Moscardini Antonio di Fulvio e Colandrini Giustina, nato il 16 gennaio 1896 a Castelviscardo (Terni). Rappresentante di commercio, fabbro, operaio meccanico, anarchico. Abbandona gli studi dopo le elementari. Attivo nel movimento anarchico fin dal primo dopoguerra, subisce fermi per scontri con squadre fasciste. Aderisce agli Arditi del Popolo di Terni e nell'agosto 1922 viene arrestato per sospetto tentato omicidio di un fascista e viene poi rilasciato. Emigra in Francia nel marzo 1923 con passaporto regolare a Bagnolet. Si iscrive poi al gruppo anarchico "Picconiere" di Fontenay-sur-Bois dove è segnalato nel 1933. Nel 1935 è espulso dalla Francia con altri anarchici e in seguito a ciò partecipa alle manifestazioni per il diritto di asilo. Si reca nel 1936 a Barcellona con Cesare Bodelacci e qui prende contatti con gli anarchici catalani per coordinare l’arrivo di volontari italiani e per mandare sussidi alle famiglie dei combattenti in Francia. Secondo Vindice Rabini è addetto ai trasporti nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI. Rientrato a Parigi probabilmente dopo il decreto di militarizzazione delle milizie nella primavera del 1937, riceve le notizie dei moti del maggio 1937 che contrappongono a Barcellona il governo autonomo catalano agli anarchici spalleggiati dal POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), gruppo comunista antistalinista. Dopo la sconfitta degli anarchici e la successiva repressione, secondo un informatore i membri del comitato anarchico Pro-Spagna di Parigi nel giugno del ’37 entrarono in possesso di “trenta pistole-mitragliatrici con relative munizioni che avevano acquistato per la somma di 25.000 franchi e che dovevano servire per i loro compagni di Barcellona. Ma, dopo gli avvenimenti d’inizio maggio, fu deciso di trattenere le armi nella regione parigina e l’ex volontario Antonio Moscardini venne incaricato di nasconderle”. Nell'ottobre 1938, al rimpatrio, viene arrestato per via del decreto di espulsione, sconta sei mesi di carcere ma è poi rilasciato in quanto la polizia non riesce a provare la sua partecipazione alla guerra di Spagna. Nel marzo 1939 si reca clandestinamente a Bruxelles e a luglio presenta al console italiano una richiesta di ravvedimento sul suo passato. Ad ottobre, munito di foglio di via, rientra in Italia dove viene arrestato e tradotto a Terni. Posto in libertà, si trasferisce a vivere a Cornigliano (Genova) dove si occupa dello stabilimento dell'Ilva di Campi (Genova). Risulta vigilato fino al 1943 e attivo nel movimento anarchico clandestino, entrando a far parte del CLN aziendale dal 1945. Nel dopoguerra continua nella militanza anarchica locale, essendo anche membro del direttivo provinciale della FIOM. Muore a Cornigliano il 26 aprile 1961.