Rossi Angiolo di Cesare e Cencini Giuseppa, nato il 30 settembre 1915 a Grosseto. Fornaio, bracciante, operaio, comunista. Rimasto orfano, viene adottato dal badilante Giovanni Lepri, fa il fornaio e il bracciante e lo chiamano “Trueba” per la piccola statura. Si avvicina al Partito Comunista d’Italia tramite l’antifascista grossetano Aristeo Banchi e aderisce al Partito nel 1934. Nel ’36 frequenta, insieme a Vittorio Alunno, un negozio di parrucchiere, in via San Martino, 1, dove lavora un loro amico, Rino Capperucci e partecipa alle riunioni degli antifascisti nelle capanne dei Viali Pisani per organizzare le partenze clandestine in Spagna. Sembra che per questo scopo entri in contatto nel settembre 1936 col Centro estero del Partito Comunista d’Italia a Parigi. Nella primavera del 1937 lavora a San Lorenzo (Grosseto) nella Tenuta dei Porciatti, stabilendo rapporti con altri antifascisti (Vittorio Alunno, Luigi Amadei, Pietro Aureli e Italo Giagnoni). Insieme, in cinque, mettono a punto i preparativi per l’espatrio verso la fine dell’agosto 1937. Acquistata una piccola imbarcazione a remi con le sottoscrizioni degli antifascisti maremmani, partono dalla spiaggia delle Marze di Castiglione della Pescaia (Grosseto), in direzione della Corsica. Dopo aver evitato una vedetta francese che minaccia di speronarli, arrivano nel porto di Macinaggio, in Corsica, dove vengono arrestati e trasferiti a Bastia. Si rifiutano di arruolarsi nella Legione straniera, anche se gli viene promessa la nazionalità francese dopo 5 anni e poi vengono rilasciati ottenendo un permesso di soggiorno. Firmano un contratto di lavoro come tagliaboschi vicino ad Ajaccio. Nei giorni seguenti Rossi e i suoi compagni vengono avvicinati da un comunista corso, che, nel ’20, ha partecipato alla rivolta del Mar Nero, della flotta francese che portava armi contro i bolscevichi. Questi li mette in contatto con altri compagni del posto e in seguito, riprendono rapporto con il Centro estero di Parigi dove Rossi si reca. Da lì parte e a piedi, calzando delle scarpe di corsa, attraversa i Pirenei con una guida spagnola, insieme ad alcuni volontari australiani, inglesi, francesi, italiani e tedeschi, e giunge a Figueras. “Qui fu fatta un’altra selezione e io con altri andai in un paesino per l’addestramento. Dopo un po’ di tempo vidi arrivare anche gli altri tre [Amadei, Aureli e Alunno], che avevo lasciato in Corsica”. A Giagnoni è stato invece negato l’arruolamento a causa dell’età e delle cattive condizioni della sua vista (è quasi cieco da un occhio). A settembre è già arruolato nella brigata Garibaldi, 3. Compagnia del 4. Battaglione, con la quale combatte nella battaglia di Campillo in Estremadura nel febbraio 1938, a Caspe e sull'Ebro. è ferito seriamente all’avambraccio sinistro sulla Sierra Caballs. Nel 1938, risulta iscritto al PCE. In ottobre a seguito della decisione del settembre 1938 del governo repubblicano di ritirare dal fronte i volontari internazionali, viene smobilitato e portato nel campo di Torellò, dove rimane fino al gennaio del 1939. Al crollo del fronte catalano è tra coloro che riprendono le armi nella ricostituita XV Brigata Internazionale nel tentativo di rallentare l’avanzata dei franchisti e consentire a centinaia di migliaia di civili di trovare scampo in Francia. Uscito dalla Spagna il 9 febbraio 1939, è internato nei campi di Saint Cyprien e poi di Argelès. Questa la sua testimonianza: “…All’inizio era una situazione estremamente difficile e pericolosa per la salute pubblica di tutti. Era solamente spiaggia nuda e mare, senza nemmeno una baracca, senza nulla. Con noi vennero fuori anche diverse centinaia di donne e poi vennero fuori anche decine di migliaia di spagnoli. Noi delle Brigate internazionali ci organizzammo immediatamente: arrivammo di notte a piedi dopo aver fatto alcune decine di chilometri e ci misero uno ad uno dietro i reticolati. Il giorno dopo c’era la cucina, poi portarono camion di tavole e cominciammo a costruire le baracche, immediatamente costituimmo le squadre di vigilanza per l’igiene… Una volta organizzati per lo meno si mangiava, ognuno aveva il suo capo baracca. Eravamo una quarantina di persone per baracca. Avevamo soltanto le coperte, con delle tavole si costruivano dei lettini…”. All’inizio del 1940 è trasferito a Gurs dove attira l’attenzione del Comintern che di lui redige un più che positivo rapporto di combattente di Spagna e “compagno” del Partito comunista italiano. In seguito è incorporato nelle Compagnie di Lavoro per Stranieri e trasferito a nord per fortificare la frontiera franco-belga. Dopo l’occupazione nazista della Francia e una breve permanenza alla Santè, viene tradotto di nuovo ad Argelès dal 21 maggio 1940 (inizialmente in un sottocampo, poi nel campo generale dal 4 luglio 1940) e a Mont Louis dal 26 marzo 1941. In seguito, il 29 aprile 1941 è tradotto nel campo di sorveglianza speciale del Vernet (settore C, reduci di Spagna, baracca 36, poi settore B, anarchici ed estremisti, baracca 7, n. di matricola 7791). Di nuovo la sua testimonianza:” “…mancava il nutrimento, tant’è vero che ci morì un giovane dell’Emilia, molti si ammalarono, ci fu lo scorbuto, alla gente gli cascava[no] i denti, ricordo che presero i provvedimenti attraverso il concentrato di limone in pillole, c’era molta severità, disciplina, insomma erano molto peggiorate le cose sotto tutti i punti di vista…”. E’ tra gli internati che chiedono alla Commissione Italiana di Armistizio con la Francia di tornare in patria e viene accompagnato alla frontiera di Mentone il 19 settembre 1941. Tradotto in Italia, il 9 ottobre 1941, è interrogato a Grosseto, deferito alla Commissione provinciale e il 27 è assegnato al confino a Ventotene come combattente antifranchista. Sofferente di una grave infiammazione agli occhi, dal febbraio 1942 chiede inutilmente di essere ricoverato in ospedale. Il ricovero gli sarà concesso solo a gennaio 1943. è trasferito nell’ospedale di Sezze Romano in seguito a un aggravamento. Liberato il 23 agosto 1943, torna a Grosseto e nel settembre entra nel Comitato militare nominato dal CLN provinciale. Partecipa alla lotta di Liberazione nel grossetano nelle zone di Manciano, Montemerano, Monteauto, come commissario politico di una formazione partigiana. Dopo la fine della guerra è segretario della Federazione giovanile comunista provinciale e responsabile dell’organizzazione della Federterra, con cui organizza le lotte contadine degli anni Cinquanta per l’occupazione delle terre del Padule. Partecipa anche alle proteste contro la Montecatini. Piè volte denunciato e arrestato, negli anni successivi continua l’attività politica come vicepresidente della Lega provinciale delle Cooperative e Consigliere e Assessore alla Sanità nell’amministrazione provinciale di Grosseto. è anche membro della Commissione federale di controllo negli anni Sessanta ed è da sempre impegnato nel Comitato provinciale dell’ANPI. Muore a Grosseto il 22 marzo 1987.

