Rovera Dalmazzo di Giacomo e Bottero Virginia, nato in comune di Villar San Costanzo (Cuneo) il 3 dicembre del 1905, in frazione Morra/la Mùra, borgata Rivoira Sottana/Rivúira Sutana, comunista. Di famiglia contadina, sarà poi muratore nell’emigrazione. Frequenta la scuola elementare alla Morra. Inizia a lavorare ancora in tenera età e a 10 anni guardiano di buoi nei pressi di Busca, al servizio di un ricco allevatore di pianura Le condizioni di lavoro all’aria aperta in ogni stagione, il freddo e la continua esposizione alle intemperie (sempre con i piedi in acqua per condurre i buoi all’abbeverata), lo portano ad ammalarsi, tanto che sarà costretto a camminare per un po’ aiutandosi con due bastoni. Fin da giovane Dalmazzo detesta le ingiustizie, quelle sociali in particolare ed inizia a maturare idee sovversive, certamente stimolato dalle idee del fratello maggiore Battista (1901-1995), un militante comunista già espatriato in Francia nel 1921. Chiamato a prestare il servizio militare é Alpino nel Battaglione Dronero (2. Reggimento Alpini) nel biennio 1927-1928, ma non appena congedato espatria clandestinamente in Francia con cinque giovani compaesani, attraverso un valico dell’Alta Valle Maira (probabilmente il Col Maurin). I sei cercano e trovano lavoro appena oltre frontiera, a Guillestre, Briançon, Saint-Crispin ed a Gap (Hautes-Alpes), nei diversi cantieri dove si lavora alla ricostruzione dei ponti e delle strade distrutti nel corso di una recente e disastrosa alluvione. Dalmazzo riesce così ad ottenere documenti francesi di lavoro e di identità, e tra la fine del 1929 e l’inizio dell’anno successivo, ormai non più clandestino, parte in treno da Gap per Parigi, dove lo sta attendendo il fratello. Trova quasi subito lavoro come manovale nell’edilizia ed inizia a frequentare la Cgt-U (Confédération générale du travail – Unifié), cui aderisce nel 1932. Nella prima metà del 1936 decide di iscriversi anche al Partito comunista francese. Pochi mesi dopo, nell’ottobre del 1936, parte volontario per la Spagna repubblicana. Lo fa da Tremblay (Seine Saint-Denis) con un convoglio di alcune centinaia di volontari, tutti comunisti di diverse nazionalità. Valicati i Pirenei e ricevuti a Figueras (Catalogna), i volontari arrivano ad Albacete (Murcia), sede logistico – organizzativa e base principale delle Bri-gate Internazionali. Il 30 novembre del 1936 Dalmazzo ed alcuni compagni vengono provvisoriamente aggregati al gruppo guidato da Picelli e dopo poco più di 15 giorni di addestramento a La Roda, nelle campagne murciane, partono per Madrid, inseriti nel Battaglione italiano Garibaldi. Dopo un’altra settimana, la vigilia di Natale. Dalmazzo e i suoi compagni hanno il battesimo del fuoco nella battaglia di Boadilla del Monte con molti caduti, soprattutto nelle file dei volontari britannici. Nei giorni successivi si continua a combattere intorno a Mirabueno (dove, nei primi giorni del 1937, cade in combattimento Guido Picelli), a Casa de Campo ed a Majadahonda. Combatte ancora, sempre con la 2. Compagnia del Battaglione Garibaldi, al Puente de Arganda ed a Morata de Tajuña, nel corso della sanguinosa battaglia del Jarama (7-22 febbraio). Il mese successivo inizia la battaglia di Guadalajara (8-23 marzo del 1937) e Dalmazzo combatte a distanza ravvicinata contro le Camicie Nere di Mussolini, nel fitto del bosco di noccioli e roverelle di Brihuega e Torija. É promosso sergente sul campo ed é di riposo il 1. maggio successivo quando il Garibaldi da ufficialmente il nome all’omonima 12. Brigata Internazionale. Fa parte nel 1. Battaglione, 2. Compa-gnia, 3. Sezione. A metà giugno partecipa alla sanguinosa offensiva “di Huesca (Aragona) e un mese dopo combatte a Brunete (Castilla). Poi ancora a Farlete e a Fuentes de Ebro, ancora Aragon. Ferito in combattimento alla spalla destra, lacerata da schegge di granata, ancora convalescente viene destinato su sua richiesta ad un magazzino nelle retrovie. All’inizio del 1938 fa ritorno al reparto, appena in tempo per prendere parte alla breve e sanguinosa offensiva in Estremadura (metà febbraio 1938). Poco dopo le Brigate Internazionali sono a riposo, ma