Sacchetti Edoardo di Luigi e Drudi Palmira, nato il 5 novembre 1898 a Cervia (Ravenna). Impiegato, comunista. Frequenta l'Accademia di belle arti di Ravenna quando il 26 febbraio 1917, a soli diciotto anni, è chiamato alle armi per prendere parte alla prima guerra mondiale. Viene inquadrato nel 7. Battaglione di complemento della Brigata “Forlì” del XLIII Reggimento di Fanteria, con cui partecipa ad alcune tra le più importanti battaglie del conflitto tra cui nell'agosto 1917 all'undicesima battaglia dell'Isonzo per la conquista del Monte Santo. Prigioniero dei tedeschi dopo Caporetto, rientra in Italia ammalato dopo l'armistizio nel 1919, e viene insignito di due medaglie al valor e di un riconoscimento di invalidità di guerra. Due anni dopo, nel 1921, inizia la sua militanza politica nell’appena fondato Partito Comunista d’Italia. Come molti reduci non riesce ad ottenere un lavoro. La polizia lo controlla, lo perseguita, i fascisti più volte lo aggrediscono e lo bastonano fino a che, nel 1922, Sacchetti decide di espatriare e si reca in Francia, dove si ferma fino al 1925, poi ritorna a Cervia con la speranza di un posto di lavoro peraltro promessogli. Ma in coincidenza con il ritorno, riprendono le persecuzioni fasciste nei suoi confronti. Il 28 agosto del 1927 viene deferito al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, con lìaccusa di appartenenza al Partito Comunista d'Italia e propaganda sovversiva, assieme a Pietro e Salvatore Candoli e a Pasquale Neri. Il Tribunale tuttavia il 25 aprile 1928 stabilisce il non luogo a procedere. Sacchetti è così scarcerato dopo diversi mesi di prigione Ma il 27 luglio successivo viene condannato a due mesi e 10 giorni di reclusione per oltraggio all’Arma dei Carabinieri. accusa successivamente giudicata infondata nel procedimento. La Commissione provinciale di Ravenna il 6 settembre 1928 commina a Sacchetti 5 anni di confino perché "irriducibilmente ostile al fascismo". Sacchetti è confinato a Ponza. Qui prende parte a uno sciopero della fame dei confinati contro il dimezzamento della “mazzetta”, la paga giornaliera del confinato, motivo che porta al suo arresto a Pozzuoli ed al successivo trasferimento nel luglio 1932 a Ustica. Amnistiato nell'ottobre 1932, torna a Cervia dove è sottoposto a vigilanza speciale. Nel 1934 espatria clandestinamente in Francia e nel maggio 1936 è inviato in Unione sovietica. Nell'aprile 1937 lascia l'Urss e si sposta in Spagna dove si arruola nel 3. battaglione della Brigata Garibaldi ed ottiene il grado di sergente e poi quello di segretario della Sezione del Partito Comunista della Brigata. Partecipa a tutte le battaglie nelle quali è impegnata la Brigata “Garibaldi”, fino all’ultima offensiva dell’Ebro, nella quale rimane ferito alla gamba destra. Dopo il ritiro dei volontari internazionali deciso dal governo della Repubblica nel settembre 1938, è avviato in un campo di smobilitazione. Nel febbraio 1939 entra in Francia, dove è internato nei campi di Saint-Cyprien e poi a Gurs. Riesce ad evadere e a rientrare in Urss, dove è si sposa ed è impiegato in una fabbrica di trattori in Asia centrale. Richiamato a Mosca muore presso Samarcanda (Uzbechistan), probabilmente in un disastro ferroviario avvenuto il 30 marzo 1943.