Rosselli Carlo Alberto di Giuseppe e Pincherle Amelia, nato il 16 novembre 1899 a Roma. Scrittore e giornalista, Fondatore di Giustizia e Libertà. Il padre Giuseppe (1867-1911) è compositore e musicologo, la madre Amalia (1870-1954) una affermata scrittrice di teatro: esponenti della famiglia Rosselli, come altri della famiglia Pincherle, presero parte al movimento risorgimentale. Nel 1903, dopo la separazione dal marito, Amelia si trasferisce con i bambini da Roma a Firenze. Il figlio maggiore Aldo cade in guerra nel marzo 1916 sui monti della Carnia. Nella prima metà del 1917 Carlo ed il fratello Nello danno vita alla rivista “Noi giovani”: poco dopo, nel giugno 1917, Carlo è chiamato alle armi: frequenta a Caserta il corso per allievi ufficiali e nel 1918 è inviato al fronte con il grado di sottotenente, rimanendo leggermente ferito. Congedato nel febbraio 1920, riprende gli studi: nel luglio 1921 è laureato in scienze politiche presso l'Istituto di scienze sociali Cesare Alfieri di Firenze con una tesi sul sindacalismo. Carlo e suo fratello Nello nei primi anni Venti entrano in contatto per motivi di studio con Gaetano Salvemini. I due fratelli collaborano a Firenze alla rivista “Vita” e dal 1923 animano le attività del Circolo di cultura promosso da Salvemini, Piero Calamandrei, Ernesto Rossi, Ludovico Limentani, Piero Jahier, Alfredo Nicoli: la sede del Circolo sarà devastata dai fascisti nel 1924. Nel gennaio 1921 Carlo sostiene le posizioni di Filippo Turati in relazione al congresso socialista di Livorno. A fine 1922 si sposta a Torino, dove avvia contatti con esponenti dell'antifascismo (Luigi Einaudi, Achille Loria, Piero Gobetti) e collabora al giornale “Rivoluzione liberale”. A metà del 1923 Carlo Rosselli consegue la laurea in giurisprudenza a Siena con la tesi dal titolo “Prime linee di una teoria economica dei sindacati”. In seguito effettua vari viaggi, uno dei quali in Gran Bretagna dove prende contatti con gli ambienti fabiani. Nel 1924, dopo l'omicidio Matteotti, aderisce al Partito socialista unitario. Attilio Cabiati, docente alla Bocconi, offre a Carlo nel 1924 il posto di assistente presso l'Istituto di economia politica. Durante l'anno accademico 1924-1925 ottiene la cattedra di istituzioni di economia politica presso l'Istituto superiore di scienze politiche e commerciali di Genova. Contrario alla politica aventiniana in cui ravvisa il fallimento dei partiti democratici, tra il gennaio e l'ottobre 1925 Carlo fonda a Firenze con il fratello Nello e con Salvemini il foglio clandestino “Non mollare”, di cui escono 22 numeri e di cui è finanziatore, redattore e diffusore. Nel luglio 1925 subisce la devastazione della casa da parte dei fascisti. Tra il 27 marzo ed il 30 ottobre 1926 Rosselli pubblica a Milano con Pietro Nenni la rivista “Il quarto stato”. Le sue prese di posizione determinano l'interruzione dell'attività accademica: l'incarico a Genova gli è confermato ma a fine aprile 1926 Carlo - ispiratore dei giovani antifascisti della rivista “Pietre” - è aggredito dai fascisti. Nel luglio 1926 lascia l'insegnamento e il 24 dello stesso mese sposa Marion Cave, inglese cui è legato da molti anni: la loro unione porta tre figli (John, Amelia, Andrea). Carlo è a Milano, membro del gruppo dirigente del Partito socialista dei lavoratori italiani (Psli). I dirigenti socialisti si convincono della necessità di costituire un'organizzazione per l'espatrio: Carlo Rosselli, Ferruccio Parri e Riccardo Bauer organizzano la fuga di decine di socialisti, tra cui Claudio Treves, Filippo Turati e Giuseppe Saragat. Nel dicembre 1926, di ritorno dalla Corsica dopo aver tratto in salvo in motoscafo Filippo Turati e Sandro Pertini, Carlo Rosselli e Ferruccio Parri sono arrestati a Marina di Carrara e poi detenuti a Como, dove rimarranno fino a maggio 1937. Condannato a 10 mesi di prigione nel processo di Savona, a termine pena la Commissione provinciale di Milano condanna Carlo Rosselli a cinque anni di confino, trascorso prima