Ballarin Luigi di Pietro e Franzoso Angela, nato il 5 febbraio 1899 a Minas Gerais (Brasile). Meccanico, anarchico. La famiglia è originaria di Adria (Rovigo). Rientrato da bambino in Italia ad Adria, perde il padre nel 1906 ed inizia una infanzia ribelle costellata da piccoli reati, fino a finire in riformatorio nel 1910, dove impara il mestiere del meccanico. Negli anni ’20 professa idee anarchiche, partecipando anche alle riunioni dei socialisti. Il 24 settembre viene arrestato perché canta canzoni sovversive. Nel 1924 espatria in Francia per lavoro con regolare passaporto, stabilendosi a Saint Jean de Maurienne (Savoia), lavorando come muratore e poi a Saint Priest (Rodano-Alpi) come tornitore. In contatto con i gruppi anarchici partecipa attivamente alla campagna in difesa di Sacco e Vanzetti, fino ad essere arrestato, perché sospettato di una serie di attentati. Rilasciato viene espulso dalla Francia e passa in Lussemburgo e poi all’inizio del 1928 in Belgio a Bruxelles. Ritornato alla fine del 1928 in Lussemburgo ad Esch-sur-Alzette, il 17 aprile 1929 sposa in seconde nozze Elisa Maniago lavorando come minatore. Prosegue una intensa attività di propaganda anarchica. Nel 1931 viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera. Accusato di complicità per aver fornito l’arma per un attentato ad un diplomatico italiano, viene assolto, ma espulso dal Lussemburgo si trasferisce in Belgio e poi nel dicembre del 1931 in Francia a Bobigny (Senne-Saint Denise) con la moglie ed i tre figli, Vindice, Ernesto e Germinal. Allo scoppio della guerra in Spagna, Ballarin parte nell’agosto 1936 e viene arruolato nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli, aggregata alla colonna Ascaso della CNT-FAI. A fine agosto partecipa alla battaglia di Monte Pelato sul fronte di Huesca. Non è chiaro quanto tempo resti Ballarin in Spagna, ma secondo i nipoti rientra in Francia dopo gli scontri del 3-7 maggio 1937 che contrappongono a Barcellona le truppe del governo catalano (Generalitat), agli anarchici alleati ai comunisti dissidenti del POUM, durante i quali viene assassinato Camillo Berneri, e che si conclude con la vittoria del governo ed una dura repressione. Rientrato comunque a Bobigny, si scontra numerose volte con i fascisti italiani. Ormai ha sette figli e decide per garantire loro un futuro di rientrare in Italia. Ottenuto il foglio di via dal consolato di Parigi, parte il 29 maggio 1943, viene arrestato al confine di Bardonecchia e tradotto alle carceri di Rovigo. Deferito alla Commissione Provinciale viene assegnato a tre anni di confino da trascorrere alle isole Tremiti. Tradotto alle carceri di Ancona per il trasferimento rimane bloccato perché le isole Tremiti sono state occupate dalle truppe alleate. Il 2 dicembre 1943 un bombardamento alleato abbatte i muri del carcere e Ballarin coglie l’occasione per far perdere le sue tracce. Rientrato ad Adria aiuta prigionieri inglesi ed americani a raggiungere la Jugoslavia, merito che gli verrà riconosciuto dagli alleati al termine del conflitto. Si poi unisce ai partigiani garibaldini della Brigata “Maurizio Martello” di Adria, ma arrestato dai nazi-fascisti viene deportato in Germania nel campo di Dachau (Baviera). Sopravvissuto all’internamento, rientra in Italia, ad Adria, dove si occupa della distribuzione dei viveri alla popolazione, per trasferirsi di nuovo in clandestinamente Francia. Aggredito da un compagno, che vuole derubarlo durante l’attraversamento del confine, viene lasciato per morto, ma un pastore la raccoglie e lo cura finchè non riesce a raggiungere la famiglia in Francia. Non riesce a far cancellare il decreto di espulsione del governo francese, nonostante siano passati vent’anni, e muore in miseria per una crisi cardiaca il 7 febbraio 1948, affidando la moglie ed i sette figli all’amico e compagno di fede politica Angiolo Bruschi.