Balestri Gino di Ulisse e Tommaselli Rosa, nato il primo novembre 1901 a Bazzano (Bologna). Muratore, anarchico. Nato in una famiglia con 13 figli di cui 3 muoiono prima dei dieci anni, frequenta le scuole fino alla terza elementare e poi inizia a lavorare come muratore. Avvicinatosi da giovane al pensiero anarchico, partecipa ai moti del biennio rosso ed ai primi scontri con i fascisti. In particolare il 4 dicembre 1919, partecipa con Tonino e Celso Persici, tra gli altri, all'assalto a Bazzano alla sede del Circolo Rosa, dove la folla si impadronisce di molti viveri in un momento di grande povertà; durante questa manifestazione, Severino Cagnoli, maresciallo dei carabinieri, è costretto dai manifestanti a portare in spalla una bandiera nera per le vie del paese. Partecipa quindi alle prime lotte armate contro i fascisti e viene condannato a sei mesi e quindici giorni di carcere nel 1921, poi a tre mesi nel 1925. L'anno successivo, in seguito a una sparatoria con i fascisti - per la quale fu condannato in contumacia a undici anni di carcere - emigra clandestinamente in Francia a Marsiglia dove, senza documenti, vive alla giornata in condizioni precarie, continuando la sua attività antifascista. Appena arrivato in Francia, fa amicizia con altri rifugiati anarchici italiani come la famiglia Gilioli, Camillo Berneri e la sua famiglia, Renato Castagnoli, Umberto Cecotti, Tintino Rasi e la sua compagna Ave, Vindice Rabbitti, Giuseppe Bifolchi, Alberto Meschi, Umberto Marzocchi, Enzo Fantozzi, Natalino Matteucci, la famiglia Lami, Renzo Cavani, Gino Bibbi e Luigi Damiano. Nel marzo 1930 il fratello Angelo (classe 1899), anarchico e ammonito nel 1929, è arrestato con un gruppo di compagni “per attività comunista” e a maggio prosciolto. In Francia si rifugia la sorella Maria (classe 1903), anche lei perseguitata antifascista. Arrestato a Parigi nel 1930, viene espulso in Belgio da dove, dopo aver partecipato a una riunione a Bruxelles, e poi viene espulso in Lussemburgo prima di tornare in Francia. Nel 1932 prende come compagna Cosetta Lami, figlia del militante anarchico Mario Lami (morto a Fontenay-sous-Bois nel 1930), e si trasferisce con lei a Marsiglia. Lì, insieme a Celso Persici, Edoardo Angeli, Giulio Bacconi, Cesare Fietta, Orazio Dondi, Emilio Pedrieri, Pio Turroni e Virgilio Fabrucci, tra gli altri, contribuisce a organizzare una cooperativa di lavoro edile che permette a molti rifugiati politici di ottenere lavoro e documenti, con i profitti destinati al movimento anarchico. Nel 1933 è arrestato a Nizza per partecipazione a riunioni di “propaganda comunista”, sconta due mesi di carcere per “infrazione del decreto di espulsione e false generalità”. Nel 1934 vive in clandestinità a Marsiglia e la situazione familiare e politica lo costringe a partire per l’Algeria, stabilendosi a Orano e dove è raggiunto dalla sua compagna Cosetta Lami e dalla figlia Luce. Nel giugno 1936 Gino Balestri torna a Marsiglia, poi si reca a Parigi dove, appena scoppiata la guerra civile spagnola, tramite il comitato Pro Spagna diretto da Tintino Rasi, si arruola volontario nella sezione italiana della Colonna Ascaso aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI e combatte ad Almudevar e a Carascal de Huesca sul fronte aragonese. Pur essendo contrario alla militarizzazione delle milizie, rimane al fronte ed è membro del 4. Battaglione Confederale Pi y Margall, comandato da Augusto Coll. Ai funerali di Antonio Cieri, che aveva sostituito Giuseppe Bifolchi come capo della sezione italiana e che era stato appena ucciso sul fronte di Huesca rappresenta il battaglione. Nel maggio 1937 durante le giornate di Barcellona che contrappongono dal 3 al 7 maggio 1937 il governo autonomo catalano (Generalitat) agli anarchici alleati del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), partito comunista dissidente antistalinista, durante i quali verrà assassinato Camillo Berneri, partecipa alla difesa della sede della CTN-FAI, nell’avenida Durruti (oggi Layetana). Nell'estate del 1937, "quando mi resi conto che era tutto finito, preferii andarmene" e torna a Parigi, dove la sua compagna aveva dato alla luce la loro seconda figlia, Dina, l'8 marzo. Non riuscendo a trovare lavoro, lui e la sua famiglia trascorrono due anni in estrema povertà. In seguito al decreto del 12 novembre 1938 che autorizza l'internamento degli "stranieri indesiderabili", è arrestato nel 1939 e imprigionato per sei mesi a Fresnes. Una volta uscito di prigione, riesce a ottenere dei documenti regolari a suo nome, senza dubbio dopo essersi arruolato nella Legione Straniera per evitare di essere inviato al campo di internamento di Vernet. Nell'autunno del 1939, la famiglia Balestri abita al 44 di rue Planchat (XX arrondissement). Durante l'occupazione, viene rastrellato dai tedeschi e deportato in un campo di lavoro a Cracovia e poi a Lublino (Polonia), probabilmente nell'ambito dello STO (Servizio di Lavoro Obbligatorio). Dopo essere fuggito nel 1943, torna in Francia e nella regione di Arcachon, dove Amadeo Testoni lo assume per lavorare al campo di aviazione di Cazau e al Vallo Atlantico. Lì, permette a diversi antifascisti italiani - tra cui Natalino Matteucci - che non volevano partire per la Germania di trovare lavoro. Come Matteucci e Testoni, anche lui ha contatti con la Resistenza. nella zona di Arcachon (Gironda). Dopo la Liberazione, vive a Parigi con la compagna e le figlie Luce e Dina. Nel 1952 si trasferisce nella regione di Marsiglia, dove il 19 marzo nasce l'ultima figlia Alba e dove continua il suo attivismo e, soprattutto, aiuta i rifugiati spagnoli. Dopo essere stato respinto più volte, viene naturalizzato cittadino francese nel 1955. Muore ad Aubagne (Bouches-du-Rhone) il 5 luglio 1983.

Annotazioni: Scheda biografica integrata con le informazioni raccolte nel Dizionario biografico online degli anarchici italiani https://www.bfscollezionidigitali.org/collezioni/6-dizionario-biografico-online-degli-anarchici-italiani e con informazioni fornite da Giovanni Artero.