Farina Libero Giovanni Giuseppe di Giovanni e Giovanna Porta, nato a Silvano d’Orba (Alessandria) il 31 luglio del 1907, socialista e poi comunista. Di professione cameriere. Secondo fonti poliziesche e della Regia prefettura alessandrina, professava idee sovversive fin dalla giovane età. Precocemente orfano di padre, a sedici anni, nel marzo del 1923 si arruola volontario nel corpo dei Reali Equipaggi della Regia Marina da guerra. Poco più di due anni dopo, il 10 aprile del 1925, ne viene espulso per avere manifestato idee contrarie alla istituzione ed alla sua disciplina. Poco tempo dopo viene fermato nel corso di un controllo di polizia e trovato in possesso non auto-rizzato di una rivoltella. Arrestato, é processato e condannato alla pena di 4 mesi di reclusione (oltre che ad una pena pecuniaria). L’anno successivo, nell’aprile del 1926, riesce ad espatriare clandestinamente in Francia e si stabilisce a Marsiglia (Bouches-du Rhône) presso lo zio paterno Angelo Farina, suo tutore legale. In seguito decide di trasferirsi per lavoro a La Seyne-sur-Mer (Var), a non molta distanza da Tolone. Vicino al Partito socialista, è politicamente attivo nelle file della emigrazione italiana. Alcuni anni dopo, nel settembre del 1936, parte volontario per la Spagna repubblicana. Alla fine di ottobre é in addestramento nei dintorni di Albacete (Murcia), sede dei Comandi e principale base logistica delle Brigate Internazionali. Fa parte della 4. Compagnia Francesco De Rosa del Battaglione Garibaldi comandata da Guido Picelli. Il primo combattimento è del 13 novembre: i garibaldini salgono all’ attacco del Cerro de los Angeles (Cerro Rojo), sulla cui sommità esiste un monastero, potentemente fortificato, tenuto dai fascisti. Poi combatte a Palacete, sempre sul fronte di Madrid, e a Casa de Campo, dove un proiettile d’artiglieria lo ferisce gravemente in novembre. Curato all’Hospital de la Sangre di Alzira (Levante), il 20 dicembre del 1936 deve ritornare in Francia con un convoglio sanitario della Croce Rossa Internazionale. A guarigione avvenuta decide di non ritornare in Spagna, ma di riprendere l’attività antifascista che continua fino alla metà del 1940. Arrestato a Lione (Rhône), dove si era nel frattempo trasferito (si era anche avvicinato alle posizioni comuniste), viene internato nel campo di S.Cebrià de Rosselló/St.Cyprièn (Pirenei Orientali).La difficile condizione di straniero, internato e indesiderabile, mette a dura prova la tempra di Farina, che palesa un grave cedimento e di fatto rinnega il proprio passato e le scelte compiute. Lo fa con uno scritto ben poco edificante, un taglio tra la relazione ed il racconto, inviato alle autorità fasciste italiane e che finisce inneggiando al Regio Esercito e a Sua Maestà il Re, al Duce ed alla Nazione. Una scelta non accettabile anche se dovuta alle condizioni dure e difficili dell’internamento. Ritornato in libertà, non viene rimpatriato (come accade invece a tanti altri veterani di Spagna), ma riesce a rimanere in Francia dove nel dopoguerra, come se nulla fosse accaduto, riprende la attività antifascista. Iscritto alla FEGS e successivamente all’AICVAS. Vive a Marsiglia, dove coltiva le già manifestate velleità letterarie in precedenza interrotte: lascia un romanzo, “Rosa Rossa” e svariate poesie. Muore ad Aubagne (Bouches-du-Rhône) il 29 novembre1991.

Annotazioni: Biografia di Gianpaolo Giordana aggiornata al aprile 2017, realizzata sulle seguenti fonti consultate: Archivio INSMLI – Milano (Fondo Archivio Aicvas) , Archivio INSMLI – Milano (Fondo Aicvas, busta 27, fascicolo 118), Archivio Centrale dello Stato – Roma (Casellario Politico Centrale, busta 1961, fascicolo 30555, Archivio Comune di Silvano d’Orba (Alessandria), Archives BDIC – Nanterre (MFM 880/.., Brigades Internationales)