Ossola Giuseppe di Angelo e Croci Maria, nato il 12 ottobre 1901 a Lissago (Varese). Assistente tessile, comunista. Studia fino alla terza elementare. Giovanissimo nel 1917 aderisce alla Gioventù socialista e viene licenziato dalla piccola azienda tessile nella quale è apprendista in seguito agli scioperi del pane. Nel 1920 entra nel Partito socialista e dal 1923 è membro della frazione della 3. Internazionale. Ricercato dalla polizia, si trasferisce a Milano e nel 1924 aderisce al Partito comunista, svolgendo incarichi di direzione nelle federazioni di Como e Varese. Arrestato a Milano il 22 gennaio 1926, il mese seguente il Tribunale di Busto Arsizio lo condanna a due anni di carcere, poi ridotti in appello a 10 mesi, per vilipendio delle istituzioni ed apologia di reato. Rilasciato il 22 novembre, il 12 giugno 1927 è nuovamente arrestato per complotto contro i poteri dello stato, con l'aggravante della recidiva, e incarcerato a Regina Coeli. Dopo un supplemento d'indagine richiesto con sentenza istruttoria n. 246 del 21 dicembre 1927, il 22 febbraio 1928 (sentenza n. 60) è rinviato al Tribunale Speciale che l'8 giugno, con sentenza n. 57 (Reg. Gen. n. 435/1927), lo condanna a cinque anni di reclusione e tre anni di vigilanza speciale. Dopo aver scontato interamente la pena nelle carceri di Fossano e Orvieto, il 14 giugno 1932 è liberato e, per sfuggire un nuovo arresto, il 9 ottobre espatria clandestinamente a Parigi. Di qui è inviato in Unione Sovietica per frequentare la Scuola leninista di Mosca, che raggiunge il 12 dicembre 1932. In seguito lavora per due anni nel kolchoz Sacco e Vanzetti; in Crimea. Tornato a Mosca, lavora in uno stabilimento tessile finchè nel luglio 1936, su incarico del Partito, si reca in Svizzera, a Zurigo e poi a Lugano, dove nel febbraio 1937 è arrestato con Egidio Casnigo, con un passaporto falso intestato a Francesco Giannetti, una valigia con doppio fondo contenente manifestini sovversivi ed una forte somma di denaro. Ammette alla polizia di essere un emissario della Concentrazione Antifascista di Parigi, di essere in Svizzera per coordinare l’invio in Italia si stampa sovversiva., ma nega di esser a conoscenza del doppio fondo della valigia. Condannato a due mesi di reclusione per uso di passaporto falso, riceve in carcere le visite di Vincenzina e Wanda Fonti, quest’ultima moglie di Antonio Vincenzo Gigante, allora detenuto in Italia. Scontata la pena, in maggio è espulso. Tornato a Parigi, il 25 agosto 1937 è inviato dal Partito comunista in Belgio, dove è segretario dell'Unione popolare italiana. In seguito agli scioperi del Borinage, è nuovamente arrestato e, espulso anche dal Belgio, è accompagnato alla frontiera con la Francia. Rientrato a Parigi, decide di andare a combattere per la Repubblica spagnola. Inviato a Barcellona nel dicembre 1937, ricopre incarichi politici finchè il 17 maggio 1938 raggiunge il fronte, arruolato nell'apparato della Brigata Garibaldi con funzioni di commissario e il grado di sergente. Combatte sul fronte dell'Ebro, dove in settembre è ferito da una scheggia alla spina dorsale durante un bombardamento dell'aviazione. Uscito dalla Spagna nel febbraio 1939, è internato nei campi di Argeles e Gurs. Nella primavera del 1939 è trasferito in un ospedale militare francese delle Ardenne per curare l'infezione causata dalla ferita riportata e a settembre riesce a fuggire e a raggiungere Parigi. Da qui torna in Unione Sovietica, dove è nuovamente ricoverato in ospedale. Il 31 dicembre 1939 sposa a Novonokolsky Conception Castro Delgado e dal gennaio 1940 al gennaio 1941 lavora ancora in uno stabilimento tessile. In seguito frequenta la Scuola superiore del Komintern per i reduci della guerra di Spagna a Mosca. Nel giugno 1941 si arruola volontario in un battaglione dell'Armata rossa e partecipa alla battaglia di Mosca contro l'esercito nazista. Dopo aver seguito un corso di addestramento alla guerriglia dal giugno all'ottobre 1944, da novembre è istruttore politico nel campo degli ufficiali italiani prigionieri in Urss. Nel gennaio 1944, arruolato in un reparto internazionale di guastatori, è paracadutato nei Carpazi, in Romania e infine in Jugoslavia. Il 28 luglio è gravemente ferito al petto ed a una gamba nei pressi di Belgrado. Ricoverato in un ospedale partigiano, in ottobre è trasportato in Unione Sovietica, dove, una volta guarito, riprende il lavoro tra i prigionieri in un campo per ufficiali nella regione di Vladimir fino al settembre 1946, quando rientra in Italia, a Varese. Riveste vari incarichi politici e sindacali per il Partito comunista, come vicesegretario della Federazione di Varese fino al 1949, membro della Sezione centrale quadri a Roma dall'aprile 1950, membro della Commissione centrale di controllo dal 1960 al 1969. In occasione delle celebrazioni del quarantesimo anniversario della Guerra di Spagna, il 7 novembre 1976 gli viene conferita la medaglia d'oro del Consiglio regionale della Lombardia in occasione del 40° anniversario della guerra civile spagnola. Muore a Roma il 5 marzo 1989.