a Ustica, poi a Savona per il processo e infine a Lipari. Durante questo periodo di internamento scrive “Socialismo liberale”. Il 27 luglio 1929 Rosselli evade dall'isola con Emilio Lussu e Francesco Saverio Nitti, grazie ad un piano elaborato a Parigi da Alberto Tarchiani: un motoscafo guidato da Italo Oxilia porta i fuggiaschi in Tunisia per poi raggiungere la Francia. Nel 1929 a Parigi Carlo è con Nitti, Lussu, Salvemini, Tarchiani tra i fondatori del movimento rivoluzionario antifascista Giustizia e libertà (GL), organizzazione indipendente dalla Concentrazione antifascista, ma con cui Rosselli collabora. L'azione di GL è contraddistinta da un'intensa attività pubblicistica (tra cui “I quaderni di Giustizia e libertà ” (1930-32) e da azioni dimostrative, prima tra tutte il volo su Milano di Giovanni Bassanesi e Gioacchino Dolci (11 luglio 1930). Carlo è coinvolto in montature organizzate dal regime fascista per screditare l'ambiente del fuoriuscitismo antifascista. Nel 1934 la Concentrazione antifascista si scioglie per un dissidio interno alle varie componenti causato dall'orientamento del Partito socialista di avviare un'alleanza con i comunisti. Carlo si impegna contro la guerra d'Etiopia, uno dei temi centrali dei suoi scritti, proponendo la mobilitazione unitaria di tutte le forze antifasciste in Italia, al fine di creare difficoltà al regime. Tanta da indulto a desistere dall’aggressione. Dopo l’insurrezione militare in Spagna contro la repubblica, Rosselli decide di prendere parte in prima persona alla difesa della Repubblica spagnola - esperienza cui guarda con interesse sin dal 1931. Giunto in Spagna nell'agosto 1936 è con Camillo Berneri e Mario Angeloni tra i fondatori della Sezione italiana aggregata alla Colonna “Ascaso” CNT/FAI, operazione cui non partecipano socialisti e comunisti: queste componenti rifiutano infatti la proposta di creare una formazione militare unitaria, composta da antifascisti italiani a difesa del governo repubblicano. La Sezione, formata inizialmente da 130 volontari, nel corso degli otto mesi di attività vedrà complessivamente passare tra le sue fila 650 combattenti italiani (la Sezione è sciolta nell'aprile 1937). La Sezione combatte in Aragona scontrandosi per la prima volta contro i franchisti il 28 agosto 1936 a Monte Pelato, dove Rosselli rimane leggermente ferito e muore Mario Angeloni. Da allora alterna la sua presenza tra Spagna e Francia dove organizza gli aiuti e svolge attività di propaganda a favore della Repubblica. Il 13 novembre 1936 Rosselli tiene nell’ambito delle sue periodiche trasmissioni a Radio Barcellona il discorso manifesto del suo impegno antifascista transnazionale: “Oggi in Spagna, domani in Italia”. Dissidi tra la componente giellista e quella anarchica relativi alla militarizzazione delle milizie imposta dal governo repubblicano e all'atteggiamento verso le Brigate Internazionali, cui confluiscono i comunisti e i socialisti italiani, portano Rosselli a redigere - con una lettera del 6 dicembre 1936 - le dimissioni da comandante della Sezione italiana e la fuoriuscita della componente giellista. Nello stesso dicembre Rosselli sviluppa l'ipotesi di costituire il Battaglione Matteotti, aperto a tutte le componenti dell'antifascismo italiano. Il piccolo contingente del Battaglione, aggregato alla Colonna “Durruti”, è inviato il 22 febbraio sul fronte aragonese, ove resta pochi mesi: in aprile quasi tutti i suoi membri sono passati alle Brigate Internazionali. Rientrato per un periodo di cure per una flebite in Francia nel maggio 1937, il 9 giugno è assassinato con il fratello Nello a Bagnoles-de-l'Orne da esponenti della Cagoule - formazione eversiva della destra francese - su mandato di esponenti del fascismo italiano. I funerali, svolti a Parigi il 19 giugno 1937, danno luogo ad una grande manifestazione antifascista. Sul delitto circolano in seguito numerose voci e depistaggi. Gli imputati italiani del delitto saranno assolti nel dopoguerra dopo numerosi processi.