Oxilia Italo, di Giovanni e Malagamba Maria, nato a Bergeggi (Savona) il 3 agosto 1887. Capitano marittimo, socialista. Il nonno paterno Giuseppe nel 1842 era sindaco della comunità di Vado, mentre il padre era capitano marittimo. La sua storia è legata a due episodi importanti della storia dell’antifascismo. Esperto capitano, il 12 dicembre del 1926 con Sandro Pertinii organizza la celebre fuga di, Filippo Turati e di Sandro Pertini. Dall'8 all'11 dicembre, Pertini e Turati trovano rifugio in casa di Italo Oxilia a Quigliano. Nella notte tra l'11 e il 12 dicembre, accompagnati da Ferruccio Parri, Carlo Rosselli e Adriano Olivetti, nonché da Boyancè, Oxilia, Da Bove e dal meccanico Amelio, Turati e Pertini si imbarcarono da uno dei moli di Savona su un motoscafo guidato da Oxilia e Da Bove. Dopo una tempestosa navigazione, raggiungono, la mattina del 12, la città di Calvi, in Corsica. Per questa fuga è imputato con Pertini in contumacia al Processo di Savona, ultimo processo prima dell’entrata in vigore del tribunale speciale e come organizzatore riceve la condanna più pesante. Trascorre un periodo in Francia, durante il quale lavora come operaio e si vede confiscare la casa e il terreno a Quiliano lasciatigli in eredità dal padre. Passato in Belgio, torna in Italia per compiere insieme a Gioacchino Dolci, una seconda impresa: nel luglio 1929, alla guida di un piccolo yacht, fa fuggire da Lipari i confinati politici Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti. Non rientra più in Italia e viene iscritto nella Rubrica di frontiera per l’arresto. Allo scoppio della guerra civile in Spagna Oxilia, dalla Francia dove è esiliato, si mette a disposizione come capitano marittimo per il trasporto di uomini ed armi a sostegno della Repubblica. Ad ottobre proveniente da Parigi assume il comando della nave Jalisco, battente bandiera messicana, ormeggiata nel porto di Marsiglia. Il battello viene caricato con 50 tonnellate di materiale da guerra che verrà portato al porto di Alicante. Sempre al comando di Oxilia la Jalisco compie diversi viaggi dalla Francia alla Spagna repubblicana portando armi e volontari, attività che svolge con coraggio e capacità che gli fa guadagnare la riconoscenza del governo repubblicano. Ad aprile del 1937, Oxilia viene individuato dall’OVRA a Barcellona dove nei mesi successivi prosegue i trasferimenti di aiuti alla Spagna repubblicana e consentendo il rientro in Francia di antifascisti italiani. In quel periodo passa anni di stenti e fatiche, con tutto il peso della scelta dell’esilio. La rottura di una spalla prima e l’appendicite poi gli rendono difficile la vita lavorativa. I viaggi terminano nell’agosto 1938 quando Oxilia è espulso dalla Francia perché in possesso di documenti scaduti. Ripara in Belgio a Bruxelles dove riprende la sua attività antifascista, spacciandosi per spagnolo. Il 22 dicembre 1939 viene fermato dalla polizia belga e condotto alle carceri di Saint Gilles e poi nel campo di concentramento di Mex Clace dove gli viene consegnato un passaporto valido per il rimpatrio emesso dal Regio Consolato italiano a Bruxelles. Il 13 febbraio 1940 Oxilia lascia il Belgio raggiungendo la frontiera italiana del Brennero e all’arrivo viene immediatamente arrestato. Interrogato racconta la fuga da Savona e quella da Lipari, dichiarandosi pentito di quanto commesso e chiede di potersi riabilitare dedicandosi al lavoro e alla famiglia. Il 2 marzo 1940 viene rimesso in libertà per diretta disposizione di Mussolini e attentamente vigilato. Il 25 luglio del 1943 diventa direttore della locale SADAC (Società anonima dettaglianti acquisti collettivi) ma perde il lavoro l’8 settembre, evidentemente per ragioni politiche. Dopo l’8 settembre partecipa attivamente alla lotta di liberazione. E’ infatti organizzatore di una squadra d’azione patriottica (SAP) “Matteotti” che opera nel maggio-giugno 1944 a Savona. Dirige il giornale Giustizia e Libertà della sezione savonese del Partito d'Azione e nel PSIUP. Nel 1945 è eletto assessore della Giunta del Comune di Savona nominata dal CLN. Secondo la testimonianza di Oreste Roseo, rifiuta invece il ruolo da ministro della marina mercantile propostogli da Alberto Tarchiani. Eccetto l’incarico di Ispettore nell’Ispettorato dell’Agricoltura ricoperto negli anni 1945-46, nel dopoguerra Italo Oxilia non possiede un’occupazione stabile e dimenticato vive in condizioni di indigenza alla periferia di Savona. Il giovane militante anarchico Roseo negli anni ’60 si prende a cuore la situazione di Oxilia e tenta invano di sanare questa ingiustizia, appellandosi inutilmente ai partiti democratici savonesi. Oxilia compare in un fotogramma del film “Fuga da Lipari” di Marco Leto, ma non viene intervistato come Nitti e Dolci nella stessa pellicola. Nel 1968 riceve l’unica onorificenza della sua vita: Francesco Bruzzone, responsabile della Fiap già partigiano repubblicano e prefetto della Savona liberata, lo omaggia con un riconoscimento ufficiale alla presenza delle autorità cittadine e di Ferruccio Parri. Muore il 17 giugno 1971, all’ospizio del Santuario di Savona, in conseguenza di una lunga malattia. Al suo funerale la bara è coperta dalla bandiera di Giustizia e Libertà e spicca la corona di fiori rossi inviata da Pertini, con un sentito telegramma. In questo caso oltre a Pertini, Nitti, Lussu e Dolci manca anche Parri, costretto a letto da una malattia. E’ presente, insieme a suo fratello Giacomo, un unico protagonista delle grandi imprese di un tempo, Emilio Ameglio, il macchinista della fuga di Turati. La cerimonia, semplice e dimessa, si svolge al cimitero di Zinola alla presenza delle autorità locali.