Musso Lorenzo di Felice e Gandolfo Giuseppina, nato nel Comune di Castelvecchio di Santa Maria Maggiore (Imperia) il 22 luglio 1913. Il padre Felice è per diciotto anni sindaco di Castelvecchio, quindi consigliere provinciale ed esponente ligure del PSI. Antifascista, Felice è sottoposto ad ogni genere di persecuzioni da parte del Regime e, al massimo delle persecuzioni, è obbligato a cercare asilo in Francia. Il 12 luglio 1930 viene raggiunto dalla moglie e dai due figli a Nizza Marittima e con essi svolge intensa attività nel movimento antifascista dopo essersi procurato un lavoro per sè e per il figlio Lorenzo. Purtroppo nel 1932, con l'avvento in Francia del Governo di destra presieduto da Laval, inizia uno stretto controllo poliziesco sulla famiglia, sollecitato dall'Ambasciata e dal Consolato italiani. Tali misure portano all'arresto di Felice, alla perquisizione del suo alloggio e, poco tempo dopo, all'espulsione immediata (entro ventiquattro ore) dal territorio francese di tutta la famiglia perché composta da elementi considerati pericolosi per i buoni rapporti con il Governo italiano di Mussolini. In conseguenza di ciò, per la famiglia è una vera fuga verso il territorio dell'appena proclamata Repubblica Spagnola. Giunta a Barcellona, la famiglia si adatta ai più umili lavori pur di sopravvivere; poi. grazie alla solidarietà di esponenti politici catalani riesce ad avere una casa ed i figli un impiego decoroso. Felice organizza in Spagna la Lega italiana dei " Diritti dell'uomo " e il PSI, onde aiutare e sostenere quanti si trovavano nelle condizioni di esiliati politici. Sostano in casa di Felice: Pietro Nenni, Angelica Balabanof, Oddino Morgari, ed altri. Però la lotta, i disagi, le privazioni, la nostalgia della Patria lontana, intaccano seriamente la sua salute. Il suo fisico è colpito da una lunga e dolorosa malattia, per cui, appena cinquantenne, muore il 19 luglio 1934. I funerali vengono organizzati in forma ufficiale dal Governo Catalano. In Spagna Lorenzo Musso fa parte del Movimento Socialista ed è membro della Gioventù Socialista Catalana. Nel 1934 partecipa alla rivolta del Governo Catalano contro quello di Madrid, che era formato da elementi di destra. Nel luglio del 1935, per questo fatto, è arrestato e detenuto per sette mesi sopra una nave prigione nel porto di Barcellona. Scarcerato partecipa alla costituzione clandestina della Gioventù Socialista Unificata di Catalogna (JSU) e, successivamente, alla campagna elettorale che vede la vittoria del Fronte Popolare (febbraio 1936). Scoppiata l'insurrezione fascista del 19 luglio 1936, Lorenzo combatte nelle vie di Barcellona per schiacciare la guarnigione militare locale che era insorta. Poi viene incaricato della segreteria del commissario Jaume Miravlites, al Commissariato di propaganda del Governo catalano (Comisarìa de Propaganda) della Generalitat. Ogni sera parla alla radio “Libertad” nelle lingue italiana e catalana, dando notizie degli avvenimenti di Spagna. La sua voce risuona contro l'infamia del fascismo internazionale che sta sopprimendo un popolo libero. Quando la Repubblica e il Governo legittimo vengono sopraffatti, con la famiglia ritorna in Francia riuscendo a raggiungere Marsiglia. Qui nascono altre gravi difficoltà. All'inizio delle ostilità tra la Francia e la Germania (settembre 1939), decide di rientrare in Italia, affrontando gli inevitabili rischi e conseguenze. Infatti al rientro, mentre la madre e la sorella Ornella riescono a raggiungere Sanremo, Lorenzo è arrestato a Ventimiglia perché iscritto nella rubrica di frontiera quale elemento antifascista da arrestare in caso di rimpatrio, e trattenuto in quelle carceri. E' rilasciato il 20 ottobre successivo per essere chiamato alle armi. Sottoposto a sorveglianza speciale, entra a far parte del Primo Reggimento di artiglieria contraerea. Presta il servizio militare in Val di Susa sino all'8 settembre 1943, iniziando subito dopo l'organizzazione dei primi gruppi di resistenza ai nazifascisti, in collaborazione dell'imperiese Augusto Bracco, per cui è costituita la 114. Brigata Garibaldi. Infine nel febbraio del 1944 raggiunge Imperia dove diventa vicecommissario della 2. Divisione d'assalto Garibaldi, Felice Cascione, e dal dicembre 1944 commissario politico del Comando Operativo 1. Zona Liguria, sino alla Liberazione. La sua attività partigiana è riportata nei libri della Resistenza Imperiese.