Fedi Mazzino di Ferruccio e Nesi Isola, nato il 19 aprile 1912, a Pistoia. Pugile, operaio, comunista. Rimasto orfano di madre dalla nascita, inizia giovanissimo a lavorare nelle filature di Prato. Militante comunista e fervente antifascista, iscrive giovani al partito, distribuisce materiale di propaganda, prepara manifestazioni non autorizzate e fa da collegamento con i diversi funzionari di partito in città. Il suo nome è presente in vari documenti della Questura compreso quello di Marcello Magni, operaio laniero, che lo accusa di avergli fatto svolgere attività clandestina fin dal marzo 1932. Anche il suo coetaneo Valentino Bianchi, deferito al tribunale Speciale il 30 giugno 1932 per riorganizzazione del Partito Comunista, ammette di aver conosciuto il funzionario di partito Cesare Marcucci grazie a Mazzino Fedi. Il 1. aprile 1932 Fedi viene deferito al Tribunale Speciale per riorganizzazione e direzione dell’organizzazione comunista. In particolare viene indicato come addetto al recapito del Partito Comunista d’Italia. Fedi tornato a Prato da Milano ed informato del cerchio che si stringe intorno a lui, tre mesi dopo espatria in Francia. Quindi, rientra in Italia con materiale di propaganda e intanto viene prosciolto per amnistia nel dicembre dello stesso anno. Ripara nuovamente in Francia, dirigendosi a Livorno ed espatriando in Corsica con un falso passaporto spagnolo intestato a Don Pedro Antonos, stabilendosi a Tolone. Dalla Corsica passa a Marsiglia dove rimane fino al 1933, dedicandosi alla propaganda nell’organizzazione comunista. Poi su incarico del partito si sposta a la Seyne e nel 1934 a Tolone, dov'è responsabile dei gruppi giovanili di lingua italiana, perdendo infine l’incarico per essersi mostrato favorevole alla frazione trotskysta e si porta a Lione. Nel 1934 viene condannato ad un mese di prigione per avere assalito il console italiano. In Italia è iscritto in Rubrica di Frontiera. Nel 1935 è arrestato a Lione per una rissa e condannato ad un anno di prigione e all'espulsione per attività sovversiva. Di nuovo arrestato per furto di gioielli, è assolto, ma viene condannato a cinque mesi di reclusione per contravvenzione al decreto di espulsione. Parte quindi alla fine del 1936 per la Spagna, dove il 14 ottobre viene incorporato nel servizio sanitario del Battaglione Garibaldi e successivamente come motociclista. Poi passa alla 12. Brigata Garibaldi come artigliere e infine viene aggregato alla 15. Brigata Lincoln, come mitragliere nella batteria antiaerea. Prende parte ai combattimenti del Guadarrama, Teruel, Caspe, Brunete e Huesca. Ricoverato per malaria negli ospedali di Quintanar, Murcia, Orihuela (nel 1937) e Matarò (nel 1938), viene operato ad una gamba. Esce dalla Spagna per la Francia il 20 ottobre 1938 con convoglio sanitario e viene proposto invano per l'espatrio negli Stati Unitì. Nel 1939 viene arrestato a Parigi e internato nel maggio a Gurs. Nel campo è accusato di essere un provocatore estremista e per questo assegnato alla nona compagnia dedicata agli “elementi sospetti, incontrollati, nemici e provocatori”. Il 2 aprile è trasferito al campo di Vernet nella sezione B, in quanto presunto “capo di una cellula anarchica”. All' approssimarsi della guerra mondiale, il 19 luglio 1939, è incorporato nella 253. Compagnia di lavora per Stranieri (CTE), ed inviato a Saint Omer (Pas-de-Calais) ad eseguire opere difensive per l’esercito francese, ma evade e passa in Belgio. Qui viene arrestato dai nazisti nel 1940 e rinchiuso prima in carcere a Dunkerque e poi di nuovo a Vernet il 23 aprile 1940. Consegnato alle autorità italiane nel luglio del 1940, viene destinato al confino per 5 anni a Ventotene, senza essere deferito al Tribunale Speciale, quale “elemento politicamente pericoloso”. Giunge a Ventotene il 9 settembre 1940. Il 23 dicembre 1941 è trasferito alla colonia di Ustica. In seguito alla caduta del fascismo viene trasferito a Renicci d'Anghiari da dove è liberato il 15 settembre 1943. Nel Secondo dopoguerra torna a risiedere prima in Toscana poi a Torino dal 1965. S'ignorano luogo e data di morte.