Osio Lelio di Giacomo e Orsi Maria Teresa, nato l'1 aprile 1900 a Corte de'Cortesi (Cremona). Meccanico, comunista, anarchico. Frequenta la scuola sino alla seta classe elementare e tre corsi della scuola di arti e mestieri, conseguendo il diploma di meccanico. Residente dapprima a Brescia e poi a Lecco. Di ideali rivoluzionari diserta dall'esercito nel 1918 ed è attivo nei moti del biennio rosso. Nell’aprile e nel maggio 1921 subisce due processi. Nel primo del 19 aprile 1921subisce una condanna dal Tribunale Militare di Torino a sei anni per diserzione e nel secondo processo il 31 maggio 1921 il tribunale di Asti lo condanna a sette anni di reclusione ed uno di vigilanza speciale per tentativo di insurrezione armata. Amnistiato il 25 agosto 1925, viene ammonito nel 1927 per propaganda comunista ed infine condannato a 4 mesi e 15 giorni per contravvenzione e al monito. Liberato il 29 gennaio 1927, viene assegnato a cinque anni di confino a Lipari, scontati a 4 in appello. Liberato a fine pena nell’aprile 1932, viene incluso nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze. Si trasferisce a Lecco come rappresentante di una ditta di tessuti di Firenze per poi rientrare a Brescia dove abita presso la madre. Nel 1934 subisce una nuova condanna per falsa testimonianza a sette mesi di carcere. Scontata la pena rimane a Brescia dove esercita la vendita ambulante di articoli diversi insieme al fratello. Due anni dopo, colpito da mandato di cattura per truffa, espatria clandestinamente da Chiavenna portandosi in Svizzera. Dopo venti giorni di permanenza a Zurigo passa Francia, dove a Parigi trova lavoro come carpentiere presso un impresario edile italiano. Poi si trasferisce a Rombas (Mosella) dove trova lavoro come meccanico presso le acciaierie locali e rimane sino al giugno 1938. In questo periodo tenta inutilmente di farsi raggiungere in Francia dalla moglie Badoni Teresa e dal figlio Oscar (nato a Brescia il 3 aprile 1935), ma le autorità non concedono loro il passaporto per espatriare. Nel gennaio 1938 si arruola nella brigata Garibaldi e partecipa alla battaglia dell’Ebro. Rientrato in Francia nel febbraio 1939, è internato ad Argelès-sur-Mer (Pirenei Orientali), dove aderisce al gruppo narchico "Libertà o Morte". Evaso dopo quattro mesi si stabilisce a Parigi dal fratello Leandro e nel giugno del 1939 si presenta al consolato italiano di Parigi per chiedere il passaporto o un certificato di nazionalità che gli consenta di chiedere alle autorità francesi la revoca del rifiuto al permesso di soggiorno. Arrestato dalla polizia, viene arruolato nelle compagnie di lavoro straniere e lavora in Bretagna fino all’occupazione tedesca quando viene internato in un campo francese. Chiede il rientro in Italia al consolato di Rennes e, nel gennaio 1941, viene arrestato a Sanremo ed associato alle carceri di Lecco per le sentenze precedenti all’espatrio. Interrogato nega la partecipazione alla guerra di Spagna. Il 25 gennaio 1942 termina l’espiazione della pena ed il 27 febbraio 1942 viene assegnato al confino per 5 anni da scontare a Ventotene (Latina). Liberato alla caduta del fascismo nell’agosto 1943. rientra a Lecco. Vi resta fino al 1948 quando emigra nuovamente in Francia e se ne perdono le tracce.