Difesa di Barcellona (dal gennaio 1939)
Battaglia dell'Ebro
Annotazioni: Una sua biografia è presente nel documento RGASPI. F. 545. op. 6. D. 488. Sui documenti conservati nei fondi archivistici dell\\\'INSMLI - Archivio AICVAS b.6; fasc.42, cos� come anche in documentazione giudiziaria coeva relativa ai procedimenti penali contro di lui � pi� spesso indicato con il nome di Rossi Angelo, eccezion fatta per la scheda a suo carico in ACS - CPC, dove invece � segnalato come Rossi Angiolo. Con tale denomizione, inoltre, risultano copiosi fascicoli e indici negli inventari consultabili online dell\\\'ACS, di cui non si pu� verificare per tutti l\\\'appartenenza al profilo interessato. In alcune fonti si trova anche come anno di nascita il 1913.

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: In ottobre riceve, con gli altri, l’ordine di lasciare il fronte ed è portato nel campo di smobilitazione di Torellò dove rimane fino al gennaio del 1939, quando ritorna al fronte nell’estremo tentativo di difesa di Barcellona. Uscito il 9 febbraio 1939, entra in Francia dov'è arrestato e inviato al campo di internamento di Saint-Cyprien.

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Relativamente alla sua partecipazione alla Resistenza non ci sono fonti troppo concordi: in alcuni casi si dice solo che è partigiano in una delle formazioni del grossetano, in altreo lo si indica come vice-comandante della 26. Brigata Garibaldi. Inoltre risultano diversi profili rispondenti al nome di Angelo - Angiolo - Angiolino Rossi nei database relativi al tema, ma nessuno apparentemente ascrivibile al profilo interessato.

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Da alcune fonti bibliografiche, risulta essere stato più volte arrestato nel periodo delle lotte per la terra nel territorio di Grosseto e del Padule intorno agli anni Cinquanta.

Revisore: Erica Grossi