti. Iscrittosi alla facoltà di lettere dopo due anni passa a quella di Legge e si laurea in soli due anni. Dal 1920 collabora con il settimanale repubblicano di Grosseto “Etruria Nuova”, denunciando lo squadrismo in città e la passività delle forze dell’ordine. Sposa Luigia Civinini, ex compagna di scuola e insegnante di pianoforte. Trasferitosi a Roma nel 1922 è sfidato a duello per motivi politici dal segretario del fascio di Grosseto, Umberto Pellini, e lo affronta in uno scontro alla sciabola. Il duello viene sospeso perché Pacciardi colpito da alcune piattonate al braccio destro non è in grado di continuare. Trasferitosi a Roma nel 1922 fonda ed è segretario generale del movimento "Italia Libera", mantenendo l’incarico fino allo scioglimento del movimento per ordine del governo nel 1925. Colpito da mandato di cattura dopo l’introduzione delle leggi speciali, nel 1926 è condannato a cinque anni di confino, ma riesce a sfuggire all’arresto fuggendo sui tetti della sua casa romana, ed a riparare all'estero con l’amico Egidio Reale, portandosi clandestinamente in Austria attraverso il valico di Buchs con l’aiuto della vedova di Cesare Battisti, Ernesta, e poi in Svizzera il primo gennaio 1927. Si stabilisce nel Canton Ticino e Lugano diventa, fino al febbraio 1933, la base della sua attività di antifascista in esilio, collaborando assiduamente con il quotidiano antifascista di Lugano “la libera stampa”. Mette la sua rete a disposizione della Concentrazione antifascista, di Giustizia e Libertà e della Giovine Italia, stabilendo legami anche con gli anarchici. E’ uno degli organizzatori a Lugano del volo di Giovanni Bassanesi e Gioacchino Dolci che lanciano manifestini antifascisti su Milano l’11 luglio 1930. Il 15 febbraio 1933 è espulso dalla Svizzera e assieme alla moglie, abbandona Lugano su un treno in direzione Basilea. La sua destinazione segreta è Mulhouse in Alsazia. Nello stesso anno, accusato dalle spie dell'Ovra di preparare un attentato contro Mussolini, è incluso dalla Prefettura di Grosseto nella prima categoria dei nemici del fascismo e la dicitura “attentatore” è stampigliata sui suoi due fascicoli al Casellario Politico Centrale. Il suo nome è inserito anche nella Rubrica di frontiera e sul Bollettino delle ricerche, Supplemento dei sovversivi, con fotografia. Passato in Francia, risiede a Parigi con la moglie Luigia Civinini. Al quinto Congresso in esilio (Parigi, 22-23 aprile 1933), è eletto segretario politico del Partito Repubblicano Italiano. In tale veste rinegozia l'adesione del partito alla Concentrazione antifascista, riuscendo a ottenere la costituzione di un triumvirato (al quale prende parte, insieme al socialista Giuseppe Saragat e ad Alberto Cianca di Giustizia e Libertà) per la gestione collegiale dell'organizzazione. Allo scoppio della guerra civile in Spagna, nell'estate del 1936 riceve una lettera di Rosselli per un'eventuale collaborazione alla formazione di una legione italiana nelle brigate spagnole, ma Pacciardi inizialmente non aderisce alla proposta e solo il 26 ottobre 1936 firma a Parigi l’accordo per la formazione di una Legione antifascista italiana sotto il patronato politico dei partiti socialista, comunista e repubblicano e col concorso delle organizzazioni aderenti al comitato italiano pro Spagna. Arriva in Spagna fra ottobre e novembre 1936, col grado di maggiore è designato dai tre partiti che costituiscono il Comitato politico come comandante della Legione italiana, intitolata a Garibaldi dal 3 novembre 1936 alla fine di aprile 1937 quando il Battaglione diventa Brigata (con l'eccezione del periodo dal 4 al 18 marzo 1937, quando essendo