vengono richiamate d’ urgenza in prima linea nel settore di Caspe (Aragona). Siamo nel marzo del 1938, il nemico attacca in forze, riesce a sfondare il fronte ed occorre combattere duramente, fino alla fine del mese e oltre per contenere il dilagare fascista verso Vinaroz e il Mediterraneo (raggiunto dai fascisti a metà aprile), uscire dall’ accerchiamento e portare a termine una drammatica ritirata verso il basso corso dell’Ebro). E’ il preludio alla battaglia conclusiva, l’offensiva dell’Ebro (luglio-ottobre 1938) in cui agli iniziali successi repubblicani seguono la violentissima controffensiva fascista ed i tanti, troppi caduti e feriti sui pendii delle Sierre de Cabalsl e Pandols, sconvolte dalle artiglierie e dall’aviazione fasciste. Nello stesso periodo sarà comunicata a Dalmazzo la sua ammissione al Partito Comunista spagnolo. Prima però che la battaglia abbia termine, i volontari internazionali vengono richiamati dai fronti, ritirati sotto il controllo della Società delle Nazioni, raccolti in appositi campi e smobilitati. Solo chi è in possesso di documenti regolari può rientrare in patria (o in Francia, come farà Dalmazzo grazie ai suoi documenti). Lascia la Spagna il 10 dicembre 1938, in anticipo sul caos che segue la caduta (senza combattere) di Barcellona il 26 gennaio del 1939 e che accompagnerà tutta la “retirada”. Salito su un treno (probabilmente a Perpignano) poche ore dopo è a Parigi. Riprende a lavorare con il fratello ma l’annullamento della legge sulla naturalizzazione lo costringe a vivere come straniero indesiderato, in una condizione di semiclandestinità che riesce a mantenere anche dopo l’inizio della 2. guerra mondiale e poi, dopo il giugno del 1940, sotto l’occupazione nazista. In precarie condizioni di salute (i dolori alle gambe non gli danno tregua), riesce a resistere fino alla fine del 1942, quando decide un passo che avrebbe preferito evitare: si presenta al Regio consolato d’Italia per chiedere il foglio di via per il rimpatrio. Poco dopo parte in treno e prosegue a tappe: Lyon, Chambéry e infine Modane. Non è mai stato iscritto in Rubrica di frontiera e per sua fortuna non è mai stato individuato dagli informatori della polizia italiana, per cui e riesce a passare indenne i controlli. Due tre ore dopo arriva in una Torino sconvolta dai bombardamenti, ma riesce a ripartirne, anche stavolta in treno, alla volta di Cuneo, da cui scende nella stazioncina di Pratavecchia che non dista troppo da casa sua: son trascorsi quasi 14 anni dalla partenza. Rientrato in famiglia, nessuno lo viene a cercare: non ha pendenze politiche, giudiziarie o militari in sospeso, nessuno sembra sapere che ha combattuto con i rossi in Spagna. E nessuno salirà a cercarlo dopo l’8 settembre del’43, l’occupazione nazista, la repubblichina di Salò, l’inizio della Resistenza. Tempo dopo, sollecitato da un compaesano, il partigiano garibaldino “Nepos” Dalmazzo non riuscirà a raggiungere la formazione garibaldina che stava organizzandosi lungo il versante orografico sinistro della bassa Val Maira. Collabora per quanto gli è possibile, ed è attivo nell’Intendenza della formazione. Nasconde e nutre gli animali ed i maiali destinati alla Brigata. Dopo la Liberazione si iscrive al PCI: é alla sua terza tessera di militante comunista, dopo quelle del PCF e del PCE. Alla militanza nella forte sezione comunista dronerese, s’aggiunge la adesione all’AICVAS, l’Associazione Italiana dei Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna). Rimasto solo dopo la scomparsa dell’ultima sorella, muore a sua volta il 9 ottobre del 1992 all’ospedale di Busca. E’sepolto a Dronero.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata ad agosto 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas), Archivio Istituto Storico Regionale “Parri” – Bologna, Archivo General Militar – Avila, Armario 005. Legajo 276, Carpeta 007, Archivio del Comune di Villar San Costanzo (CN), Archives BDIC – Nanterre (MFM 880/37, Brigades Internationales, Fonds 545/472-3), Archivio ISREC-Cuneo (testimonianza registrata il 6 ottobre 1984, a Morra di Villar San Costanzo (Rivoira Sottana), da Nuto Revelli e Michele Calandri