Fiesco Vincenzo di Giuseppe e di Caterina Bonino, nato a Dogliani (Cuneo) il 14 maggio del 1909, comunista. Bracciante agricolo, nel corso del 1928 si imbarca per la Libia con un contratto di lavoro quale volontario civile. L’anno successivo rimpatria per poter rispondere alla chiamata di leva. Destinato a Casale Monferrato, forse non ci si trova bene, sicché nel 1930 decide di disertare. Espatriato clandestinamente in Francia si stabilisce momentaneamente ad Avignone (Vaucluse), mentre in Italia viene automaticamente iscritto in Rubrica di frontiera per l’arresto. Su di lui pendono un mandato di cattura ed una pesante condanna in contumacia, emessa dal Tribunale Militare di Casale il 21 agosto del 1930: 10 anni e 6 mesi di reclusione per diserzione aggravata da alienazione di effetti personali e armamenti. In altri termini Fiesco si era allontanato in divisa, munito di arma e munizioni. Lascia Avignone per la Spagna, probabilmente nel 1931 e girovaga per qualche mese ad Alicante (Levante), poi ad Alzira, sempre nel Levante e nella zona di lingua catalana. Vi si deve trovar bene, dal momento che familiarizza con luoghi ed abitanti, fino ad intessere una relazione duratura con una ragazza del posto. Allo scoppio della guerra civile non esita ad arruolarsi: é capitano in una delle molte milizie spontanee antifasciste che pullulano ovunque nei mesi iniziali. Successivamente farà parte di una unità regolare dell’Ejercito del Levante, ma non sappiamo se in seguito, dopo la violenta offensiva fascista in Aragona (marzo-aprile del 1938) abbia fatto parte della 129. Brigata Internazionale, la sola delle 5 B.I. ad essere rimasta isolata nel Païs Valenciá dopo che i fascisti avevano tagliato in due il territorio della Repubblica, impadronendosi della provincia di Castellón de la Plana dopo essere arrivati al mare a Vinaroz il 15 aprile del 1938. Quando più a Nord, con il declinare della battaglia dell’Ebro arriva la decisione di ritirare dai fronti e poi di smobilitare i volontari internazionali, seguita da altre successive sconfitte e dalla caduta della Catalogna, Fiesco si cerca un nascondiglio al paese dalla fidanzata ed inizialmente pare riuscirvi. Così, quando a metà gennaio del 1939 arriva a Valencia Giuliano Pajetta (Giorgio Camen), destinato da Longo al recupero dei volontari internazionali ancora sparsi sui fronti del Levante, del Centro e dell’Andalucia-Extremadura, Fiesco non ne è probabilmente informato e non riesce ad imbarcarsi per Barcellona e raggiungere in salvo la Francia. É possibile però che non ci abbia nemmeno provato, poiché sul posto aveva famiglia ed al momento era ancora ben nascosto. Nel villaggio di Masalaves, in prossimità di Alzira (dove era ubicato uno dei campi di smobilitazione per gli internazionali), vive la famiglia della sua compagna, Maria Pozas Guardado, ed é proprio contando sugli appoggi e sull’omertà parentale all’interno di una vasta famiglia contadina, che il nostro riesce a mimetizzarsi, campando di lavori giornalieri nelle campagne di Masalaves. Mentre, a dispetto della terribile repressione franchista del dopoguerra, Fiesco sembra riuscire a sopravvivere in relativa tranquillità (alla fine di gennaio del 1940 era nato Vicente, il primogenito della coppia), il cerchio inizia però a stringersi e la libertà prosegue fino all’autunno dell’anno successivo, quando viene identificato ed arrestato dai franchisti. In carcere rischia la fucilazione ma rimane in vita. Lungamente interrogato, Fiesco fa di tutto per rendere difficile la sua identificazione fornendo tutta una sequela di nomi falsi ma alla fine si arrende dichiarandosi cittadino italiano, ciò che gli salva la vita. Nel frattempo, son passati gli anni, il fascismo italiano è crollato ed i nazisti si stanno avviando alla sconfitta. Così, in virtù di una situazione internazionale assai mutata e di un nuovo sistema d’alleanze in divenire, nel corso del 1945 anche quest’ultimo detenuto italiano é rimesso in libertà, in attesa di esser rimpatriato, a condizione che la il nuovo assetto dello stato ed i valori cristiani che la sostengono trovino una ragionevole soddisfazione. Così, mentre l’8 novembre del 1946 a Madrid nasce il secondogenito José, il 7 gennaio del 1947 Maria e Vincenzo regolarizzano la loro unione nella capitale in attesa del disbrigo delle pratiche burocratiche necessarie a partire tutti insieme per l’Italia. Accolto festosamente in patria nel luglio dello stesso anno (come ricordava il compianto compagno Gino Borgna) Fiesco ritorna a Dogliani con moglie e figli. In un breve volgere di tempo l’avventuroso veterano internazionale del Levante, circonfuso di gloria e iscritto al PCI, assume l’incarico di Segretario di zona della CGIL. Fiesco dovrà lasciare ogni incarico politico e sindacale quando, alcuni anni dopo (biennio 1952-53) sarà accusato di sottrarre le quote del tesseramento (testimonianza di Gino Borgna, comunista e partigiano dirigente politico e sindacale, per molti anni responsabile provinciale della CGIL e della Alleanza Nazionale Contadina). Fiesco lascerà Dogliani con moglie e figli per Torino nel luglio del 1954 e in seguito lascerà anche Tori-no e forse anche la famiglia, dando luogo ad una serie di trasferimenti di residenza difficili da seguire. Muore a Savona il 1° dicembre 1988. Molti anni dopo moglie e figli lasceranno a loro volta la Liguria di Ponente per trasferirsi a Roma.
Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata al aprile 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas),Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico entrale, busta 2056, fascicolo 80604) , Archivio di Stato Civile dei Comuni di Dogliani e di Torino
* Ricerche ed informazioni sulla permanenza ligure di Fiesco e dei suoi familiari si devono alla cor-tesia di Carla Siri (già assessore della Giunta provinciale di Savona per il centro – sinistra)
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