Felician Augusto di Luigi e Coletto Carolina, nato il 15 giugno 1893 a Roveredo di Guà (Verona). Canapino comunista. La famiglia si trasferisce il 23 giugno 1893 Montagnana (Padova). Studia sino alla quarta elementare. A dodici anni entra a lavorare in un canapificio addetto al taglio delle balle di canapa. Il padre muore a soli cinquant’anni e Augusto comincia ad interessarsi alle lotte sociali, leggendo la stampa socialista. A ventun’ anni sposa la figlia del campanaro di Borgo San Marco, ma viene presto chiamato alle armi ed assegnato al 33. e poi al 55. Reggimento di fanteria, prima di essere inviato in trincea. Nel settembre 1915 viene gravemente ferito alla spalla sul monte Sei Busi, ferita che lo costringe ad una lunga peregrinazione negli ospedali italiani, prima del ritorno al fronte. Nel 1917 in una azione sull’altopiano della Bainsizza, Felician cade prigioniero e viene portato a Mauthasuen. Riuscito ad evadere raggiunge a piedi la Croazia dove si ferma in una fattoria dal settembre 1917 alla primavera del 1919, quando finita la guerra rientra a Montagnana. Riprende il suo lavoro di canapino, iscrivendosi al Sindacato e nel 1921 al Partito Comunista. A fronte della crescita del fascismo, Felician è costretto nel 1925 a fuggire dall’Italia, lasciando moglie e figli. Si reca dapprima in Lussemburgo, poi in Belgio e poi in Francia. Da tutti questi paesi viene espulso come elemento pericoloso. Rientra allora clandestinamente in Belgio dove entra nel Comitato Centrale della ”Main d’Oeuvre Internationale”, diffondendo la stampa comunista proveniente da Parigi. Nel 1934 viene inserito nel Bollettino delle Ricerche come “comunista da arrestare”. Allo scoppio della guerra civile, il 15 ottobre 1936 si porta in Spagna. È assegnato al Battaglione Garibaldi, e partecipa ai combattimenti al Cerro de los Angeles, a Pozuelo, Boadilla, Mirabueno, Arganda. Passa poi alla brigata Garibaldi come sergente della sezione telefonisti del 1° battaglione. Rimane ferito a Farlete (Saragozza) e sul fronte dell'Ebro, dove combatte col 4° battaglione. Ancora convalescente gli viene dato l’incarico di interrogare gli italiani del CTV presi prigionieri. Uscito dalla Spagna nel febbraio 1939, è internato ad Argelès-sur-Mer, St. Cyprien e Gurs. Trasferito poi a forte Mont Louis, riesce ad evadere con l’aiuto di Pierino Bosco e di Clemente Maglietta. Raggiunge Marsiglia dove si nasconde e poi si porta a Saint Etienne nel dipartimento della Loira, dove viene nominato responsabile dei gruppi di lingua italiana del Partito comunista e successivamente in Corsica. Dopo aver partecipato attivamente alla Resistenza, il 14 luglio 1945 rientra clandestinamente all’Elba e poi a Piombino. Nel dopoguerra si stabilisce definitivamente a Torino.