Moscato Salvatore di Paolo e Latella Nunziata Maria, nato il 21 dicembre 1906 a Pellaro (dal 1927 frazione del comune di Reggio Calabria). Falegname e marittimo, anarchico. Nato in una famiglia di contadini frequenta le scuole elementari, apprendendo poi il mestiere del falegname, Nel 1924 è condannato per lesioni personali. Il 9 gennaio 1930 sposa a Scilla (Reggio Calabria) Plutino Mafalda ed in quello stesso anno nasce la figlia Annunziata. Nel 1930 è condannato a 5 mesi di reclusione per falsificazione del libretto di navigazione e favoreggiamento dell’emigrazione clandestina. Nel 1931 espatria clandestinamente in Francia e si stabilisce a Montpellier (Herault). Nel 1934 nasce a Melito Porto Salvo il suo secondo figlio, Paolo. Fa ritorno in Italia da maggio a ottobre 1936 perché richiamato alle armi nella Marina Militare. Congedato l’8 ottobre 1936, torna ad espatriare in Francia con passaporto emesso dal consolato di Montpellier e rinnovato dalla Questura di Reggio Calabria il 16 ottobre 1936. Questa volta si stabilisce a Parigi al numero 14 di Rue Française. Deciso a portare aiuto al legittimo governo spagnolo, risulta abbia fatto parte dell'equipaggio di navi inglesi e spagnole che riforniscono la Spagna repubblicana di viveri e di armi. Ad esempio si imbarca a Marsiglia sulla petroliera panamense “Draga” insieme a Paolo Mongiardi Gabriele Bardari e forse Italo Oxilia e, dopo aver fatto tappa in Grecia, raggiunge la Spagna con un carico di armi, tornando in Francia l’8 maggio successivo. Il suo ruolo è importante perché oltre ad essere addetto al trasporto è anche responsabile della cassa per l’acquisto delle armi. Nel luglio 1938 è iscritto in Italia in Rubrica di frontiera e nel Bollettino delle Ricerche per il provvedimento dell’arresto. Nel corso delle numerose traversate tra Spagna e Francia per il contrabbando delle armi, Moscato il 5 dicembre 1938 scrive da Marsiglia alla madre, allegando una banconota da 50 franchi e nella stessa busta infila altre due lettere per le sorelle Marina e Filomena. Tutta questa corrispondenza è priva di qualsiasi accenno politico. Il 4 gennaio 1939 la madre riceve da Moscato un vaglia internazionale di 100 lire. Successivamente Moscato si sposta in Belgio, con l’intenzione di andare in Olanda per imbarcarsi per le Americhe. Dopo aver inutilmente tentato di imbarcarsi, il 9 giugno 1939 è arrestato ad Anversa privo di documenti (ma in possesso di un libretto militare intestato di a “Lion Andrè François Laurent” e di un biglietto da visita con il falso nome “Pietro Montaresi”), per cui nel dicembre dello stesso anno è espulso dal paese. Passa in Germania, ad Amburgo, dove nel 1940 lavora come fuochista a bordo di navi che fanno servizio da Amburgo lungo le coste tedesche. Passato in Olanda, lavora come navigante su navi in servizio costiero e nel campo di aviazione di Schipol. Licenziato trova lavoro come cuoco in una trattoria italiana fino a quando viene fermato dalle autorità d’occupazione tedesche alla fine del 1941. Il 22 gennaio 1942 viene consegnato alle autorità italiane e arrestato al valico del Brennero. Tradotto a Reggio Calabria il 14 luglio 1942, è sottoposto ad interrogatorio dove nega qualsiasi partecipazione alla guerra di Spagna. Non viene creduto ed il 2 ottobre successivo è deferito alla Commissione Provinciale di Reggio Calabria, che il 22 lo assegna al confino per cinque anni - perché “durante la guerra civile spagnola prestò servizio su piroscafi al servizio della Spagna Rossa”. E’ destinato a Ventotene (Latina), dove giunge il 27 ottobre 1942. Qui lavora come contadino ed è addetto alla cucina come cuoco. Nell’espletamento di questa funzione conosce Sandro Pertini, che lavora come cameriere per la mensa dei socialisti, Mauro Scoccimarro e Umberto Terracini. Dal confino fa richiesta la Ministero di ad intervenire per recuperare il denaro, 73 fiorini, che gli erano stati sequestrati durante l’ultima detenzione nel carcere di Schveningen (L’Aia) in Olanda, ma non otterrà mai la restituzione del denaro. Il 19 febbraio 1943 è autorizzato a corrispondere con la sorella Filomena e con la madre e successivamente con i figli Annunziata e Paolo residenti a Reggio Calabria, mentre risulta separato dalla moglie Mafalda Plutino. Viene liberato dal confino il 10 agosto 1943, dopo la caduta del fascismo. Rientra in Calabria e si stabilisce a Marina di Ascea (Salerno), dove si lega a Trovato Olga, nata a Cosenza il 26 aprile 1928, che gli darà due figli e che sposerà nel 1977. Mantiene la famiglia lavorando come venditore ambulante di vestiti. Nel 1947 Romeo è raggiunto dal fratello Pasquale. Riceve dallo Stato un modesto sussidio riservato ai perseguitati politici e dal 1969 intrattiene una corrispondenza con Sandro Pertini, che lo ricorda e non manca di rispondergli. Negli anni successivi, mantiene i contatti con il mondo anarchico tramite l’abbonamento a numerosi periodici libertari (“Umanità Nova”, “L’Internazionale”, “A”, “L’Adunata dei Refrattari”), così come risulta abbonato al bollettino “Per la libertà della Spagna” edito da AICVAS (Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna”. Il suo passato anarchico non viene evidentemente dimenticato dalle autorità di polizia, tanto che nel 1978 durante in sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, la casa della figlia e del genero viene perquisita alla ricerca di Salvatore Moscato, che per ignoti motivi si sospetta implicato nella vicenda Moro. Nel 1981 è invitato al convegno sul 45° Anniversario della Fondazione delle Brigate Volontarie Antifasciste di Spagna che si tiene a San Marino dal 30 al 31 maggio. Muore a Marina di Ascea (Salerno) il 23 aprile 1989 ed il suo funerale è seguito da moltissime persone di Ascea e dei paesi vicini. La figlia Angiolina in ricordo del padre ha chiamato “Il Timoniere” il lido che gestisce lungo la spiaggia di Marina d’Ascea.