Mismetti Camillo nato il 21 luglio 1911 a Desenzano sul Serio (Bergamo), comunista. Di famiglia contadina, dopo la morte dei genitori è costretto a lasciare l’Italia e all’età di 11 anni raggiunge i fratelli maggiori in Francia, ad Audincourt (Doubs). Esercita la professione di carrettiere e nel 1929 si trasferisce a Parigi. Due anni dopo è a Digione, dove trova un lavoro sui battelli adibiti al trasporto del carbone. A Digione viene a contatto e collabora con i gruppi di lingua italiana del Partito Comunista Francese, dove è chiamato Bergamaschi. Parte per la Spagna nell’ottobre 1936, insieme con Suardi, Copes, Viola e gli altri della cosiddetta compagnia Picelli. Combatte con il Battaglione Garibaldi a Boadilla e Mirabueno e l’11 febbraio 1937 viene ferito gravemente ad Arganda sul fronte del Jarama. Ricoverato a Madrid, viene in seguito trasferito a Murcia, a Monòvar, a Quintanar de la Repùblica e a Benissa. Passa da un ospedale all’altro e nell’aprile del 1938 viene nuovamente ferito mentre si trova su un convoglio sanitario per un trasferimento. In ottobre viene quindi fatto rientrare in Francia e a gennaio viene ricoverato all’ospedale di Digione. Nel luglio del 1939, tramite il Soccorso Rosso viene mandato in Unione Sovietica per ricevere le migliori cure. Raggiunge Mosca dove viene curato, ma allo scoppio della guerra viene mandato in Asia Centrale con un nutrito gruppo di esiliati politici di diversa nazionalità. Trasferito in Siberia, vi resta qualche mese, per poi ritornare in Asia Centrale, nell’Uzbekistan a Kokand, dove lavora in una fabbrica di zucchero e dove sposa nel 1944 una fuoriuscita spagnola, Maria de la Paz Cueva Garcia. Nuovamente trasferiti in Crimea, vicino a Sebastopoli, i due lavorano in un kolchoz. Dal matrimonio nasce nel 1945 una figlia, Carmen e tre anni più tardi la secondogenita, Luisa. Alla fine della guerra mondiale nel novembre 1946, fa richiesta con altri a Paolo Robotti, funzionario del PCI, di poter rientrare in Italia, ma non ottiene l'autorizzazione. Nel 1950 la famiglia è costretta di nuovo a trasferirsi a Dnepropetrovsk in Ucraina. Mismetti e la moglie lavorano in una fabbrica siderurgica; lui come fresatore e lei è adibita alla depurazione e imbottigliamento dell’acqua del fiume. Dnieper che serve per dissetare gli operai. Nel 1953, dopo la morte di Stalin, finalmente il regime permette agli esiliati politici stranieri presenti in Unione sovietica di varcare le proprie frontiere. E’ l’11 settembre 1957 quando Mismetti e la famiglia riescono a rientrare in Italia. Si stabiliscono a Comenduno dove Mismetti ha ancora parenti, trova lavoro presso le acciaierie della Dalmine, grazie alla qualificazione meccanica acquisita nelle fabbriche sovietiche. La moglie con le figlie torneranno più volte in Spagna, già a partire dal 1961,per incontrare dopo più di 20 anni di esilio forzato i parenti asturiani. Mismetti preferisce aspettare il 1973, dopo la morte di Franco e l’inizio del processo di democratizzazione della Spagna, per ritornare in territorio iberico. Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo insignisce Camillo Mismetti di Medaglia d’Oro, attribuita in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola. Nel 1988 viene colpito da grave paresi e muore ad Albino il 25 marzo 1995, portando ancora nel corpo la pallottola che lo aveva ferito al Jarama. Nel luglio dello stesso anno muore anche la moglie. Il 26 ottobre 1919 è stata apposta una targa commemorativa di Mismetti al numero 18 di via Patrioti a Comenduno di Albino che rende omaggio alla sua lotta al nazi-fascismo per la conquista della democrazia e libertà.