Fracassi Luigi di Francesco e Meazza Maria, nato l’8 febbraio 1907 a Milano. Tipografo, antifascista. La famiglia è di modesta condizione sociale, ma la situazione si aggrava quando viene a mancare il padre, forse caduto al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 1915, il figlio Luigi viene affidato alla custodia del circuito educativo dell’Opera Don Guanella, in un edificio presso l’Arco della Pace. In questo Istituto compie gli studi elementari, e impara anche qualche rudimento di tipografia e vi rimane fino al 1923. Nei due anni successivi mette in pratica le sue competenze tipografiche affinandole in lavori saltuari. A diciotto anni decide di intraprendere un’avventura all’estero e si reca a Ventimiglia, da dove riesce a espatriare clandestinamente e a raggiungere Marsiglia. In questa città, poiché non trova lavoro e ha comunque necessità di procurarsi di che vivere, decide di arruolarsi nella Legione Straniera con il nome “Luigi Meazza”. Inviato in Tunisia, rimane in servizio per otto mesi, fino a quando si presenta alle locali autorità consolari italiane per chiedere il rimpatrio. Alla fine del 1925, Luigi ottiene di poter rientrare in Italia nella sua città natale. Nel capoluogo lombardo riprende a lavorare come tipografo per circa un anno, trascorso il quale presta servizio militare nel 67° Reggimento di Fanteria di stanza a Como. Dopo tre mesi dall’inizio della ferma è congedato con la motivazione di “figlio unico di madre vedova”. Ritornato a casa, riprende il suo lavoro di tipografo presso due ditte milanesi: la Besuzzi di Porta Nuova e poi la Colonnello di viale Abruzzi. Nel 1928, rimasto senza lavoro forse per motivi politici, va a Genova. In questa città, non trovando una fonte di reddito, si rivolge al locale Distretto Militare chiedendo di essere arruolato, come volontario, presentandosi sotto il falso nome di Luigi Donatoff. Sulla base dei documenti falsi è arruolato una seconda volta e incorporato nel 29° Reggimento di Artiglieria da campagna “Acqui”, Distaccamento di Oneglia. Temendo la verifica e il riscontro della falsità dei suoi documenti, Luigi per sottrarsi ad una sicura condanna, espatria clandestinamente una seconda volta. Il passaggio della frontiera francese riesce, ma quasi subito, nelle vicinanze di Nizza, in una località chiamata “Fontane”, è arrestato dalla polizia francese perché privo di documenti. Condotto davanti a un Giudice, gli sono comminati alcuni mesi di carcere e un decreto di espulsione da ottemperare appena scontata la pena. Tornato in libertà, raggiunge Bruxelles tra l’ottobre e il novembre del 1929, ma è costretto a riparare in Francia in conseguenza delle azioni di severo controllo della polizia belga a causa del fallito attentato di Ferdinando De Rosa a Umberto di Savoia. Luigi raggiunge in un primo tempo Parigi e di lì lo si ritrova in Algeria ad Orano il 21 ottobre del 1930. L’11 dicembre del 1930 è ad Algeri, dove s’imbarca come marinaio su di un piroscafo battente bandiera britannica di nome “Glentworch”. Su questa nave lavora fino al 1933, quando nel porto di Newcastle-on-Tyne, trova un altro imbarco sul bastimento “Provvidenza”, col quale raggiunge il porto argentino di Bahia Blanca. Imbarcatosi sul piroscafo italiano “Alfredo Oriani”, raggiunge il porto italiano di Fiume, dove è arrestato il 19 settembre del 1934 dalla polizia portuale, perché ricercato sulla base della sentenza emessa dal Tribunale Militare di Genova il 13 dicembre del 1930 per diserzione e conseguente pena di due anni da scontare. Tradotto a Gaeta, il 26 dicembre del 1934 è interrogato e incarcerato fino al 19 settembre del 1936. Appena rimesso in libertà, subito espatria clandestinamente e raggiunge in Belgio la città di Anversa, dove prende contatto con ambienti antifascisti, in particolare quelli legati a Giustizia e Libertà, che, essendo ormai da tempo scoppiata la Guerra Civile Spagnola, si occupano dell’invio dei volontari antifranchisti. Luigi raggiunge il 28 novembre del 1936 la Spagna col 7° scaglione di volontari destinati alla Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI. Fracassi raggiunge il fronte di Huesca, mentre la compattezza della Sezione Italiana sta sfaldandosi per l’azione degli anarchici nei confronti del comandante Carlo Rosselli al fine di esautorarlo. Ma il fondatore di Giustizia e Libertà per continuare la lotta antifranchista costituisce il Battaglione “Matteotti” nel quale confluiscono i seguaci di G.L. e altri antifascisti italiani di varia provenienza; Luigi segue altre strade. Nel gennaio del 1937 Fracassi scrive a Camillo Berneri una lettera chiedendo di essere arruolato nel servizio costiero marittimo sulla base dell’esperienza di navigazione. Non si conosce, quale sia stata la risposta dell’esponente anarchico. Nello stesso tempo Luigi è presente a Huesca munito di un passaporto italiano intestato a Moisè Abouaf, ma qui s’interrompono le informazioni documentali certe che riguardano le sue vicende. Si può aggiungere che, quasi certamente, Luigi non ha mai combattuto nella Guerra Civile spagnola, anche se questo non sminuisce la scelta e le sue intenzioni a riguardo. Sulla sua fine si hanno due versioni: la prima e più verosimile è che il Fracassi sia rimasto vittima degli avvenimenti della Guerra Civile Spagnola senza poterne precisare le circostanze, anche se voci non confermate lo danno caduto il 5 maggio 1937 nei moti di Barcellona che contrappongono il governo autonomo catalano agli anarchici spalleggiati dal POUM (Partido Obero de Unificaciòn Marxista), comunisti antistalinisti, durante i quali viene assassinato anche Camillo Berneri. L’altra versione sostiene che sia stato arrestato a Perpignano al rientro dalla Spagna nell’ottobre del 1937. Delle due, la seconda versione appare meno plausibile poiché il seguito della sua esistenza non si è più manifestato.