Fatutti Italo di Egidio e Palazzi Giuditta, nato il 28 maggio 1892 a Bergamo. Fabbro, anarchico. Denunciato per furto nel 1912, qualche volta fermato per misure di pubblica sicurezza, volontario nella Prima Guerra mondiale, viene espulso dall’arma dei Carabinieri per avere sparato contro superiori e colleghi e poi ricoverato in manicomio. Emigrato in Svizzera Il 14 aprile 1923, dove lavora nelle miniere alsaziane fino in novembre, quando ritorna in Italia. Nel novembre 1924 si trasferisce in Svizzera, a Lugano, frazione Viganello. Fino a quel momento non manifesta apertamente le sue idee libertarie, ma dopo l’espatrio partecipa attivamente alla vita politica, in particolare nell’ambito della colonia proletaria italiana a Lugano. Dal 4 febbraio 1927 al 13 luglio 1929 lavora a Lugano come fabbro, ma viene licenziato perché svolge propaganda antifascista, ed è ritenuto comunista. Nel 1932 viene iscritto nella Rubrica di Frontiera come anarchico. Alla fine del 1934 partecipa a scontri con fascisti svizzeri a Bellinzona insieme a Lugli e Luigi Mainetti. Sul numero dell’8 febbraio 1935 del giornale socialista luganese «Libera Stampa» fa pubblicare un trafiletto in cui dichiara la sua fede antifascista, per respingere l’accusa anonima di aver in precedenza appartenuto al Partito Nazionale Fascista Il 20 novembre 1935 rientra in Italia e viene arrestato al valico di confine di Ponte Chiasso, con ritiro del passaporto e accompagnamento a Bergamo. Qui viene trattenuto nelle carceri giudiziarie fino a quando, su proposta del questore e del comando dei Carabinieri, con sentenza del 20 gennaio 1936 la Commissione Provinciale locale lo condanna a tre anni di confino quale anarchico antifascista. Tradotto a Ponza, dove giunge il 29 gennaio, inizialmente frequenta i confinati comunisti, poi si mantiene appartato. Il 23 settembre successivo viene messo in libertà per un atto di clemenza del duce, in seguito a un atto di sottomissione firmato da Fatutti in maggio. Ottenuto il passaporto il 3 novembre 1936 raggiunge la famiglia a Giubiasco, in Svizzera, dove però nel frattempo ha perduto la residenza, e per questo viene allontanato dalla polizia locale. Diretto in Francia, si ferma qualche giorno a Mulhouse e poi va a Parigi. Ottiene un lavoro presso un garage, dove, verso la fine del novembre 1936 dove viene ingaggiato dal mantovano Luigi Menaghi, formalmente per la posa di impianti telefonici a Barcellona, in realtà per raggiungere il fronte aragonese come volontario. Partito da Parigi il 27 di quel mese, alla frontiera spagnola di Port Bou viene fermato e condotto al posto di polizia alla presenza del commissario politico, l’anarchico Ernesto Bonomini. Da qui viene fatto accompagnare a Barcellona, dove viene subito militarizzato tramite il Comitato regionale italiano anarchico diretto da Giuseppe Bifolchi, e dove lavora per circa un mese in un’officina di riparazione di automobili per conto della CNT, alloggiando presso una caserma comandata da Giusti, ex capostazione di Bologna. Preoccupato dalla tensione politica e militare di Barcellona, in particolare tra il gruppo anarchico di Bifolchi e quello di GL di Rosselli, si allontana da Barcellona tra fine dicembre 1936 e inizio gennaio 1937 e, transitando da Perpignano, rientra in Svizzera, a Giubiasco e poi, in luglio, con la famiglia, si stabilisce a Bergamo dove trova lavoro come aggiustatore meccanico. Nell’aprile 1940 risiede ancora a Bergamo e, dopo una diffida del luglio 1938, non ha più dato luogo a rilievi, anche se viene costantemente sorvegliato. Muore a Bergamo il 6 marzo 1977.

Annotazioni: Scheda biografica basata su informazioni raccolte da G. Mangini per il Dizionario Biografico on line degli Anarchici Italiani URL https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/13357-fatutti-italo-battista?i=17 consultata il 5 maggio 2022.