in convalescenza è sostituito da Ilio Barontini). Successivamente comandante della Brigata Garibaldi dal maggio 1937 al 5 agosto 1937. Guida il Battaglione con Giorgio Braccialarghe come vicecomandante e Antonio Roasio e Amedeo Azzi come commissari, nella difesa di Madrid, prima al Cerro de los Angeles, poi alla Puerta de Hierro e nella Città Universitaria. In seguito a Pozuelo viene promosso tenente colonnello. È alla testa del Battaglione anche a Boadilla del Monte, Mirabueno e Majadahonda. Nella battaglia sul fiume Jarama viene ferito a una guancia e a un orecchio. Partecipa solo alle ultime fasi della battaglia di Guadalajara perché si trova in quel momento a Parigi, ma ripreso il comando, combatte anche sul fronte di Morata de Tajuña e Casa de Campo, nell'aprile 1937. Come comandante della neocostituita Brigata Garibaldi, guida i combattimenti a Huesca e Villanueva del Pardillo. In dissenso con i comunisti per la mancata realizzazione di una brigata completamente italiana, lascia la Spagna nell'estate del 1937 dopo aver assistito alla commemorazione di Carlo Rosselli a Barcellona. Il 4 dicembre 1937, a Parigi, Pacciardi fondò il settimanale La Giovine Italia, al quale si affiancò nella conduzione politica e giornalistica l'ex dirigente di G.L. e giornalista Alberto Tarchiani. Nel 1937 è a Lugano e tiene numerose conferenze pubblicando il volume "Il Battaglione Garibaldi" dove narra le sue esperienze in Spagna. Negli USA tra marzo e maggio 1938 alla ricerca di fondi per la Spagna repubblicana, tiene decine di conferenze a New York, Chicago, Detroit, Philadelphia e Los Angeles e incontrando esponenti politici quali il Sindaco di New York Fiorello La Guardia. All'indomani dell'ottavo congresso del PRI in esilio (Parigi, 11-12 giugno 1938), Pacciardi è rieletto segretario politico, sia pur affiancato collegialmente da Cipriano Facchinetti. Tornato in Europa è in Francia nel 1940 dove è sorpreso dallo scoppio della guerra. A seguito dell’occupazione di Parigi con la moglie e l’amico Tarchiani, grazie a due lasciapassare falsi raggiunge prima Vendome e poi Marsiglia, riuscendo ad imbarcarsi per l'Africa settentrionale raggiungendo l’Algeria e nel 1941 il Marocco. Da Casablanca, s'imbarcano su una nave portoghese, grazie alla complicità di un colonnello del servizio segreto francese, e riescono a raggiungere gli Stati Uniti. Rientra in Italia nel 1944. Eletto, nel maggio 1945, Segretario nazionale del Partito repubblicano, è direttore de “La voce repubblicana”. Eletto deputato il 2 giugno 1946, assume alla fine del 1947 la carica di vicepresidente del Consiglio dei Ministri ed è nominato ministro della Difesa il 23 maggio 1948. Avverso al progetto del centro-sinistra, è espulso dal partito nel 1964 e fonda un movimento di indirizzo presidenzialista, la “Nuova repubblica” fortemente anticomunista. Alla fine degli anni Settanta rientra nel Partito repubblicano e verrà accusato di essere coinvolto in un tentativo di colpo di stato finalizzato all'istaurazione di una repubblica presidenziale ed alla emarginazione del partito comunista. Muore a Roma il 14 aprile 1991 ed i funerali di Stato si tengono in piazza Montecitorio, voluti fortemente dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Annotazioni: Include informazioni biografiche reperite nella banca dati ISGREC dei volontari antifascisti toscani in guerra di Spagna: http://gestionale.isgrec.it/sito_spagna/ita/grossetani/pacciardi_ita.htm; e dalla voce biografica a cura di Luca Polese Remaggi nel Dizionario biografico degli italiani, Treccani (online): http://www.treccani.it/enciclopedia/randolfo-pacciardi_%28Dizionario-Biografico%29/