Órtore Vittorio di Giuseppe e Betassa Teresa, Nato a Púnt/Pont Canavese il 2 agosto del 1904, da genitori provenienti dalla Valle Soana (padre di Champíi/Campiglia e madre di Engri/Ingria ed emigrati a Pont Canavese, anarchico. Apprendista tornitore meccanico, aderisce giovanissimo agli ideali anarchici e prende parte ai moti rivoluzionari del biennio rosso e dell’occupazione delle fabbriche. Arrestato nel 1920 per porto abusivo di una rivoltella e per l’omessa denuncia dell’arma, viene condannato a 7 mesi di detenzione. Nel corso del 1921 espatria clandestinamente in Francia, ma con l’intenzione di attraversarla e di raggiungere il Belgio. A Bruxelles é ospite della sorella maggiore Rosa (1888-1934) e del suo compagno, l’anarchico torinese Camillo Sartoris, che da tempo si sono stabiliti al 98 di rue du Télephone. L’espatrio clandestino unito ai suoi precedenti gli vale l’inevitabile iscrizione in Rubrica di Frontiera per l’arresto, ma ciò non ferma il giovane ed irrequieto libertario pontese. Vive facendo la spola tra Belgio e Francia, è attivo politicamente nella comunità dei libertari italiani fuorusciti in Belgio, e contribuisce anche alle iniziative di autofinanziamento del movimento anarchico. Sospettato di appartenere ad un gruppo di briseurs de coffre-forts (letteralmente frantumatori, scassinatori di casseforti), Órtore è uno dei due componenti della banda ad essere tratto in arresto il 3 settembre del 1926, dopo una serie di rapine avvenute a Sevrès,Meudone Ville-D’Avray (Ile de France). Processato dal Tribunal Départemental de Seine-et-Oise, a Vincennes, nel 1928 viene condannato a 10 anni di detenzione, interamente scontati se si considerano i due anni di carcerazione preventiva prima del processo. In carcere dedica con profitto molto tempo alle letture ed allo studio e vi elabora inoltre l’idea di un volume ponderoso e decisamente interessante, articolato in venti capitoli: La chiesa cattolica e la civiltà occidentale. Il testo verosimilmente manoscritto e certamente inedito, che, malgrado più di una speranzosa ricerca pare non essere mai uscito dalla dimensione di bozza, in attesa di pubblicazione, sarebbe andata smarrita dopo la partenza di Órtore per la Spagna e la successiva piega presa dagli eventi. Finita di scontare la pena nell’estate del 1936, verso metà agosto Órtore fa ritorno a Bruxelles, dove non trova più ad attenderlo la sorella, deceduta due anni prima. Rimane in Belgio ospite di Sartoris, nell’attesa frustrante dell’autorizzazione a partire volontario per la Spagna repubblicana, attesa destinata a superare i due mesi. Il 7 novembre tuttavia il momento arriva: Òrtore lascia la Bruxelles con tre connazionali tutti e tre anarchici, Cesare Teofoli, Ugo Guadagnini e Marcello Bianconi. Il 24 novembre il gruppetto arriva a Barcellona (Catalogna) per essere incorporato in nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri aggregata in una grande unità CNT – FAI (Confederación General del Trabajo – Federación Anarquista Iberica), la Colonna Ascáso impegnata in Aragona sul fronte di Huesca. L’anarchico canavesano combatte, ma non soltanto: nei momenti di pausa, inesausto, invia corrispondenze a giornali e riviste di tendenza. Lascia un saggio di nove pagine (7 gennaio 1937 Monte Fai. Fatti e critiche), in cui riflette sulla vicenda spagnola, sulla la passione rivoluzionaria, la guerra civile e i suoi chiaroscuri. Gli obiettivi, le scelte dei compagni spagnoli, spesso tormentate, non sempre condivise, lo appassionano e sovente lo contrariano. Poco più di tre mesi dopo, su quello stesso fronte abbastanza stagnante, Òrtore esce di pattuglia con i compagni Domenico Girelli di Castelbolognese e Tommaso Serra di Lanusei (Nuoro). E’ il 7, forse l’8 aprile del 1937. Pare tutto tranquillo ma è un attimo: la pattuglia vien sorpresa e attaccata alla macchia del Carrascal de Chimillas, nei pressi del Castillo de Bechar (Huesca). I tre si difendono, reagiscono, ma Órtore cade colpito a morte. Una diversa testimonianza sostiene che, colpito da una fucilata, sia stato trasportato dai compagni al posto di medicazione più vicino: vi arriva ancora cosciente poco prima di morirvi malgrado le cure. La scomparsa dell’anarchico canavesano viene ricordata all’epoca da diversi giornali anarchici tra i quali L’Almanacco Libertario e L’Adunata dei Refrattari (da cui è tratta una sua fotografia in tutta da miliziano. Di Órtore restano alcuni scritti: gli articoli L’autorità, gli anarchici e gli avvenimenti di Spagna (in Guerra di Classe, Anno I, n.5 del 2 dicembre 1936); Aspettando l’offensiva (scritto al fronte a fi-ne novembre del 1936 e pubblicato postumo in L’Adunata dei Refrattari, n.26,17 luglio 1937) ed il già citato saggio manoscritto, probabilmente inedito.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana edita nel volume Sul fronte di Gandesa, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Storico FAI – Imola , Archivio Famiglia Berneri/Aurelio Chessa – Reggio Emilia, Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 3618, fascicolo 96171) , Archivio Centrale dello Stato – Roma (Polizia Politica, busta 926), Archivio privato Tobia Imperato – Torino, Ateneu Llibertari Estel Negre – Palma (Mallorca)