Novarino Pietro Maurizio di Giacomo e Givogre Lucia, nato a Pralormo (Torino) il 27 ottobre del 1895. Di professione muratore è figlio, nipote e fratello di cantonieri ed è probabile che in gioventù abbia anche praticato l’attività prevalente in famiglia. Viene chiamato a prestare servizio il militare nel corso della Guerra Mondiale del 1914-18. Secondo un giudizio espresso dalle autorità fasciste nel dopoguerra Novarino é un giovane di carattere mite e gioviale (il che mal si concilia con una condanna a 16 mesi di carcere inflittagli dalla Prefettura di Poirino per lesioni personali e oltraggio al pudore. Nel corso del 1921 emigra a Torino, dove si impiega come fattorino all’ATM (Azienda Tramviaria Municipale). Stando a fonti poliziesche é in questo nuovo ambito professionale che inizia a frequen-tare i compagni di lavoro e ad abbracciare le ideologie socialiste. Inoltre si fa notare per alcuni atti di violenza commessi contro i fascisti. Nel 1924 espatria oltreoceano per stabilirsi in Argentina. Stabilitosi a Buenos Aires vi svolge un’intensa attività per il Pcd’I (Partito comunista d’Italia), ma é anche attivo nell’Associazione antifascista, Libér Piemunt (animata negli stessi anni dal fuoruscito valchisonese Renato Beux e da numerosi altri compagni che nel 1936 partiranno volontari per la Spagna). Iscritto al Sindacato dal 1928, è attivo anche nel Soccorso Rosso Internazionale e nel settore stampa e propaganda. Mentre in Italia viene iscritto nella Rubrica di frontiera per l’arresto, in Argentina è fra i fondatori del Comitato Piava (Patronato italiano di aiuto alle vittime antifasciste), ed é attivo nel 1935 nelle manifestazioni contro l’aggressione fascista all’Etiopia. L’anno dopo è presente ad altre manifestazioni, questa volta a sostegno del Fronte Popolare, che vince le elezioni in Spagna e che deve fin dall’inizio fronteggiare il pericolo di un golpe che non tarderà ad arrivare. Parte dall’Argentina per la Spagna alla fine del 1936, con un piroscafo belga diretto ad Anversa ma che fa scalo anche nel porto di Marsiglia (Bouches-du-Rhône). Novarino, sbarcato nel grande porto provenzale, valica clandestinamente la frontiera franco-italiana per raggiungere Pralormo e riabbracciare i familiari che non vede da gran tempo. All’inizio del ‘37 é già volontario nella Spagna repubblicana dove aderisce al PCE (Partido Comu-nista de España). Entra a far parte della Compagnia italiana (1. sezione, 2. gruppo) del Battaglione Dimitrov (15. Brigata Internazionale Lincoln) che combatte al comando di un ex ufficiale degli alpini ex fascista, il torinese Carlo Penchienati, sospettato successivamente di essere infiltato dell’Ovra. Pietro prende parte a tutti i combattimenti del battaglione (molto duro, lungo e sanguinoso quello di Morata de Tajuña nell’ aprile del 1937, i cui pochi superstiti nel maggio successivo confluiranno nel 3. Battaglione della 12. Brigata Internazionale Garibaldi. A metà giugno del 1937 parte con la Brigata per il fronte aragonese di Huesca con l’obiettivo dichiarato è di conquistare la città che ha resistito agli attacchi degli anarchici. L’offensiva finisce malamente e Huesca resta in mano ai fascisti con perdite della Garibaldi piuttosto pesanti. Tra i nu-merosi caduti vi é anche il monferrino Vitale Giambone “Gufo” (fratello di Eusebio Giambone), ca- pitano comandante la 3. Compagnia della Garibaldi. Sempre in quell’ estate, combatte a Brunete (Castilla), a Farlete, Belchite e Fuentes de Ebro (ancora in Aragon). Nel frattempo in Italia la polizia politica fascista si ricorda di lui per iscriverlo nel Bollettino delle ricerche – Supplemento sovversivi (schedina n°0552 del 21.1.937). A metà febbraio del 1938 combatte ancora a Campillo (Extremadura) nella offensiva che dovrebbe distrarre il nemico dalla preparazione di un violento attacco in Aragon. Il diversivo non ha grande successo, costa gravi perdite (una per tutte quella del capitano Renzo Giua) e non impedisce che nel marzo successivo l’attesa, violentissima offensiva fascista nel settore di Caspe arrivi a sconvolgere il fronte repubblicano. Le Brigate Internazionali, costrette ad interrompere un periodo di meritato riposo e richiamate d’urgenza in Aragona cercano di arginare lo sfondamento fascista, il cui scopo principale è quello di raggiungere il Mediterraneo tagliando in due il territorio repubblicano. Novarino prende parte ai convulsi combattimenti che dal settore di Caspe, nel tentativo di evitare l’accerchiamento vedono la Garibaldi ritirarsi non sempre ordinatamente, evitando però la distruzione e raggiungendo, infine in salvo, il basso corso dell’Ebro. Ferito in combattimento e promosso sul campo al grado di sergente, a guarigione avvenuta combatte ancora la battaglia finale dell’Ebro (luglio-ottobre del 1938), nel corso della quale viene promosso al grado di tenente. Uscito dalla Spagna nel febbraio 1939, nel corso della retirada, é internato a Argelès-sur-Mer, S.Cebriá de Rosselló/St.Cyprièn (Pyrénées Orientales), a Gurs (Basses Pyrénées) e infine nel durissimo campo del Vernet d’Ariège. In precarie condizioni di salute, é rimpatriato il 23 settembre del 1941 dalla Commissione italiana di Armistizio. Tratto in arresto al valico confinario di Pont Saint Louis (tra Mentone e Ventimiglia) Novarino è ammanettato e tradotto a Torino, dov’é ristretto in carcere in attesa del giudizio della Commissione provinciale per il confino di polizia, che lo destina a Ventotene. Liberato il 20 ottobre del 1943, poco prima che i tedeschi riescano ad assicurarsi il controllo dell’intera penisola, riesce a tornare a Pralormo, dove trascorre, bene o male, i restanti mesi di guerra. Qualche tempo dopo la Liberazione e la fine della 2ª Guerra Mondiale si imbarca per riattraversare l’Atlantico e ritornare definitivamente in Argentina. Muore (probabilmente) a Buenos Aires in data non nota.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata ad aprile 2017 , realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, fascicolo 421527), Archivio Istituto Storico Regionale “Parri” – Bologna (scheda biografica con fotografia a pag.30 del repertorio fotografico Aicvas). Archivio del Comune di Pralormo